Rifiuti siciliani “a spasso” per l’Italia. Costi triplicati, tanto paga il cittadino - QdS

Rifiuti siciliani “a spasso” per l’Italia. Costi triplicati, tanto paga il cittadino

Rifiuti siciliani “a spasso” per l’Italia. Costi triplicati, tanto paga il cittadino

Gabriele D'Amico  |
mercoledì 12 Ottobre 2022

Spazzatura esportata in una ventina di impianti dislocati in tutto il Paese. Lo smaltimento costa caro: fino a 365 euro a tonnellata dal primo novembre (il triplo rispetto a un anno fa)

PALERMO – I rifiuti raccolti dalle strade siciliane vengono usati da alcuni cittadini friulani per accendere le lampadine delle loro abitazioni. Sembrerebbe fantascienza, ma nell’Isola dei paradossi anche le fantasie più assurde diventano realtà. Soprattutto quando si parla di smaltimento dei rifiuti. Abbiamo “tracciato” il percorso dei sacchetti di plastica che contengono l’indifferenziato di tante famiglie della Sicilia orientale: dalla strada all’autocompattatore, dall’autocompattatore agli impianti di trattamento, da questi impianti sui Tir diretti verso la Penisola.

TIR A SPASSO CON I RIFIUTI

“Noi produciamo due flussi di rifiuti, uno secco e uno umido, con una quota di 50 e 50”, spiega al QdS Marco Morabito, dirigente della Sicula Trasporti, l’azienda in amministrazione giudiziaria che gestisce lo smaltimento dei rifiuti in Sicilia orientale. “Il 30% della metà umida – continua – lo mandiamo a Gela, anche se non so per quanto. Tutto il resto lo mandiamo in giro per l’Italia”. Attualmente, la Sicula trasporti manda la quasi totalità dei rifiuti di circa 170 comuni siciliani in una ventina di impianti sparsi fra le regioni italiane. Nella maggior parte dei casi l’indifferenziato viene scaricato in strutture che si occupano di trattare i rifiuti per renderli adatti alla termovalorizzazione. “Una parte – dichiara Morabito – li mandiamo in Calabria e in Basilicata. Ne spediamo abbastanza in Lombardia e in Campania e alcuni anche in Trentino e in Friuli”. In pratica, circa il 70% dell’indifferenziato che viene conferito presso l’impianto di trattamento meccanico biologico della Sicula Trasporti attraversa lo Stretto per viaggiare per chilometri sulle autostrade italiane. Considerando che, come spiega Morabito, l’azienda riceve “in media tra le 1.200 e le 1.300 tonnellate al giorno” si tratterebbe di ben 910 tonnellate di indifferenziato a spasso per l’Italia. Ogni giorno.

IL COSTO DELLO SMALTIMENTO: CHI PAGA

Il costo ambientale di questa operazione è talmente terribile quanto facilmente immaginabile. Ma qual è il costo economico? “Sicula Trasporti, tempo fa, ha mandato una nota ai comuni di rinnovo del contratto – spiega al QdS Francesco Laudani, presidente della Srr Catania Area Metropolitana – e dal primo novembre il costo arriverà intorno ai 365 euro a tonnellata”. Un costo che è addirittura il quadruplo di quanto spende (89 euro) un ente pubblico altoatesino per conferire il rifiuto indifferenziato nel termovalorizzatore di Bolzano e che è il triplo rispetto a quanto si pagava nell’Isola un anno fa (107 euro) quando non era ancora esplosa la doppia emergenza della saturazione delle discariche e dal caro-energia.

Una tariffa che non tiene conto del virtuosismo di alcuni comuni. “Non viene fatto un calcolo per singolo comune – continua Laudani -. Paradossalmente chi ha una differenziata al 70% paga quanto chi ha una percentuale bassa”. Questo sistema di smaltimento, frutta alla Sicula tra 438 mila e 474,5 mila euro al giorno. In un solo mese si creerebbe un business tra i 13,1 e i 14,2 milioni. E su questi costi stratosferici adesso si abbatte anche lo spettro del caro-bolletteCONTINUA LA LETTURA. QUESTO CONTENUTO È RISERVATO AGLI ABBONATI

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