Fame e disperazione uccidono più del virus - QdS

Fame e disperazione uccidono più del virus

Carlo Alberto Tregua

Fame e disperazione uccidono più del virus

mercoledì 08 Aprile 2020

Il Governo deve prendere in serio esame l’apertura parziale, controllata e con tutte le precauzioni del caso, delle attività economiche e produttive, a cominciare dalle fabbriche, per seguire con la filiera agricola con negozi, bar e ristoranti, in modo da rimettere in moto l’economia.
Non si può continuare a tenere nelle abitazioni milioni di persone, perché si stanno maturando condizioni insostenibili, anche di incompatibilità, fra i membri della stessa famiglia, con atti di violenza che emergono sempre più numerosi.
Il Governo è chiamato a decidere un giusto bilanciamento fra il rischio del virus e il rischio dell’insubordinazione della popolazione. Deve anche valutare che nel Sud e nelle Isole vi è una diffusa povertà, che soggiorna nel sottobosco del nero con centinaia di migliaia di immigrati clandestini che devono pur mangiare.
Chi governa il Paese non si rende conto che la pressione nella pentola aumenta di giorno in giorno e l’esplosione è molto più pericolosa dello stesso virus.

Quando si sono verificate epidemie, nei secoli, come sono venute se ne sono andate. Solo dopo anni la scienza ha spiegato questi fenomeni, mentre si è trovata del tutto impreparata ad affrontare il Covid-19.
La stretta della circolazione delle persone era probabilmente indispensabile in Lombardia e nelle quattordici province a corona, ma non in questa misura e per così tanto tempo nel Centro e nel Sud, Isole comprese.
La stretta sta conducendo in macerie tutto il sistema economico estremamente fragile che avrà enormi difficoltà a ripartire quando il Governo lo deciderà, ci auguriamo presto.
Da molte categorie delle imprese e da alcuni sindacati arrivano pressioni perché si rimetta in moto l’economia. Sembra che negli ambienti governativi vi sia la disponibilità ad accoglierle perché a Roma si rendono conto che questa situazione di clausura e di esteso coprifuoco non può continuare dopo oltre un mese e mezzo.
Non si può aspettare che la gente sfondi le ideali mura casalinghe e si riversi nelle strade, anche dando assalto ai mercati alimentari, ma senza soldi, il che creerebbe una fortissima tensione sociale che è indispensabile prevenire.
In Svezia, ad oggi, non sono state prese stringenti misure antivirus e i contagi sono limitati. Lo stesso in Danimarca, Finlandia e Norvegia. Nella stessa Germania il sistema sanitario, ben più efficiente di quello italiano, registra un basso numero di morti colpiti da virus rispetto al nostro.
Nel nostro Paese il sistema sanitario viaggia a due velocità: buono nel Nord, insufficiente nel Centro e nel Sud, dove ben sette regioni hanno dichiarato fallimento sanitario e sono state commissariate per riportare in equilibrio i conti disastrati.
Clientelismo, nepotismo, culto della raccomandazione e del favore, evasione fiscale, corruzione ed altri elementi, hanno portato a questi risultati nonostante il buon livello del corpo sanitario, che fronteggia le malattie come può, pur in presenza di disfunzioni, disservizi e sprechi. Il nostro Ssn si è trovato del tutto impreparato ad affrontare questa epidemia, ma ha reagito con i medici-volontari.

Una mascherina normale viene venduta in farmacia intorno a quattro euro, ma il suo costo industriale è venti centesimi. Ditemi voi se un prodotto debba essere venduto a venti volte il suo valore.
Lo stesso dicasi per i cosiddetti ventilatori, per gli apparecchi elettromedicali e le forniture mediche necessarie acquistate a qualunque prezzo. è facile supporre cosa ci sia dietro tutto ciò in termini di favori e di corruzione. Quando c’è l’emergenza, l’odore di zolfo si fa finta di non sentirlo.
Ma poi vi è un’altra balla da portare all’evidenza dell’opinione pubblica e cioè che nella sanità sono stati effettuati tagli finanziari. Non ci risulta, anzi è vero il contrario. Dal 2014, quando il costo del Ssn era di 112 miliardi, ai nostri giorni siamo arrivati a 115 miliardi, quindi tre miliardi in più. Dove sono i tagli di cui blaterano tanti sapientoni che non si documentano?
Se non si riaprono le attività il 14 aprile, di fatto mafie e usurai si sostituiranno allo Stato. Perciò bisogna prevenire questa infausta possibilità, ritornando gradualmente ma subito alla normalità.

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