Cna e commercianti hanno chiesto un confronto con il sindaco Matteo Ruvolo. Tari e Imu incidono sul futuro delle attività produttive e gli imprenditori hanno chiesto un aiuto al Comune
RIBERA (AG) – Il tema caldo è rappresentato dalla tassa sui rifiuti (Tari), considerata troppo alta dalla Cna locale e dal suo presidente Giuseppe Picarella. Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro proprio tra la Confederazione e il sindaco riberese Matteo Ruvolo, cui hanno preso parte anche i rappresentanti delle attività commerciali.
Per capire cosa sia accaduto durante la riunione, abbiamo contattato telefonicamente il sindaco, che anzitutto ha voluto fare una premessa: “Il Comune di Ribera è proprietario di una società che si occupa di raccolta, smaltimento e conferimento dei rifiuti, nata nel marzo del 2017 e voluta dalla precedente amministrazione. Non appena insediato, nell’ottobre del 2020, ho trovato un milione e 441mila euro di debiti, fatti in soli tre anni e mezzo dalla data di inizio lavori della società di gestione”.
Ruvolo ha poi spiegato come si sarebbe accumulato questo debito: “La governance della società presentava un bilancio di previsione di 2 milioni e 700 mila euro per il 2018, ma a consuntivo il costo del servizio risultava invece di 370 mila euro in più. Stessa cosa per il bilancio di previsione Pef relativo al 2019 di 2 milioni e 900 mila euro, risultato a consuntivo con uno scostamento di 469 mila euro. Per il 2020, infine, un preventivo di 3 milioni e 30 mila euro e un consuntivo con uno sforamento di 568 mila euro. Per cui la Ribera Ambiente, società di gestione del servizio, ha gravato sulle casse del Comune”.
“Trovando questo stato di fatto – ha aggiunto – mi sono subito affidato a dei consulenti i quali mi hanno detto di essere su una bomba a orologeria. Non potevo continuare a fare come la passata Amministrazione, che ha lasciato l’imponibile a tre milioni per evitare l’aumento della Tari ai cittadini, ma non evitando di fatto la creazione di debiti fuori bilancio”.
Da qui gli aumenti della Tari, che però secondo il primo cittadino non interesseranno tutte le categorie. “Non è aumentata per le famiglie – ha spiegato – e per tutti quei codici Ateco penalizzati dalla pandemia, ma non è stato così purtroppo per chi non ha subito chiusure durante il Covid. Se avessi avuto un fondo perequativo di un milione avrei agevolato tutti, ma avendone ricevuto meno della metà delle scelte andavano prese. Mi metto ugualmente nei panni degli esercenti, che si sono visti un aumento superiore al 40%”.
E così siamo arrivati all’incontro citato a inizio articolo. Da cui sono venuti fuori temi importanti. “L’impegno che ho preso – ha affermato Ruvolo – è quello di spalmare in quasi sei rate la Tari ed eventualmente, se dovessero arrivare fondi dal Governo nazionale, aiutare le attività che hanno subito l’aumento. Nel frattempo, come un buon padre di famiglia, dobbiamo intervenire sulla riduzione delle spese: la società costa a regime 4 milioni e 200 mila euro circa l’anno, che ricadono sui contribuenti. A questo si aggiunge il problema dell’evasione che si registra sulla Tari, pagata solo dal 40% dei cittadini. Sottolineo che, oltre al problema dell’evasione, c’è anche quello dell’elusione, perché ci sono molti immobili non censiti all’Anagrafe tributaria del Comune. Dai calcoli effettuati, tra la lotta all’evasione e quella per ampliare la platea, si potrebbe recuperare circa il 16% dei tributi, ovvero 700 mila euro”.
“Mi sono prefisso un arco temporale di sette mesi circa – ha evidenziato il primo cittadino di Ribera – per capire se si può realmente intervenire la tendenza, ma se non dovesse essere così non escludo l’opzione liquidazione della società per trovare soluzioni che costino meno. In primis, il mio compito attuale è quello di rilanciare la società con una governance diversa”.
Altro nodo da sciogliere, per i rappresentanti della Cna di Ribera, è quello riguardante l’Imu. “L’aliquota – ha concluso Ruvolo – è quella massima fissata dalla passata amministrazione già sette anni fa. Anche qui sussiste un problema di evasione, ridotto rispetto alla Tari perché siamo attorno al 60% di cittadini che pagano. Bisogna intervenire per ampliare la platea e contenere l’evasione, per cui parlare di riduzione diventa complicato. Ho trovato un disavanzo di 1 milione e 780 mila euro, fortunatamente siamo riusciti a ridurlo a 700 mila euro ma questo ha reso tutto più difficile”.