Rifiuti, la Regione Siciliana verso l’adozione del Piano - QdS

Rifiuti, la Regione Siciliana verso l’adozione del Piano

redazione

Rifiuti, la Regione Siciliana verso l’adozione del Piano

Simone Olivelli  |
giovedì 15 Agosto 2024

Il 21 agosto dovrebbe arrivare il via libera alla nuova pianificazione del sistema di gestione e trattamento della spazzatura. Occhi puntati sui due termovalorizzatori che il Governo ha annunciato di voler realizzare a Palermo e Catania

PALERMO – Il 21 agosto. Potrebbe essere questa la prima data utile per l’adozione del nuovo piano regionale dei rifiuti in Sicilia. Il riferimento temporale lo si deduce da una nota che il presidente della Regione Renato Schifani ha mandato il 6 agosto ai sindaci dei 391 Comuni dell’isola. Nella missiva si legge che il 24 luglio scorso “il dipartimento regionale Acque e Rifiuti comunica di avere adeguato il piano per tenere conto delle osservazioni contenute nel parere motivato della Cts di cui al decreto assessoriale del 5 giugno 2024 e degli esiti della consultazione pubblica”. In calce al documento viene specificato che “decorsi 15 giorni dalla ricezione della presente si procederà all’adozione del piano stesso”.

Dopo mesi di attesa finalmente il Piano rifiuti della Regione Siciliana

Dopo mesi di attesa, dunque, la nuova pianificazione del sistema di gestione e trattamento dei rifiuti dovrebbe vedere ufficialmente la luce. L’attenzione generale è rivolta al capitolo riguardante i due termovalorizzatori che il governo ha annunciato di voler realizzare a Palermo e a Catania e che, stando ai progetti di Schifani e dell’assessore Roberto Di Mauro, porteranno la Sicilia a fare a meno della necessità di ricorrere all’invio all’estero dei rifiuti.

Il tema è di quelli che dividono: già dall’indomani dell’insediamento di Schifani a palazzo d’Orleans, il dibattito sull’opportunità di ricorrere a una tecnologia che altrove – su tutti il Nord Europa, dove il ciclo di gestione dei rifiuti è storicamente più avanti rispetto all’Italia e in particolare al Meridione – anche sulla scorta delle indicazioni date dall’Unione europea si è deciso di abbandonare. Su questo punto batteranno le associazioni ambientaliste che già da settimane, sotto traccia, stanno iniziando a organizzarsi per impugnare il piano davanti alla giustizia amministrativa.

Nel mirino finiranno, con molta probabilità, anche le dimensioni dei due impianti, ritenute eccessive rispetto al fabbisogno dell’isola specialmente se si prendono in considerazioni gli obiettivi di raccolta differenziata che l’Ue impone di raggiungere nel prossimo futuro. Davanti a queste critiche, in parte confluite nelle osservazioni che le associazioni hanno sottoposto alla Commissione tecnico-specialistica presieduta da Gaetano Armao, il governo Schifani ha risposto affermando la necessità per la regione di tornare a gestire al proprio interno il ciclo dei rifiuti, mettendo al contempo alle spalle l’era pluridecennale delle discariche.

Per riuscire nel proprio interno il governatore conta di utilizzare 800 milioni di euro provenienti da fondi nazionali; il progetto allo stato ha trovato condivisione e sponda favorevole a Roma, ma non è da escludere che chi coloro che si rivolgeranno ai tribunali amministrativi faranno leva anche sulla legittimità dell’uso di queste somme.

Per i termovalorizzatori serviranno diversi anni

Entrata in vigore del piano e relativi ricorsi a parte, ciò che è sicuro è che per far sì che le modifiche previste nel sistema dei rifiuti si tramuteranno in opere concrete serviranno diversi anni. Prima di allora, i siciliani si troveranno a fare i conti con l’esigenza di trovare un posto per portare i propri rifiuti indifferenziati. In tal senso, così come il 2023, anche il 2024 è stato finora all’insegna dei viaggi all’estero. Il dipartimento regionale ha periodicamente dato l’autorizzazione per l’esportazione delle eco-balle in impianti di trattamento in giro per l’Europa, per ultimo in Finlandia, Spagna e Grecia. Mete che si aggiungono all’Olanda e alla Danimarca e agli altri Paesi che hanno dato la propria disponibilità a ricevere la spazzatura siciliana.

Va da sé che non si è trattato di favori e i primi a saperlo sono stati i sindaci, costretti a fare i conti con un aumento delle voci relative al servizio di conferimento dei rifiuti. Un costo che ogni ente locale è tenuto a sostenere finanziandolo interamente tramite la Tari, la tassa sui rifiuti pagata dai cittadini. Le cifre, però, negli ultimi anni hanno subito un’impennata dovuta dalla necessità di affrontare i costi di spedizione all’estero che gli impianti di trattamento meccanico-biologico, come per esempio quello della Sicula Trasporti, ribaltano sui Comuni.

La questione, però, non è soltanto finanziaria ma anche di carattere igienico-sanitario. In queste settimane in cui la Sicilia, nonostante le criticità legate alla siccità, continua a essere meta dei turisti, le cartoline che arrivano da Palermo sono impietose: i cumuli di spazzatura negli angoli delle strade, non solo periferiche, accompagnano le passeggiate e le visite ai siti culturali, svelando una volta di più la debolezza di un sistema che non è mai stato all’altezza delle necessità.

Proprio a Palermo, nei prossimi mesi, è atteso il completamento della settima vasca della discarica pubblica di Bellolampo. Un’opera che consentirà alla città di guadagnare spazio per abbancare la spazzatura e tempo per cercare di evitare nuove future emergenze. A riguardo va ricordato come nell’ultima manovra finanziaria approvata a luglio dall’Assemblea regionale siciliana sia stato inserito un finanziamento straordinario – non il primo comunque nella storia recente della Regione – a favore del Comune di Palermo per l’esigenze collegate al ciclo dei rifiuti.

Si è trattata dell’ennesima toppa a una veste scucita da tutte le parti, che ricorda sempre più uno straccio e che, cattive governance e infiltrazioni malavitose a parte, ha responsabilità anche in un senso civico che in Sicilia fa ancora troppa fatica ad attecchire.

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