È arrivata ieri la notizia della fissazione dell'udienza da parte della prima sezione Consiglio di giustizia amministrativa.
La notizia era nell’aria e il calendario, d’altra parte, lo suggeriva. Per sapere come andrà a finire la partita tra Oikos e i Comuni di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, nonché le associazioni ambientaliste e i comitati che da anni sono in prima linea contro la discarica di Valanghe d’inverno, bisognerà attendere l’anno prossimo. È arrivata ieri la notizia della fissazione da parte della prima sezione Consiglio di giustizia amministrativa dell’udienza in cui verrà discusso il ricorso che la società della famiglia Proto – difesa dai legali Giovanni e Giuseppe Immordino e da Rocco Todero – ha presentato per chiedere la revocazione della sentenza con cui, a giugno del 2023, sembrava essere calato il sipario sull’intera vicenda che ruota attorno alle autorizzazioni rilasciate dalla Regione Siciliana.
La sentenza contesa
Il tema del contendere è materia per tecnici, ma negli anni ha appassionato quanti si sono battuti contro l’abbancamento dei rifiuti a pochi chilometri dai centri abitati. Una battaglia che si è mossa tra carte bollate e sospetti, come nel caso dei rapporti che hanno legato il patron della società Mimmo Proto ai funzionari della Regione che si occuparono a fine anni Duemila dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia). Rapporti che sono stati al centro di un processo per corruzione che aveva portato a condanne in primo e secondo grado, ma che poi in Cassazione si è arenato contro la prescrizione.
Sul fronte amministrativo, nella primavera dello scorso anno era arrivata la sentenza del Cga che confermava la decisione del Tar di annullare la validità dell’Aia che nel 2019 era stata rinnovata a Oikos. Per i giudici, all’origine dei provvedimenti della Regione c’erano state irregolarità che comprendevano anche l’utilizzo di un’area, inquadrata catastalmente come area agricola, che non sarebbe stata presente nel progetto originariamente autorizzato. I terreni, inoltre, all’epoca della prima autorizzazione non sarebbero stati neanche di proprietà di Oikos. Per il Cga, a ciò si sono aggiunte criticità relative al rispetto della distanza della discarica dai centri abitati.
La sentenza del giugno 2023 aveva portato gli attivisti a festeggiare, ma la gioia era durata pochi mesi. A settembre dello stesso anno, infatti, Oikos ha depositato ricorso per chiedere al Cga di tornare sui propri passi: tecnicamente si tratta di un’istanza di revocazione di una sentenza che sarebbe figlia di macroscopici errori o, come specificato negli atti depositati dai legali della società, di un “abbaglio dei sensi”. Un mese dopo, a ottobre 2023, il Tar aveva deciso di accogliere la richiesta di sospensione degli effetti della sentenza contesa, in attesa che il ricorso venisse esaminato.
Quest’ultima decisione è coincisa con la possibilità per Oikos di riaprire i cancelli della discarica e tornare a ricevere rifiuti. Un’opportunità che la società ha colto in cambio di una cauzione da un milione di euro. Un piccolo investimento rispetto al possibile profitto derivante dallo sfruttamento dello spazio ancora libero a Valanghe d’inverno, che un anno fa era stato quantificato in circa 240mila tonnellate.
Un anno di attesa
Cosa sia accaduto negli ultimi tredici mesi per certi aspetti è semplice dirlo: i Comuni di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia – difesi dagli avvocati Nicolò D’Alessandro e Agatino Cariola – e gli attivisti hanno aspettato, con l’impazienza di chi ritiene pericoloso per l’ambiente e la salute il deposito dei rifiuti a Valanghe d’Inverno, che il Consiglio di giustizia amministrativa annunciasse la data in cui riprendere in mano la sentenza del 2023. La Oikos, invece, ha avuto la possibilità di proseguire le proprie attività. Al momento non è chiaro quanto spazio sia stato colmato e, di conseguenza, quanto ancora la discarica, al netto di ciò che verrà deciso dal Cga, potrebbe rimanere aperta.
In realtà, già a maggio scorso, il Consiglio di giustizia amministrativa aveva fissato una data per l’esame del ricorso, ma poi l’udienza non si era tenuta per l’impossibilità di formare il collegio giudicante per l’astensione di uno dei componenti e la temporanea mancanza di alternative tra i giudici di nomina regionale.
Adesso l’appuntamento è per il prossimo 5 febbraio alle ore 10. Quel giorno a Catania si terrà la festa di Sant’Agata, ma la fede popolare non dovrebbe rappresentare un contrattempo.