Ripristinare l’autonomia dei bilanci pubblici - QdS

Ripristinare l’autonomia dei bilanci pubblici

Carlo Alberto Tregua

Ripristinare l’autonomia dei bilanci pubblici

mercoledì 17 Agosto 2022

Spese fuorvianti

I bilanci degli Enti pubblici (Stato, Regioni, Province ancora esistenti e Comuni) hanno per legge la caratteristica dell’autonomia. In essi le entrate e le uscite dovrebbero essere in pareggio, perché se da un canto non è auspicabile avere avanzi, dall’altro è deprecabile avere disavanzi, cioè debiti che in anni successivi ogni Ente dovrà pagare.

Non vi sono leggi effettivamente restrittive nei confronti dei gestori degli Enti pubblici che vietino tassativamente l’assunzione di nuovi debiti, cosicché Governi e Parlamenti per primi, nonché Giunte e Assemblee regionale e, a seguire, sindaci e Consigli comunali, nonché commissari provinciali, dovrebbero essere severamente puniti quando sforano.

Ma così non accade, perché le decisioni politiche non consentono una responsabilità personale, con la conseguenza che tutti possono indebitare i propri Enti, allegramente e senza alcun timore.

Non si capisce perché, per esempio, lo Stato non debba con le proprie risorse costruirsi la Cittadella giudiziaria di Catania, inaugurata qualche giorno fa dal presidente della Regione, Nello Musumeci. La Regione spende quaranta milioni (forse di più) per un manufatto di competenza del ministero della Giustizia.
Forse la Regione ha soldi in più da regalare allo Stato? Questo comportamento dovrebbe essere spiegato ai cittadini, che vedono invece interi territori non riparati, strade provinciali e comunali disastrate, depuratori che non funzionano, canali di gronda che non si finiscono mai e altre nefandezze di questo elenco.

Altra anomalia, contraria all’autonomia è il “prestito” dei propri dipendenti ad altre amministrazioni. Anche in questo caso ci risulta che qualche centinaio di dipendenti regionali lavorino in Enti statali e comunali.
Non si capisce perché, invece, non siano utilizzati per le funzioni all’origine delle loro assunzioni. Si tratta di una malagestione delle risorse umane che va stigmatizzata, per indurre la Regione a far cessare questo anomalo stato di cose.
Segnaliamo inoltre centinaia di milioni spesi dalla stessa Regione per comprare treni la cui concessione è affidata alle Ferrovie dello Stato.

Da quanto precede, si evince uno scarso senso di responsabilità istituzionale di chi deve gestire i soldi pubblici, cioè le risorse che i cittadini versano nelle casse pubbliche. Così vi è uno scarso rispetto per i sacrifici degli stessi cittadini, che vedono utilizzare male le proprie risorse finanziarie.
I pubblici amministratori dovrebbero avere obiettivi nitidi da perseguire e raggiungere. Per far ciò dovrebbero essere dotati di competenza e credibilità. Ma voi vedete rappresentanti politici e burocratici che hanno questi requisiti, ripetiamo, di competenza e credibilità? Ce ne sono, ma non sono tanti.

Il guaio è che nessuno risponde per le proprie manchevolezze, con la conseguenza che, paradosso, ricevono premi per aver “raggiunto” obiettivi formali e non sostanziali.
Di quanto precede leggiamo poco sui quotidiani e sui media sociali e quasi niente si discute nei talk show tv o nelle radio. Dispiace sottolineare ancora come la funzione di chi fa informazione a guardia dei cittadini sia poco osservata.

Le istituzioni e le Pubbliche amministrazioni dei nostri giorni sono all’altezza di quelle del Dopoguerra che hanno fatto risorgere l’Italia? La risposta è palesemente negativa. Se nel ventennio 1950/1970 avessimo avuto questa classe politica e burocratica l’Italia sarebbe ancora relegata a livelli di non sviluppo africano.

Il continuo declino della qualità del ceto istituzionale e di quello burocratico negli altri cinquant’anni ha portato il nostro Paese in una situazione ambientale, economica e sociale (con cinque milioni di poveri) che è inaccettabile.

Che c’entra questa riflessione con la mancata autonomia dei bilanci degli Enti pubblici? C’entra perché ne è una conseguenza. Se tali bilanci fossero ben gestiti non vi sarebbero le conseguenze denunciate prima. Se i pubblici amministratori avessero coscienza e onestà intellettuale, oltre che competenza, non si verificherebbero tali anomalie.
Conseguenza anche del reclamare i diritti, dimenticando che prima bisogna adempiere ai propri doveri.

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