Politici impenitenti e imbroglioni
Niccolò Machiavelli (1469-1527) soleva dare consigli al suo signore: “Ripetete, o signore, le bugie una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette volte e vedrete che il volto dei vostri ascoltatori si rischiarerà perché gli sembrerà una luminosa verità”.
A distanza di cinquecento anni non sembra superato questo consiglio perché gli attuali signori, cioè coloro che vengono eletti in Parlamento, nei Consigli regionali e comunali, che gestiscono le istituzioni e via elencando, non hanno cambiato abitudini.
È vero che l’informazione oggi è più dettagliata e diffusa, per cui le magagne vengono qualche volta a galla e i “venditori” vengono “sgamati”. Ma è anche vero che radioascoltatori e telespettatori, lettori di giornali, frequentatori di siti web di vario genere, sono mediamente ignoranti e quindi non distinguono la verità dalle bugie.
Eh sì, perché per capirne la differenza è necessario avere una cultura di base, che certamente la scuola non dà e che l’università fornisce in modo molto parziale.
Non è un caso che, per esempio, se guardate la rassegna dei quotidiani, che radio e televisioni fanno ogni mattina, riferiscono gli stessi fatti in maniera opposta ed esprimono opinioni assolutamente divergenti.
Ora, che ognuno la pensi come ritiene meglio, è consentito. Ma non è consentito sostituire la verità con il falso per farsi ragione a tutti i costi.
Si capisce se qualcuno mente solamente se chi ascolta ha in sé i requisiti per ragionare, valutare, soppesare i messaggi che riceve, alla luce di una buona conoscenza di ciò che è capitato all’umanità dai suoi albori. Come dire che bisogna aver letto qualche migliaio di libri oltre ad avere assimilato lezioni diverse dai maestri di tutti i tempi.
Qui non si tratta di discriminare gli ignoranti, relegandoli nei gironi bassi dell’inferno dell’umanità, piuttosto di stimolarli per capire che la cultura apre la mente e gli occhi, fa vedere le cose come sono e soprattutto consente di identificare i blablatori e tutti coloro che cercano di propinare la menzogna al posto della verità.
Tutto questo sembra un discorso non reale, ma se ci pensate, è la base della convivenza civile corretta.
Quando vediamo delle persone che partecipano a trasmissioni televisive o radiofoniche, comprendiamo subito, o quasi, se esse siano state addestrate come degli animaletti, in apposite sezioni formative, per dire a memoria ed in rapida successione delle parole prefabbricate, indirizzate a chi non è in condizione di discernere il bene dal male.
Beninteso, comprendiamo quanto precede se ci siamo posti la questione di capire se chi ci parla è una persona perbene che dice la verità o un imbroglione che dice la menzogna.
Il capire quanto precede ha poi influenza sul nostro pensiero, sulla valutazione della Comunità e sulla sua conduzione. Cosicché, quando giunge il momento di far valere la nostra volontà mediante il voto, dovremmo essere consapevoli che questo può determinare la scelta di persone perbene, che faranno bene, o persone per male, che faranno male.
Le considerazioni che precedono valgono anche per le cose scritte sui giornali e nei siti. In questi ultimi, la menzogna è dominatrice perché ognuno scrive quello che gli passa per la testa senza alcuna ponderazione, senza alcuna cognizione di causa e, quasi sempre, per sentito dire. Ma cosa si sente dire? Banalità e falsità. Difficilmente circolano concetti sani e probi che inducano le persone a un comportamento serio e concreto.
Le notizie false sono in grande maggioranza e, dunque, compete a ciascuno capirlo, evitando lo stupido comportamento di ripeterle e divulgarle senza prima avere fatto le opportune riflessioni e i necessari approfondimenti.
La catena di Sant’Antonio funziona sempre da centinaia di anni proprio per la dabbenaggine dei componenti della catena stessa, i quali diventano mezzi indifesi e inconsapevoli di disegni altrui che, quasi sempre, sono cattivi.
Chiarezza vuole che si sappiano queste cose perché ogni persona viva consapevolmente e contribuisca altrettanto consapevolmente al buon andamento della Comunità di cui fa parte.