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Riforme strutturali, prima la concorrenza

Riforme strutturali, prima la concorrenza
Pil economia

Per fare crescere il Paese

Nonostante i proclami e le manifestazioni ottimistiche di miglioramento della situazione generale sotto il profilo economico e sociale, dobbiamo constatare la realtà, che ci dice cose diverse.
Per esempio, l’incremento del Pil dell’Italia dello 0,7 per cento è solo nominale; quello effettivo è invece un decremento dell’1,3 per cento perché l’inflazione attesa per quest’anno è al 2 per cento. Per cui, la crescita effettiva è la differenza fra inflazione e Pil, quindi, appunto, l’1,3 per cento in meno.

Perché il Pil non cresce? Per una ragione semplicissima: l’economia italiana è incatenata da gruppi di potere, da lobbies, da potentati e da altri che assorbono energie e risorse distraendole dal loro naturale indirizzo: l’interesse generale, ovvero l’interesse di tutti i cittadini.
Le istituzioni, prima di tutte Governo e Parlamento, dovrebbero proporre e approvare leggi di interesse generale, contro, appunto, tutte quelle parti egoiste prima elencate.

La riforma più importante è quella della concorrenza, per cui tutti i settori economici del Paese, a livello nazionale, regionale e locale, dovrebbero fruire della concorrenza estesa e senza limiti. Così non è, per esempio, per le autostrade, per i lidi balneari, per i taxi, per le assegnazioni dirette di appalti e altri settori.

La mancata concorrenza non fa emergere il merito, che poi si traduce in un miglioramento della qualità dei servizi e un ribasso dei prezzi pagati, con la conseguenza che i cittadini verrebbero beneficiati da queste iniziative. Ma i cittadini e le cittadine non hanno leve, mentre i gruppi di potere, che governano anche mezzi di comunicazione (radio, tv, siti, quotidiani e altri), riescono a esercitare le necessarie pressioni per ottenere vantaggi per loro stessi.

Un altro versante dove non c’è merito, ed è quindi possibile leva per gli egoisti-speculatori, è la burocrazia, in cui regna il caos più totale, non essendo collegati tassativamente retribuzioni e risultati. Questo comporta un disservizio quasi totale per cittadini e imprese, per i quali la burocrazia dovrebbe lavorare.

Ora, in economia non dovrebbe esistere nessun versante pubblico nel quale non vi sia il rapporto pacifico fra retribuzione e risultati. Ma così non è, per cui la spesa pubblica aumenta, ma non l’efficienza della Pa.
Una burocrazia senza merito, senza produttività, che riceve il biasimo continuo di tutti i cittadini, dev’essere ristrutturata e rinnovata con i criteri di efficienza e funzionalità. Ci sta provando il bravo ministro della Pa, Paolo Zangrillo che, mi diceva, trova enormi difficoltà a cambiare il funzionamento burocratico, pregno di cattive abitudini.

Il buon funzionamento della Pubblica amministrazione, la liberalizzazione con l’inserimento a tappeto della concorrenza in tutte le attività economiche e l’abbattimento di una serie di provvidenze assistenziali che favoriscono alcune parti, ma non servono i cittadini, porterebbe al risultato globale della redistribuzione della ricchezza, la quale può avvenire esclusivamente se la macchina pubblica a tutti i livelli funziona bene, con equità e in base a quei principi etici che non dovrebbero mai essere dimenticati.

Riforme strutturali, quindi, concorrenza, liberalizzazione dei servizi, accesso a tutti i settori economici da parte di chiunque ne abbia interesse, installazione dei totem che consentano ai cittadini di esprimere (in)soddisfazione per i servizi pubblici e altre iniziative, sarebbero necessarie per fare progredire il Paese, il cui indice sommario, significativo, è l’incremento del Pil effettivo, che dovrebbe essere anno per anno non inferiore al 2 per cento, pari all’inflazione.

Un’ultima segnalazione molto interessante. All’Assemblée Nationale francese è stato depositato un disegno di legge per instaurare l’imposta del 2 per cento sui patrimoni degli ultraricchi, cioè da cento milioni di euro in su. Il ddl non è stato approvato, ma sarà in discussione se la crisi di Governo transalpina verrà risolta.
Prendiamo spunto da questo disegno di legge perché sarebbe opportuno che anche il nostro Governo ne proponesse uno analogo, in quanto gli ultraricchi non sarebbero onerati granché, ma gli ultrapoveri sarebbero favoriti.