Rifiuti, rotto il velo dell’ipocrisia. Così l’Italia può uscire dal tunnel - QdS

Rifiuti, rotto il velo dell’ipocrisia. Così l’Italia può uscire dal tunnel

Chicco Testa

Rifiuti, rotto il velo dell’ipocrisia. Così l’Italia può uscire dal tunnel

giovedì 05 Maggio 2022

Qualcosa si muove in Italia sul tema, tabù da oltre un decennio, degli inceneritori

Qualcosa si muove in Italia sul tema, tabù da oltre un decennio, degli inceneritori. A rompere il velo dell’ipocrisia ci ha pensato nelle settimane scorse il neo sindaco di Roma, Gualtieri. Appena insediato ha fatto quello che ogni sindaco dovrebbe fare: ha visto che la gestione dei rifiuti in città è una emergenza da anni, ha chiesto perché, si è informato sulle soluzioni possibili, non ha creduto a soluzioni farlocche e ha deciso. A Roma serve un inceneritore da 600.000 tonnellate. E ha lanciato il progetto.

Calcolo corretto. Nessuno vuole che il recupero energetico dei rifiuti indebolisca l’avvio al riciclo e la raccolta differenziata, quindi basta limitare la dimensione dell’impianto a quel 35% di rifiuti che non si possono riciclare, o perché scarti del riciclo o perché rifiuti indifferenziati non riciclabili. L’Europa indica il 65% di riciclo come obiettivo e una chiara gerarchia: il restante 35% prima si usa per recupero energetico e poi, se è necessario, va in discarca. Non il contrario.

Roma produce 1,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani l’anno

Roma produce 1,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani l’anno, un terzo corrisponde giusto a 600.000 tonnellate. Una scelta equilibrata, che non mette per niente in discussione la raccolta differenziata (oggi a Roma è al 45% e che dovrà arrivare al 75%) e gli obiettivi di riciclo, come sostiene senza motivo il Sindaco di Pomezia. E che mette fine a due fenomeni insopportabili: l’esportazione dei rifiuti dei romani fuori dal Comune, dalla Regione e dall’Italia, e il conferimento prevalente di questi rifiuti in discarica.

Tutte le capitali europee hanno almeno un inceneritore

Tutte le capitali europee hanno almeno un inceneritore. Impianti modello: emissioni quasi zero, produzione di energia elettrica e calore, elevata accettazione sociale. A Parigi un impianto è dentro un quartiere molto popolato, è una specie di giardino che riscalda le case e anche il Louvre. A Copenhagen il nuovo impianto è fatto in modo che ci si può sciare sopra e scendere in skateboard. A Vienna uno degli impianti è di fatto una attrazione turistica.

Il principio di realtà supera quindi finalmente gli approcci ideologici ed identitari che hanno consegnato da anni la capitale d’Italia ad una perenne emergenza rifiuti. Un annuncio importante quello di Gualtieri che ha ora di fronte un percorso come sempre complesso. Incomprensibile la minaccia di “non autorizzare” l’impianto subito urlata dall’assessore alla transizione ecologica della Regione Lazio Daniela Lombardi.

La Regione Lazio dovrebbe andargli incontro non opporsi

Se finalmente un territorio vuole risolvere un problema, superare l’emergenza e mettersi in sicurezza, la Regione dovrebbe andargli incontro non opporsi. Il Piano regionale del Lazio poi dovrà adeguarsi al nuovo Programma nazionale di gestione dei rifiuti, prodotto dal Mite, e che obbliga le regioni a fare bene i calcoli sui rifiuti non riciclabili e definire soluzione vere nel rispetto dell’autosufficienza regionale (basta export) e della gerarchia degli smaltimenti (basta discarica). Gualtieri ha poi a disposizione l’arma dei poteri commissariali e le procedure semplificate ambientali, per garantire tempi ragionevoli alla realizzazione di un’opera strategica per la città.

Sulla stessa linea anche la Regione siciliana

Sulla stessa linea pragmatica già da mesi la Regione Sicilia, anch’essa caratterizzata da una emergenza rifiuti e da un uso abnorme della discarica che durano da decenni. La Giunta regionale ha dato il via alla procedura di individuazione di 2 impianti di recupero energetico. Lo ha annunciato il Presidente della Regione Nello Musumeci: il nucleo di valutazione regionale ha completato il suo lavoro sulle sette proposte arrivate. Ha verbalizzato l’idoneità di due progetti, uno per la Sicilia occidentale e uno per la Sicilia orientale. I due impianti sorgeranno a Gela e a Pantano d’Arci sulla base di due proposte in project financing di due grandi gruppi industriali. Impianti che copriranno per intero il fabbisogno di gestione dei rifiuti non riciclabili dell’isola, azzerando l’uso della discarica ed evitando l’export.

Si tratta di due tecnologie diverse: uno è un termovalorizzatore (come quello che realizzerà Roma e come quelli funzionanti ad Acerra, Torino, Milano, Bologna), l’altro un gassificatore per la produzione di biocarburanti (scelta innovativa su cui si sta orientando anche la Regione Toscana). Due tecnologie efficaci ed ambientalmente sostenibili da non contrapporre, ma da realizzare per dotare il nostro Paese delle infrastrutture indispensabili ad una corretta gestione dei rifiuti, basata sul riciclo, sul recupero energetico, sull’autosufficienza dei territori e sulla riduzione drastica dell’uso delle discariche.

Due notizie importanti che sembrano fare uscire l’Italia dal tunnel in cui si era infilata negli anni scorsi.

Chicco Testa
Presidente Fise Assoambiente

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