CATANIA – La Città dell’Elefante è sesta nella classifica siciliana per il costo dei rifiuti cittadini, secondo uno studio sui tributi locali della Uil aggiornato a luglio 2019. Il costo annuo non è basso, 403 euro per una famiglia con abitazione di 80 metri quadri e quattro componenti, ma sembra quasi poco rispetto ai 550 euro che si pagano a Trapani. In ogni caso, Catania è tra le città italiane in cui si paga di più e tra i 44 capoluoghi di Provincia in cui c’è stato un aumento, tra i più considerevoli, rispetto al 2018.
Il costo dei rifiuti a Catania registra una crescita di quasi il 18 per cento nel 2019 rispetto allo scorso anno quando si pagavano 341,88 euro annui, come si legge sullo studio Uil effettuato sui dati del ministero dell’Economia. Una decisione che, secondo quanto afferma il primo cittadino Salvo Pogliese, “non è il frutto di una scelta di questa amministrazione, ma solo un atto consequenziale di quelli che sono i dettami di legge che non si poteva eludere sul costo effettivo del servizio”.
“La precedente amministrazione, infatti, non aveva pianificato correttamente il costo del servizio, inserendo nel bilancio previsionale del 2018 un costo di discarica di soli 10 milioni, a fronte dei 18 milioni di euro effettivamente necessari. Peraltro ho assunto l’impegno personale che entro due anni diminuiremo la tariffa, diminuendo i costi di conferimento in discarica e aumentando l’impegno a stanare chi non paga quanto dovrebbe, con una seria lotta all’evasione che sta già dando i primi frutti. Al di là del dato statistico, a Catania stiamo lavorando a tutto spiano per razionalizzare un servizio che comunque costa tanto ma è non ottimale”, ha aggiunto.
In effetti sono in tanti, circa il 50 per cento, i catanesi che non pagano la tassa sui rifiuti. I soldi servono per finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento della spazzatura, quindi chi non paga causa un problema alle casse del Comune.
Qualcuno lo fa perché non può, ma tanti sono quelli che sfuggono al pagamento del tributo forti del fatto che non ci sono mai stati controlli, ma anche perché il servizio in città è molto carente. Pogliese ha proposto più volte al Governo di inserire il pagamento della tassa nella bolletta elettrica, ma nonostante la proposta non sia mai stata accolta, la speranza continua.
“Se è pur vero che il disagio sociale pone molti contribuenti nell’impossibilità di ottemperare agli impegni finanziari, una fascia considerevole di utenza non vuole assolvere al pagamento di tributi. Per contrastare tale fenomeno, – ha detto – siamo stati tra i sindaci dei comuni capoluogo di città metropolitane, insieme a tanti primi cittadini, che hanno lanciato un grido d’allarme al governo nazionale affinché tale fenomeno possa essere contrastato, attraverso forme di riscossione alla fonte: una su tutte l’inserimento della riscossione della Tari nella bolletta elettrica”.
“Ciò – ha concluso il sindaco – è stato fatto presente da questa amministrazione in appositi incontri all’Anci, con appropriate richieste al governo nazionale, essendo ben consci che se da una parte detta misura premetterebbe di abbattere considerevolmente il non riscosso sulla Tari che sfiora i 40 milioni di euro pregiudicando gli equilibri del bilancio, dall’altra essa debba essere accompagnata da sgravi e tutele per le fasce più deboli della popolazione che certamente non possono essere a carico dell’Ente locale”.