Rifiuti all’estero, far pagare i responsabili - QdS

Rifiuti all’estero, far pagare i responsabili

Carlo Alberto Tregua

Rifiuti all’estero, far pagare i responsabili

venerdì 23 Febbraio 2024

Comuni, centinaia di milioni

Tanto tuonò che piovve. Ci riferiamo alla nota e non risolta questione dei rifiuti prodotti dalla e nella nostra Regione, che sono all’incirca 2,2 milioni di tonnellate l’anno.
In questo dopoguerra i rifiuti sono stati portati nelle discariche poste a Nord, Sud, Est e Ovest dell’Isola, le quali, ovviamente, col tempo si sono riempite fino a debordare.

Gli imprenditori che le hanno gestite hanno continuato a chiedere alla Regione l’autorizzazione per costruire nuove vasche e così è stato, con la conseguenza che oggi vi sono decine e decine di chilometri quadrati saturi di rifiuti, i quali creano soprattutto tre fortissimi danni all’ambiente: il percolato, che penetra nel sottosuolo e si diffonde; l’esalazione dei gas nocivi conseguenti alla putrefazione dei rifiuti stessi, che così inquinano l’atmosfera; la dispersione di microplastiche nel suolo.
Bisogna precisare che gli effetti negativi delle discariche non si limitano alla zona circostante, ma si espandono. Una situazione catastrofica di cui hanno responsabilità primaria le Giunte regionali.

Per la verità, il primo presidente eletto direttamente dal popolo con la nuova legge, Salvatore, detto Totò vasa vasa, Cuffaro, previde la costruzione di due termovalorizzatori, allora di prima generazione e obiettivamente inquinanti, ma lui non li realizzò durante il suo mandato e neppure lo fecero i successivi presidenti, cioè Raffaele Lombardo, Rosario Crocetta e Nello Musumeci. Con la conseguenza che la situazione si è deteriorata continuamente e quindi, alla fine, già l’anno scorso, i nodi sono venuti al pettine.

Quali sono questi nodi? La saturazione di tutte le vasche esistenti in Sicilia, con la conseguenza che i Comuni, non sapendo dove portare i rifiuti, hanno cominciato a imbarcarli per la Danimarca, l’Olanda e per altri Paesi che, diligentemente, li utilizzano come carburante per produrre energia, biogas, materiali per il sottoasfalto delle strade e così via.

Dove sta l’inghippo? Nella differenza di prezzo che i Comuni siciliani pagavano per portarli nelle discariche, intorno ai 120/130 euro a tonnellata; mentre ora, per inviarli via nave, ce ne vogliono 380/390 euro a tonnellata. Questa moltiplicazione del costo ha comportato uno sbilancio nelle casse dei 391 Comuni siciliani e quindi l’Anci, e per essa il suo presidente, Paolo Amenta, ora ha proposto un ricorso all’Autorità per la concorrenza del mercato.

Perché il ricorso all’Antitrust? Perché, ritiene Amenta, che i gestori delle discariche esistenti abbiano costituito una sorta di oligopolio, si sono fatti furbi e quindi per quelle poche tonnellate che ancora ricevono hanno aumentato fortemente i prezzi portandoli vicino ai 300 euro per tonnellata.
L’azione nei confronti dell’Antitrust non ci sembra possa fare scaturire un sollievo per i Comuni, perché anche se essa dimostrasse che vi è una sorta di oligopolio, questo non farebbe abbassare i prezzi per la semplice ragione che l’alternativa esistente consiste, come prospettato poc’anzi, nello spedirli all’estero.

Non vogliamo dare consigli a chicchessia, perché non è il ruolo di questa direzione, ma non possiamo dimenticare il nostro lungo trascorso lavorativo di imprenditore, fondatore di associazione delle piccole e medie industrie, docente di organizzazione e dottore commercialista.

In funzione di queste modeste competenze, ci permettiamo di suggerire al presidente Amenta di fare istanza all’assessore al ramo della Regione affinché riveda le autorizzazioni per l’esercizio delle discariche e ponga un limite di prezzo insito nelle concessioni stesse. Per cui agli esercenti non resterebbe scampo: potrebbero accettare ulteriori conferimenti in discarica dei rifiuti, ma al prezzo stabilito dalla Regione.

Non sappiamo se questo consiglio sarà preso in considerazione, perché in molti si metteranno di traverso, in quanto ciò che scriviamo è in contrasto con i pochi che hanno fatto il bello e cattivo tempo in questi ultimi anni.

La soluzione parziale – oltre alla riduzione della produzione di rifiuti – è quella dei termovalorizzatori, per cui il presidente Schifani è stato nominato commissario. Ci auguriamo che li realizzi rapidamente con bandi pubblici, a cui parteciperebbero decine di imprese per costruirli, a costo zero per la Regione.

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