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Riforme governo, La Russa: “Inalterati poteri Colle, spero nei due terzi dei voti o…”

Riforme governo, La Russa: “Inalterati poteri Colle, spero nei due terzi dei voti o…”
Il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa, nel corso della seduta per esaminare il disegno di legge sul voto di scambio politico-mafioso, Aula del Senato, Roma, 23 ottobre 2018. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

“Questa è una riforma aperta all’ascolto che ha un solo punto fermo: dare peso al voto popolare”. Lo dice il presidente del Senato La Russa.

“Questa è una riforma aperta all’ascolto che ha un solo punto fermo: dare peso al voto popolare”. Lo dice il presidente del Senato Ignazio La Russa che, in un’intervista al ‘Corriere della sera’, prosegue: “La presidente Meloni sta mantenendo quello che ha promesso e che è nel programma elettorale del centrodestra. Non vuole una riforma che fotografi solo la sua idea. Vuole che intorno a questa riforma ci sia il massimo consenso possibile dentro la maggioranza e possibilmente anche fuori dalla maggioranza. Certo: senza snaturare la bozza approvata dal Cdm”.

Il ruolo del Capo dello Stato

“Sarebbe ridotto? Non è vero. Questa riforma non tocca il ruolo del capo dello Stato e nemmeno quello del Parlamento. Viene toccato il peso dei partiti e vengono toccati certi… luoghi d’incontro fuori dal Palazzo. Perché non mi si dica che gli ultimi premier sono stati scelti in Parlamento”. Del Presidente della Repubblica, ribadisce, “rimangono tutte le prerogative, a partire dal primo controllo costituzionale delle leggi. Anzi, c’è addirittura chi dice che esiste uno squilibrio visto che il Presidente della Repubblica ha di fronte 7 anni e il premier 5, per giunta non garantiti. In generale, è vero che oggi il capo dello Stato ha poteri non solo sanciti dalla Carta ma anche quelli estensivi della cosiddetta ‘Costituzione materiale’. Ma anche questi permangono”.

Il consenso del Parlamento alla riforma

“Passerà con i due terzi? È difficile, ma io ci spero e lavorerò per questo obiettivo. Se le opposizioni vogliono migliorare la legge troveranno ascolto. Se invece preferiscono non cambiare nulla lasciando che siano gli accordi politici — a volte poco trasparenti — a scegliere i premier, non arriveremo ai due terzi. A quel punto, sarà il referendum a decidere su questa riforma attesa da decenni e che dà voce al popolo sottraendola ai partiti”.