Chi per impossibilità di affrontare la spesa, qualcuno per protesta o, più semplicemente, per assoluta mancanza di senso di responsabilità rispetto al proprio ruolo di cittadino e contribuente. Non pagare le tasse è un fenomeno tutt’altro che nuovo, in Sicilia come altrove in Italia. Attorno all’evasione si muove parte dell’economia del Paese, ma anche dei problemi che affliggono la pubblica amministrazione, se si considera che a una riduzione degli introiti corrisponderà inevitabilmente una minore capacità di garantire servizi all’altezza delle aspettative.
Per quanto si tratti di un problema che, in quanto culturale, è lungi dall’avere una soluzione facile – specialmente in una fase storica in cui chi governa non si mostra granché interessato a trovare una –, scrivere di una Tari non pagata non potrebbe mai superare il vaglio della notiziabilità. I casi sono troppi. Il discorso cambia se a vestire i panni dell’evasore è la Regione stessa.
Le bollette negli uffici periferici
Il caso è emerso ieri quando il dirigente dell’Area 1 del dipartimento regionale all’Agricoltura, Giuseppe Madonia, ha firmato un decreto con cui si dispone di saldare le pendenze in corso con due Comuni, Acireale e Palazzolo Acreide, per il mancato pagamento della tassa dei rifiuti relativa agli uffici intercomunali che fanno capo all’assessorato.
In totale si tratta di 13.131 euro. La somma – si legge nel provvedimento – è necessaria per saldare i debiti “comprensivi di tassa evasa, sanzioni, interessi, e diritti di notifica per tari non pagata”.
Guardando al dettaglio delle notifiche partite dai due Comuni si può dire che nel caso di Acireale – dove il dipartimento all’Agricoltura ha i propri uffici, tra cui l’Osservatorio per le malattie delle piante, ai civici 30, 32 e 34 di via Sclafani – la Tari non pagata riguarda l’interno 2021 e ammonta a 12.583 euro, mentre a Palazzo Acreide, dove l’ufficio intercomunale ha sede in via Campailla, le bollette sfuggite di vista sono più remote ma anche di importo minore: si tratta infatti del saldo del 2019 per un totale di 548 euro.
“(Decreta di impegnare la somma di 13.131 euro da far gravare sul capitolo 145703 del bilancio della Regione Siciliana – Rubrica Agricoltura, per l’esercizio finanziario 2025”, viene riportato nel decreto firmato da Madonia.
Il passaggio ricorda come l’onere di ottemperare al pagamento delle bollette relative alla tassa sui rifiuti, per le sedi distaccate che si trovano in giro per la Sicilia, spetti ai singoli dipartimenti.
Tale onere è noto da quasi un decennio alla Regione, come ricostruito nello stesso preambolo del provvedimento: “Il dipartimento regionale della Funzione pubblica ha comunicato, con nota del 7 dicembre 2016, che a seguito del decentramento della competenza relativa al pagamento della tassa smaltimento rifiuti (Tari), la stessa è stata posta a carico di ogni dipartimento regionale per gli uffici della sede centrale e delle sedi periferiche”.
L’aumento delle bollette
Tra i motivi che negli ultimi anni hanno portato l’argomento Tari al centro dell’attenzione c’è stata l’impennata negli importi recapitati a casa degli utenti, uffici pubblici compresi.
All’origine dell’aumento, la crescita dei costi di smaltimento dei rifiuti, legata in particolare modo all’indifferenziata.
Con la progressiva riduzione di spazi nelle discariche siciliane – a partire dalla chiusura di quella di Lentini – le società che gestiscono gli impianti di trattamento meccanico-biologico hanno via via iniziato ad avere difficoltà a trovare posti in cui conferire i rifiuti trattati. Una criticità che è stata parzialmente risolta con l’invio all’estero dei rifiuti, ma ciò, come era facile immaginare, ha comportato voci di spesa aggiuntive, a partire da quella relativa al trasporto.
Un problema per le casse dei Comuni, che per legge sono tenuti a finanziare in autonomia i costi dello smaltimento, e che la Regione ha provato ad affrontare in via straordinaria stanziando alcune decine di milioni di euro. Una toppa destinata a risultare troppo piccola e così sarà ancora per molto. O perlomeno finché la Sicilia non troverà il modo per ridurre in maniera decisamente più efficace la produzione di spazzatura indifferenziata, specialmente nelle grosse città, e si garantirà le condizioni per diventare autosufficiente in fase di smaltimento.

