La Sicilia si dimentica del progetto “rifugi climatici“. Sono impietosi i dati che riguardano l’Isola e che raccontano di una sottovalutazione del problema delle alte temperature a queste latitudini. Catania e Siracusa le uniche due province a essersi dotate di recente di luoghi freschi da offrire in maniera gratuita alla popolazione in caso di caldo intenso.
Del progetto dei rifugi climatici, nelle altre sette città dell’Isola, neppure l’ombra. Eppure l’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha confermato nel 2024 che la temperatura più alta mai registrata finora in Europa è quella risalente all’agosto del 2021 a Siracusa: qui il termometro segnò ben 48,8 gradi Celsius in un’ondata di calore mai verificatasi in precedenza.
Cosa sono i rifugi climatici
Quando parliamo di rifugi climatici facciamo riferimento a spazi da mettere a disposizione della popolazione – spesso di chi non può permettersi aria condizionata o forme di sostentamento alternativo per combattere la calura durante il periodo estivo – nelle città. Napoli e Bologna sono tra le città italiane che più hanno investito in tal senso. In Sicilia, poco e niente.
Non si tratta di nuove costruzioni, ma luoghi esistenti come parchi, giardini, biblioteche, musei o altri spazi pubblici, selezionati e valorizzati per essere freschi e sicuri. Possono essere spazi aperti con molta ombreggiatura naturale (almeno il 70% della superficie alberata) e fontanelle con acqua fresca, o spazi chiusi climatizzati come biblioteche e centri culturali, aperti durante le ore più calde.
Questi rifugi rappresentano una risposta concreta all’emergenza climatica urbana. Questo perché, come è noto, le città tendono a diventare “isole di calore” in periodo estivo a causa soprattutto della scarsa presenza di vegetazione. Qui le temperature possono superare di 5-7 gradi rispetto a quelle delle zone rurali circostanti. Rifugi climatici che diventano dunque fondamentali per proteggere le popolazioni più vulnerabili come anziani, bambini e persone con malattie croniche.
L’idea diffusa in diverse città italiane ed europee è parte di strategie più ampie di adattamento e resilienza al cambiamento climatico urbano, spesso integrate con piani di aumento della copertura arborea, de-pavimentazione, uso di materiali riflettenti e creazione di micro-aree verdi fresche
La situazione italiana
L’Italia si sta attrezzando per affrontare le ondate di calore sempre più violente. A Firenze e Bologna i rifugi climatici sono realtà: spazi pubblici, biblioteche, parchi, piscine, luoghi refrigerati e accessibili dove cittadini e turisti possono trovare sollievo. Le mappe interattive aiutano a individuarli in tempo reale, acqua potabile e ombra non sono più un lusso, ma parte di una strategia urbana.
Proprio il capoluogo toscano ha messo in campo una interessante best practice rendendo facilmente raggiungibili i siti in maniera interattiva. Non a caso Firenze è anche la città cha vanta il numero più elevato di rifugi climatici facilmente individuabili attraverso una mappa interattiva consultabile online che permette di selezionare la disponibilità di aree verdi fresche, fontanelle con acqua potabile e biblioteche. Per ogni location è poi possibile ottenere informazioni dettagliate su percentuale di ombreggiatura di parchi e giardini o la presenza di impianti di aria condizionata.
I rifugi siciliani
La Sicilia non eccelle per presenza di rifugi climatici urbani. Alcuni di questi sono stati recentemente attivati soprattutto nella Sicilia orientale – in particolare a Siracusa, dove il Comune ha predisposto sei spazi pubblici aperti negli orari più caldi (11:00-18:00) e sorvegliati da personale qualificato della Protezione Civile e Polizia Municipale.
Luoghi che offrono refrigerio, assistenza e distribuzione di acqua, rivolgendosi soprattutto a persone fragili e anziani, ma anche a famiglie meno abbienti o senzatetto. Misure simili sono state attivate anche a Riposto, in provincia di Catania, e con presidi mobili e supporto sanitario ad Acireale e altri centri del Catanese.
Palermo, Catania, Messina. Tre città bollenti. Secondo i dati del CNR e dell’ISPRA, le isole di calore urbano qui si fanno sentire con effetti pesanti sulla salute, in particolare per anziani e bambini. Eppure, nessun piano strutturato per creare rifugi climatici è stato ancora avviato. Niente mappe, niente catalogazione degli spazi, niente campagne informative. E mentre al Nord si sperimentano asfalti che riflettono il calore, al Sud si cerca ancora un piano.
Anche il Comune di Palermo ha annunciato l’intenzione di mappare alcune aree verdi e strutture pubbliche da destinare a rifugi temporanei, ma il progetto è in fase embrionale. Nessuna biblioteca climatizzata è stata indicata come rifugio ufficiale, nessun parco pubblico dotato di servizi essenziali come fontanelle o aree attrezzate per la sosta. I giardini storici come il Foro Italico o Villa Giulia restano luoghi potenzialmente utili, ma non sono ancora inseriti in una rete strutturata e riconosciuta.
Non mancano solo i fondi: manca una visione. In Sicilia i rifugi climatici non sono percepiti come necessità urgente. Solo così è possibile spiegare l’assenza di un censimento degli spazi pubblici climatizzati, l’adattamento dei parchi con sedute e acqua potabile, l’integrazione nei piani di protezione civile di questa esigenza utile alla popolazione.

