Fotovoltaico vicino Sigonella, il Tar di Catania bacchetta la Regione

Rinnovabili, il Tar di Catania bacchetta la Regione per lentezza su progetto di fotovoltaico vicino Sigonella

Antonino Lo Re

Rinnovabili, il Tar di Catania bacchetta la Regione per lentezza su progetto di fotovoltaico vicino Sigonella

Simone Olivelli  |
venerdì 06 Settembre 2024

La sentenza della prima sezione, riguarda il mancato avvio della conferenza di servizi necessaria per arrivare al rilascio dell'autorizzazione alla costruzione

Illegittima inerzia. È quella che il Tar di Catania ha ravvisato nel comportamento della Regione Siciliana davanti al progetto di realizzazione di un grande parco fotovoltaico in una zona non distante dalla base militare di Sigonella. La sentenza della prima sezione, presieduta dal giudice Pancrazio Savasta, riguarda il mancato avvio della conferenza di servizi necessaria per arrivare al rilascio dell’autorizzazione alla costruzione richiesta dalla Vatt Energy, società con sede a Milano.

A spingere l’impresa a rivolgersi al tribunale amministrativo è stato il silenzio che tra ottobre 2022, mese in cui la Vatt Energy inviò alcuni documenti richiesti dal dipartimento Energia, e la fine di novembre 2023, quando venne inviato un secondo sollecito affinché venisse convocata la conferenza, ha caratterizzato i rapporti tra gli uffici della Regione e la società. Periodo in cui l’impresa milanese avrebbe voluto che il percorso per arrivare al via libera ai cantieri compiesse importanti passi in avanti ma che invece è trascorso senza che nulla accadesse.

Commissario ad acta

Accogliendo il ricorso della Vatt Energy, il 19 luglio il Tar ha dichiarato “illegittimo il silenzio dell’assessorato regionale Energia” e assegnato allo stesso “il termine di giorni trenta” per pronunciarsi sulla richiesta della società. La sentenza ha previsto anche la nomina del segretario generale della presidenza della Regione a commissario ad acta, “con facoltà di delega a dirigente o funzionario della stessa amministrazione dotato di adeguata professionalità e competenza”.

Nonostante i termini previsti dal tribunale siano scaduti il mese scorso, al momento né sul sito delle valutazioni ambientali né su quello dell’assessorato compaiono documenti riferibili al progetto di Vatt Energy. Sul primo portale esiste una procedura – già conclusa con un decreto assessoriale emesso a maggio 2020 – riguardante la necessità di sottoporre il progetto del parco fotovoltaico alla valutazione d’impatto ambientale.

Documenti più recenti su ciò che dovrebbe sorgere in contrada Sigona si trovano, invece, sul portale del ministero dell’Ambiente. Il motivo va ricercato nelle modifiche normative che negli ultimi anni hanno temporaneamente trasferito a una commissione nazionale il compito di esprimersi su impianti di potenza superiore ai dieci megawatt. Un ulteriore intervento del legislatore, però, ha innalzato la soglia che fissa la competenza nazionale, facendo sì che la conferenza di servizi per il progetto di Vatt Energy dovrà essere indetta dalla Regione.

Il progetto

Il campo fotovoltaico dovrebbe avere una potenza di quasi 80 megawatt ed essere installato all’interno di un’area che si trova non lontano dalla base di Sigonella, vicino alla quale esistono già un paio di parchi solari di dimensioni più piccole. Nel caso di Vatt Energy si tratta di 115 ettari, di cui la metà sarà coperta dai pannelli. In totale verranno piazzati oltre 136mila moduli fotovoltaici. Secondo lo schema di allacciamento alla rete nazionale, l’impianto dovrebbe essere collegato alla stazione Pantano d’Arci e, in futuro, all’elettrodotto Paternò-Priolo.

Anche in questo caso al vaglio della Regione ci sarà un progetto che punta a produrre energia rinnovabile su campi agricoli. Una possibilità che è prevista dalla legge, ma che negli anni scorsi ha più volte suscitato polemiche da parte di chi – ambientalisti ed esperti – ha sottolineato che andrebbero privilegiati altri tipi di aree: dalle discariche dismesse ai siti compromessi a livello ambientale, fino alle cave non più coltivate. Queste opzioni però tendono a essere escluse dai privati, nella consapevolezza che trattare con i proprietari di terreni agevola la realizzazione delle opere.

“Sebbene l’area in questione sia classificata come agricola, analizzando il contesto in cui è inserita è possibile rilevare la presenza di attività che di fatto snaturano il contesto agricolo”, si legge in una delle relazioni presentate da Vatt Energy. A essere esaminata è anche la relativa vicinanza alla parte di territorio che rientra nel piano di gestione del fiume Simeto. “Sia il vigente piano paesaggistico provinciale che il piano di gestione del fiume Simeto non pone vincoli sulle aree interessate dalla progettazione, ritenendole compatibili con gli strumenti di pianificazione”, assicura l’impresa.

Focus sulla società

Dai documenti camerali, visionati dal Quotidiano di Sicilia, risulta che la Vatt Energy è di proprietà di altre due società: la N.P. Holding sarl, che ha sede in Lussemburgo, e la Welink Energy Italy Limited. Risalendo il domino delle controllate si arriva alla Hera Fiduciaria, di proprietà dell’omonimo gruppo con sede a Milano. Amministratori della Vatt Energy risultano attualmente il 55enne Barry O’Neill e il 50enne Angelo Prete.

Il passato

Dal 2018 al 2021, a svolgere il ruolo di amministratore unico della società è stato Antonello Barbieri. La sua firma compare nei documenti che hanno portato al decreto della Regione Siciliana con cui veniva disposta l’assoggettabilità del progetto alla valutazione ambientale.

Barbieri, nel 2019, finì nell’indagine sui rapporti corruttivi all’interno della Regione che avrebbero avuto come protagonisti l’ex parlamentare di Forza Italia e consulente della Lega, Paolo Arata, e l’imprenditore alcamese Vito Nicastri, deceduto nei mesi scorsi e per anni ritenuto in rapporti economici con il boss Matteo Messina Denaro. Sospetti che portarono a una maxi-confisca di beni e a un processo per concorso esterno, da cui Nicastri però è uscito assolto. Antonello Barbieri, il cui nome non è più legato a Vatt Energy, in quell’indagine era ritenuto un prestanome di Arata e Nicastri.

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