La riforma delle banche popolari - QdS

La riforma delle banche popolari

La riforma delle banche popolari

mercoledì 09 Marzo 2022

Una delle vicende più tristi, squallide, umilianti e dannose della storia bancaria italiana

L’Assemblea Straordinaria dei soci della Banca Popolare di Sondrio del 29 dicembre 2021, votando, a larga maggioranza, la trasformazione ormai obbligatoria (date le sanzioni minacciate) della Banca Popolare in Società per azioni, ha posto fine ad una delle vicende più tristi, squallide, umilianti e dannose della storia bancaria italiana.

Essa inizia nel 2015, con un atto di governo mascherato da provvedimento legislativo ed etichettato come riforma delle banche popolari, mentre fu solo un atto di violenza burocratica-governativa finalizzato a far scomparire (come tali) le maggiori banche popolari. Descrivo tale pseudo riforma con le parole di uno dei più profondi, rispettati ed equilibrati studiosi del sistema bancario, Marco Onado, che inizia uno dei suoi più importanti articoli in materia (2021) con queste parole:

“Una delle riforme più controverse in campo bancario è quella che nel 2015 ha imposto alle banche popolari con attivo superiore a 8 miliardi di trasformarsi in società per azioni. Non è stata una riforma efficace e tempestiva, come è dimostrato dal fatto che quattro delle dieci banche colpite dal provvedimento sono state o poste in amministrazione straordinaria o addirittura liquidate, come nel caso delle due venete. Ma il punto più delicato della riforma era la soluzione giuridica adottata, quella di intervento sul modello societario, dunque su un aspetto strettamente attinente alla libertà associativa e imprenditoriale, tanto da suscitare autorevoli dubbi sulla sua costituzionalità”.

All’inizio, come scrive Onado, il provvedimento sollevò una vivace controversia ma, ben presto, la discussione si spense, soffocata dalla tradizionale viltà della classe dirigente italiana e dalla potenza della cricca burocratica-bancaria romana. Sicché, in verità, anche per l’assenza di un giornalismo serio se non per poche eccezioni, non c’è mai stato un dibattito vero, così come non ci fu mai una discussione parlamentare. Infatti, il provvedimento assunse la forma di decreto-legge che avrebbe dovuto convertirsi in legge dopo un dibattito parlamentare che non ci fu, perché il decreto fu convertito con un voto di fiducia.

Ora l’atto che chiude l’intera storia è un’assemblea societaria lunare (una non assemblea) nella quale è stato impedito ai soci di partecipare e di dibattere anche in remoto. Una svolta storica imposta dai vertici burocratici bancari italiani ed europei senza partecipazione dei soci che potevano pronunciare solo un sì o un no, in via telematica, ad un incaricato estraneo all’assemblea, al consiglio dei soci ed alla banca senza possibilità di formulare qualsiasi proposta correttiva del tipo di quelle molto ragionevoli, legali e sostenibili suggerite dal Comitato a sostegno dell’Autonomia e Indipendenza della Banca Popolare di Sondrio.

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