Dopo quasi tre mesi dall’ultima volta, la Regione Siciliana torna ad autorizzare nuovi invii all’estero di rifiuti. Il provvedimento è stato firmato il 31 maggio e porta la firma di Francesco Arini, il dirigente che è referente del ministero per l’Ambiente per ciò che concerne le spedizioni transfrontaliere. Si tratta della prima procedura che viene esitata dal momento in cui il governo Schifani ha presentato l’aggiornamento al piano regionale dei rifiuti, che prima di diventare esecutivo dovrà superare la valutazione strategica ambientale.
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L’autorizzazione all’esportazione dei rifiuti prevede l’invio dell’indifferenziata in terra ellenica. Non si tratta di una prima assoluta: tra il 2022 e il 2023, già diverse volte il dipartimento regionale ha approvato proposte simili. In questo caso si tratta in totale di 15mila tonnellate complessive. Si tratta di rifiuti in uscita dall’impianto di Termini Imerese di proprietà di Rekogest, società che ha sede legale a Milano. Dal documento prodotto dalla direzione generale per l’economia circolare del ministero, si evince che i rifiuti, sotto forma di ecoballe, saranno imbarcati dal porto calabrese di Gioia Tauro con destinazione Salonicco. Da qui verranno trasferiti nell’impianto della Eco Trans Ltd, a Neochorouda, nella parte nord-orientale del Paese, dove verranno sottoposti a un trattamento intermedio prima di finire con finalità di recupero energetico nello stabilimento della Heracles General Cement Company. Il dossier, che ricostruisce il percorso che faranno i rifiuti, è stato trasmesso a marzo al ministero dell’Ambiente greco che ha dato il proprio assenso. “Le imprese interessate alla spedizione – si legge nel provvedimento della Regione – dovranno adottare i provvedimenti necessari per garantire che tutti i rifiuti che spediscono siano gestiti senza pericolo per la salute umana e secondo metodi ecologicamente corretti per tutta la durata della spedizione e durante il recupero o lo smaltimento. Si dovrà, altresì, durante tutte le fasi del trasporto, far ricorso ad opportuni sistemi di contenimento tali da evitare ogni possibile rischio di sversamenti, spargimenti, contaminazione o contatti con l’ambiente”.
L’ultima autorizzazione prevede che l’esportazione dei rifiuti sia autorizzata per quasi un anno. L’ultimo carico – dovrebbero essere 612 le spedizioni – è previsto che parta il 30 aprile del prossimo anno. Pianificazione che una volta di più racconta come, ancora per molto, la Sicilia, anche considerate le tariffe che vengono proposte nelle altre regioni d’Italia, dovrà fare affidamento ai paesi stranieri per disfarsi dell’immondizia prodotta nell’isola.
La soluzione, per il governo Schifani, sta nella realizzazione dei termovalorizzatori. Ma i due impianti previsti a Catania e Palermo, e per la costruzione dei quali si è intenzionati a spendere 800 milioni di euro di fondi statali, prima di vedere la luce dovranno superare gli iter autorizzativi e poi, a seguire, quelli per l’affidamento dei lavori e della gestione. Un percorso probabilmente non esente da ostacoli – a partire dai probabilissimi ricorsi alla giustizia amministrativa da parte di chi reputa che, al netto dei poter commissariali attribuiti a Schifani, eccepisce la violazione delle indicazioni date dall’Unione europea in fatto di transizione ecologica – ma che di certo richiederà molto tempo.
Cosa accadrà fino ad allora? L’unica soluzione all’orizzonte sembra essere quella di appoggiarsi sugli impianti fuori regione. Con la conseguenza di vedere rimanere alti i costi dello smaltimento. A riguardo, i Comuni, guidati da Anci, hanno rimarcato anche di recente la necessità per il governo Schifani di mantenere la promessa di garantire i fondi per aiutare gli enti locali a pagare l’aumento del costo dei servizi.
Le risorse, date per sicure già all’epoca del governo Musumeci e anche a inizio anno dall’attuale assessore al Bilancio Marco Falcone, ancora non sono ancora state stanziate.
All’origine del ricorso alle spedizioni all’estero c’è la venuta meno via via degli spazi nelle discariche isolane. Nel nuovo piano regionale dei rifiuti è prevista l’ampliamento di alcune esistenti e la realizzazione di altre che dovrebbero accogliere i residui, si ritiene sempre più ridotti a livello quantitativo, degli scarti che in futuro saranno prodotti dai termovalorizzatori nonché la parte di indifferenziata che non potrà essere utilizzata per il recupero energetico. Prima di allora, però, non è da escludere che la Regione possa trovarsi a dover fronteggiare nuove difficoltà. L’ultima inchiesta giudiziaria della procura, sui danni ambientali che nel corso degli anni sarebbero stati causati nelle discariche di proprietà della Oikos a Motta Sant’Anastasia e che coinvolge anche la gestione degli impianti di trattamento meccanico-biologico di Bellolampo (Palermo), potrebbe incidere anche nella pianificazione della gestione di quei rifiuti che finora sono stati smaltiti in Sicilia.