Supera abbondantemente i 20 milioni di euro l’appalto che nei prossimi mesi verrà aggiudicato per affidare in provincia di Catania il conferimento dei rifiuti organici negli impianti di recupero. A indire la gara, che interessa quasi una trentina di Comuni, è stata la Srr Area Metropolitana. In ballo c’è la gestione di quasi 80mila tonnellate all’anno di scarti provenienti sia dalle utenze domestiche che dai mercati, una tipologia di rifiuto che negli ultimi tempi è al centro del processo di conversione degli impianti tradizionalmente adibiti alla produzione di compost a quelli in cui si punta a ricavare anche biometano da immettere nella rete gestita da Snam.
I 28 centri della provincia di Catania, tutti parte della Srr Area Metropolitana, sono stati divisi in quattro lotti. Il primo è dedicato al capoluogo etneo, dove, stando ai dati della società di regolamentazione guidata da Francesco Laudani, nel 2023 sono state prodotte oltre 16.346 tonnellate di rifiuti organici domestici e più di mille tonnellate provenienti dai mercati.
A far parte del secondo lotto saranno invece i comuni di Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Castello, Aci Sant’Antonio, Milo, Sant’Alfio, Trecastagni, Valverde, Viagrande e Zafferana Etnea, i cui residenti insieme l’anno scorso hanno prodotto quasi 13,5 mila tonnellate di umido. La divisione territoriale ha previsto l’accorpamento nel terzo lotto dei rifiuti organici – più di 19,5 mila tonnellate l’anno passato – di Gravina di Catania, Nicolosi, Mascalucia, Sant’Agata li Battiati, Tremestieri Etneo, San Giovanni la Punta, Pedara e San Gregorio. Infine il quarto lotto composto da Belpasso, Biancavilla, Camporotondo Etneo, Ragalna, San Pietro Clarenza, Misterbianco, Santa Maria di Licodia, Motta Sant’Anastasia e Paternò, dove i dati della Srr quantificano in circa 19,6 mila tonnellate i rifiuti portati negli impianti di compostaggio nel 2023.
La gara prevede l’affidamento del servizio per due anni, con la possibilità di ottenere il rinnovo per altri dodici mesi. L’appalto sarà assegnato con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa: dal punto di vista economico – il massimo punteggio raggiungibile è di 30 punti – si tratterà di proporre ribassi sulla base d’asta di 130 euro a tonnellate.
Si tratta di un aumento rispetto alle tariffe che fino a qualche tempo fa contraddistinguevano il mercato: a dimostrarlo sono i documenti caricati sul sito della Srr che riportano delle correzioni rispetto a un precedente capitolato d’appalto. “Il prezzo 130 euro a tonnellata – viene specificato nella versione definitiva del documento – è riferito a un peso di frazione estranea non compostabile inferiore al 5 per cento del peso rifiuto. Qualora tale limite fosse oltrepassato, la tariffa unitaria di aggiudicazione, verrà aumentata di un importo pari a due euro a tonnellata per ogni punto percentuale in eccesso rispetto al 5 per cento”.
Significherà, dunque, che i Comuni che conferiranno rifiuti organici contenenti scarti non compostabili, a partire dalle buste di plastica che ancora oggi molti utilizzano per la raccolta, rischieranno di pagare di più.
Per quanto riguarda il punteggio tecnico sono 70 i punti in palio. Tra i criteri che incideranno ci sarà la disponibilità degli impianti a lavorare nei giorni festivi senza costi aggiuntivi, ampliamento dell’orario di apertura rispetto alle canoniche finestre temporali 7-14 e 15-17 ma a incidere sarà soprattutto la vicinanza degli impianti ai centri da cui partiranno i rifiuti. Questa voce, infatti, da sola varrà 40 punti condizionando con molta probabilità la graduatoria finale.
In provincia di Catania sono due i grandi impianti di compostaggio attivi: entrambi privati si trovano uno in contrada Milisinni, nella zona industriale, e l’altra nel territorio di Belpasso. Il primo, di proprietà di Biometan, nelle scorse settimane è rimasto danneggiato da un incendio, mentre il secondo è al centro di una riconversione per la produzione di biometano.
In tema di rifiuti vige il principio di prossimità secondo cui il ciclo di gestione dovrebbe chiudersi nelle vicinanze in cui i rifiuti vengono prodotti. Tuttavia tale criterio, che tiene conto degli impatti ambientali dei trasporti, potrebbe entrare in conflitto con un altro principio, quello della concorrenzialità. Sul punto la scorsa estate si è espresso il Consiglio di Stato stabilendo che mentre un affidamento diretto che tenesse conto soltanto del principio di prossimità sarebbe illegittimo, una selezione pubblica che preveda “la possibilità di incentivare le modalità di recupero e riciclaggio che sono attuative del principio di prossimità” rappresenta un giusto compromesso.
Una volta aggiudicata la gara d’appalto, i singoli Comuni che aderiscono alla Srr saranno chiamati a stipulare dei contratti attuativi con la società proprietaria dell’impianto di trattamento. Quest’ultima, viene specificato, non potrà pretendere nessun pagamento extra “in caso di mancato raggiungimento o superamento delle quantità di rifiuti stimati”.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI