Revisori dei conti, la politica vuole tornare a nominarli

Revisori dei conti, la politica vuole tornare a nominarli. Ancrel non ci sta: “Difendere l’indipendenza”

Revisori dei conti, la politica vuole tornare a nominarli. Ancrel non ci sta: “Difendere l’indipendenza”

Simone Olivelli  |
mercoledì 13 Settembre 2023

In Sicilia si sta lavorando a una norma quando nei Comuni era l'organo politico a scegliere chi deve controllare i conti pubblici.

Un passo in avanti verso il passato. Al di là di ciò che si pensi dei revisori dei conti, del loro ruolo all’interno degli enti locali e di come negli stessi dovrebbero finirci, il punto da cui muove l’ultima polemica politica alla Regione è indiscutibile: in Sicilia si sta lavorando a una norma per riportare l’orologio a prima del 2016, quando nei Comuni era l’organo politico a scegliere chi dovesse controllare i conti pubblici.

Da allora e fino a oggi, il sistema di selezione è stato affidato al caso. I revisori, infatti, in virtù di una legge voluta dal Movimento 5 stelle, vengono sorteggiati. Le cose, però, potrebbero cambiare: all’Assemblea regionale siciliana è in discussione un disegno di legge ideato dalla maggioranza, con primo firmatario il democristiano Ignazio Abbate, per reintrodurre la designazione da parte dei consigli comunali del presidente del collegio dei revisori, lasciando al caso l’individuazione degli altri due componenti.

La proposta, che prevede anche un tetto massimo di tre incarichi in più enti locali per il singolo revisore, ha superato il vaglio della commissione Affari istituzionali, compiendo un importante passo verso l’approdo a sala d’Ercole. Se diventasse legge, allineerebbe la Sicilia al resto d’Italia, dove dal 2020 i Comuni sono tornati ad avere la possibilità di scegliere se nominare o sorteggiare i revisori. Un ritardo che farebbe il paio con quello che si ebbe per l’introduzione del sorteggio: mentre il resto delle regioni lo adottarono nel 2011, nell’isola si dovette attendere un lustro.

M5s all’attacco: “Vogliono spartirsi anche queste nomine”

A mettere in guardia, già alla vigilia della discussione in commissione, dai rischi insiti nel ddl era stato il Movimento 5 stelle. Ieri, però, i deputati cinquestelle poco hanno potuto a fronte di una maggioranza di centrodestra che ha votato compatta – e ultimamente non è un dato scontato – a favore della modifica normativa. “Non si sta facendo altro che creare le condizioni per sottomettere al controllo della politica l’attività dei revisori – dichiara al QdS la deputata Martina Ardizzone – Sette anni fa è stato il Movimento a spingere affinché si affermasse il principio di indipendenza di chi doveva svolgere un compito così delicato e invece adesso si vuole tornare indietro. Il tutto nonostante il parere contrario delle associazioni di categoria”. Insieme ai colleghi di commissione Nuccio Di Paola e Angelo Cambiano, Ardizzone già ieri ha promesso ferma opposizione in aula. “La nostra battaglia politica prosegue adesso in Aula dove contiamo di avere i numeri per contrastare questa scellerata commistione tra controllore e controllato”, hanno dichiarato i tre in una nota.

Castiglione (Autonomisti): “Faremo spendere meno soldi ai cittadini”

Di avviso tutt’altro che diverso è invece Giuseppe Castiglione, esponente del gruppo Popolari e Autonomisti e vicepresidente della commissione Affari costituzionali. “Parlare di controllo della politica sui revisori non ha senso – dichiara al QdS il deputato etneo – perché parliamo di figure che hanno compiti tecnici e di certo non politici”. Con un passato da presidente del Consiglio comunale di Catania, Castiglione descrive quelli che, a suo dire, sono gli aspetti positivi della modifica alla norma: “Con il sistema del sorteggio è capitato da più parti che a diventare revisori fossero professionisti che vivevano dall’altra parte dell’isola e questo – va avanti il deputato lombardiano – può comportare da una parte il rallentamento delle attività dei consigli comunali e dall’altro un maggior esborso da parte degli enti per il pagamento di rimborsi spese e trasferte”.

Il no dell’associazione di categoria

A essere interpellata sul tema dalla commissione Affari istituzionali è stata, nei mesi scorsi, anche Tiziana Vinci, la coordinatrice le la Sicilia di Ancrel, l’associazione nazionale certificatori e revisori degli enti locali. Parlando ai deputati, Vinci ha difeso la necessità di mantenere liberi da lacci di qualsiasi tipo l’operato di chi è chiamato a fare gli interessi della collettività monitorando l’andamento dei conti. “Chi, all’interno di un ente pubblico, svolge un ruolo di controllo deve godere di un’indipendenza soggettiva che può essere garantita soltanto dall’estrazione a sorteggio – dichiara al QdS – Qualsiasi altra motivazione a sostegno dell’opportunità di tornare alle nomine, comprese quelle che fanno riferimento a presunti risparmi di spesa, dovrebbe essere ritenuta una questione di poco conto”.

Per Vinci l’attuale norma “è tra le migliori e anzi si sarebbe potuto migliorarla ulteriormente ponendo un accento ancora più forte sulla formazione. Come Ancrel – continua – abbiamo ribadito quanto sia fondamentale mantenere il meccanismo del sorteggio e al contempo puntare su una maggiore qualificazione dei revisori chiamati a controllare i conti di enti pubblici”. Conti che spesso non sono per niente in ordine. “In Sicilia abbiamo tanti enti in dissesto, e sa perché lo sono? Perché, in passato, al tempo delle nomine politiche, chi avrebbe dovuto intercettare per tempo i segnali della crisi non lo ha fatto”.

Per l’associazione di categoria in ballo non c’è solo l’indipendenza dei professionisti ma anche il rischio di vedere calare il livello di controllo sulla spesa dei Comuni. “Tornare alle nomine rischia di ripristinare le condizioni per creare un legame tra il revisore nominato e la figura politica che attua la scelta – sottolinea la coordinatrice regionale di Ancrel – E ciò andrebbe evitato perché all’interno degli enti pubblici non solo c’è bisogno di persone integre moralmente, ma anche di contesti che impediscano l’esercizio di forme di influenza. La politica, per sua natura, è alla ricerca del consenso e quest’ultimo spesso può passare anche dal volere soprassedere davanti a criticità di natura economico-finanziaria. Un revisore nominato – conclude Vinci – potrebbe scoprirsi meno capace di resistere a questo tipo di pressioni”.

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