“Quello voleva sapere qualcosa di Belpasso”. Dopo Catania, SuperEco avrebbe cercato un aiuto per estendere le proprie attività nella raccolta dei rifiuti anche in centri della provincia. È questo il dato che emerge dagli atti dell’inchiesta della procura di Napoli in cui sono coinvolti gli imprenditori Vittorio e Carlo Ciummo, i titolari della ditta che dal 2022 si occupa del servizio di igiene urbana nel lotto nord del Comune di Catania. Un appalto da oltre settanta milioni che i Ciummo si sarebbero aggiudicati – secondo la tesi della procura guidata da Nicola Gratteri – grazie ai buoni uffici di Nicola Ferraro, imprenditore ritenuto legato al clan camorrista dei Casalesi e amico di Francesco Santapaola, nipote del capomafia Nitto.
Gli affidamenti a SuperEco
La ditta dei Ciummo ha lavorato a Belpasso tra luglio 2023 e maggio 2024. In quel periodo, l’affidamento all’impresa con sede legale in provincia di Frosinone arrivò al termine di una gara ponte – in origine di quattro mesi con possibilità di una proroga di altri quattro, a cui poi sono stati aggiunti ulteriori due mesi per necessità tecniche – in attesa che l’Urega definisse la gara settennale del valore di oltre 21 milioni di euro.
A quest’ultima procedura SuperEco ha partecipato al pari di altre quattro società, senza però riuscire ad aggiudicarsi la commessa andata all’Ati composto da Caruter e Igm Rifiuti Industriali, vincitrici con un ribasso del 2,88 per cento.
Nell’indagine campana, Belpasso entra in gioco in una fase in cui la gara settennale doveva ancora partire. Romano parla di essere stato contattato da un uomo, che gli inquirenti ritengono essere Ciummo, il quale sarebbe stato interessato ad avere informazioni sullo stato dell’arte nel centro alle pendici dell’Etna.
Il braccio destro di Ferraro, dal canto proprio, ragionava di come un conto fosse un affidamento per pochi mesi, un altro riuscire a ottenere la gara settennale.
Romano, che come detto successivamente avvierà una collaborazione con la giustizia, in un’intercettazione ammetteva di non avere risposto alle sollecitazioni: dal dialogo si evince che la scelta sarebbe stata dettata dalla ritrosia con cui gli imprenditori stavano gestendo l’impegno a consegnare mensilmente una somma di denaro da fare arrivare a Ferraro, la mente che sarebbe stata dietro al condizionamento della gara catanese.
Proprio Ferraro, secondo Romano, in una circostanza avrebbe mandato nei cantieri di SuperEco soggetti che, stando all’interpretazione degli inquirenti, sarebbero stati emissari della Camorra.
Parla il sindaco di Belpasso
“Da sindaco posso dire che l’esperienza con SuperEco non si è conclusa bene, in quanto siamo stati costretti a comminare penali, a fronte di servizi che non ritenevamo essere eseguiti come da capitolato”. Risponde così l’attuale primo cittadino di Belpasso, Carlo Caputo, alla richiesta di un commento circa la possibilità che la raccolta dei rifiuti a Belpasso possa essere stata oggetto di attenzioni illecite negli ultimi anni.
“La gara settennale, gestita dall’Urega, si è conclusa come tutti sanno con l’aggiudicazione ad altre ditte, ma posso anche garantire che nei mesi in cui da noi ha operato SuperEco non ci sono mai state vicende che potevano far pensare all’interessamento di terzi”, continua il sindaco. Che in merito alla conoscenza con i Ciummo chiosa: “Ho conosciuto il figlio al momento della firma del contratto, poi non l’ho più incontrato”.
Le ombre sulla politica
Come rivelato lunedì dal Quotidiano di Sicilia, il filone siciliano dell’indagine tocca anche la politica.
Domenico Romano ha fatto il nome di Giuseppe Castiglione, l’ex presidente del Consiglio comunale di Catania e deputato regionale in quota Popolari Autonomisti arrestato a febbraio nell’operazione antimafia Mercurio con l’accusa di voto di scambio con i clan. Castiglione, che già ieri tramite il proprio legale Salvo Pace ha fatto sapere di essere totalmente estraneo alla vicenda, avrebbe ottenuto in cambio dell’impegno a favore di SuperEco nella gara catanese alcune assunzioni.

