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Ripristinare la Leva o il servizio civile

Ripristinare la Leva o il servizio civile
Base militare Nato, esercitazione militare – Imagoeconomica

Dare ordine a ragazzi e ragazze

L’articolo 52 della Costituzione recita: “Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge”.
Con legge n. 226 del 2004 l’obbligatorietà del servizio militare è stata abolita, cosicché oggi le forze armate si riempiono di cittadine e cittadini che hanno voglia di farvi parte e che sono regolarmente retribuite/i.
Apparentemente la cessazione dell’obbligo di Leva può sembrare un fatto democratico. Tuttavia, se i nostri Padri costituenti inserirono tale obbligo nella Costituzione, ci sarà pur stata una ragione importante.
Qualcuno potrebbe dire che si sia trattato dell’intento di dare ai/alle giovani l’intera disponibilità del loro tempo, che così avrebbero potuto utilizzarlo per studiare o fare esperienze lavorative. Ma questo nobile intento non pare sia stato raggiunto perché non è aumentato di molto il numero dei/delle giovani che arrivano a maturarsi in tempo. Peggio, non è aumentato per niente il numero di coloro che si laureano in tre anni e in cinque anni (Magistrale).

Ciò significa che il tempo non dedicato alla Leva obbligatoria non è stato utilizzato e di fatto è diventato “tempo perso”.
Vi è da aggiungere che il non aver fatto la Leva obbligatoria, per tante ragazze e ragazzi, ha costituito una sorta di carenza mentale perché molte/i di esse/i non operano in base a regole deontologiche di tutti i tempi, fermo restando che vi è un numero non esiguo di ordinate/i, precise/i, che studiano e lavorano bene e che crescono in professionalità e soprattutto col senso della misura, che le/li fa diventare componenti della Società a tutto titolo.

I due fatti elencati (nessun miglioramento delle prestazioni scolastiche e la mancanza di disciplina) portano a concludere che l’abolizione della Leva obbligatoria, a distanza di tanti anni, non è stata cosa buona e saggia. Non c’entra, ma altrettanto cosa non buona e non saggia è stata l’abolizione delle Case di tolleranza.

La Leva obbligatoria quanto meno dava ai giovani (c’erano poche giovani) ordine mentale, abitudine a rispettare le regole, disciplina, capacità di eseguire e di dirigere.
In Svizzera, ad esempio, il servizio militare è tuttora obbligatorio e può essere sostituito dal servizio civile, altrettanto formativo e forse più utile per il resto della Società.

Le scuole militari ancora nel nostro Paese ci sono e “sfornano” ufficiali di prim’ordine, che si fanno conoscere ove le nostre armate sono inviate in missione di pace sotto la bandiera dell’Onu. La scuola di Modena è un esempio, ma ve ne sono altre di ottimo livello.
Qualcuno può osservare che la mentalità militare è rigida. Pensiamo che qualunque modo di comportarsi, se non è equilibrato e dotato di buonsenso, diventa rigido. Quindi è criticabile l’eccesso dell’oggetto del nostro esame, come qualunque altro eccesso.

Nella nostra caotica società vi sono giovani brillantissime/i che emergono per le loro capacità e per il loro buonsenso; il che non significa che non si divertano adeguatamente, ma che usano la testa e non la pancia.
Però ve n’è una moltitudine che, invece, vive disordinatamente e quindi non approda a risultati ragionevoli, in quanto dilapida quell’elemento prezioso che è il tempo. Costoro non capiscono che dal momento del primo respiro al momento dell’ultimo, il tempo è stabilito e prezioso, per cui non bisogna trascurarne neanche un attimo.

Ripristinare la Leva obbligatoria o il servizio civile, dunque, sarebbe cosa buona e giusta, a nostro avviso. Anche solo per un anno, in quanto questo tempo non inciderebbe sulla formazione universitaria della/del giovane, mentre inciderebbe positivamente sulla formazione della persona. Insomma, sarebbe un antidoto al disordine mentale che poi produce gesti inconsulti terribili. Sono proprio di questi ultimi tempi gli accoltellamenti fra giovani; fatti incredibili che fino a qualche tempo fa non si verificavano.
L’ordine mentale, inoltre, fa pensare che non si può volere tutto; al contrario, crea un rapporto fra le energie che ognuno profonde e i risultati che consegue.

Alle/ai cortesi lettrici/ori non sembri una novità il punto di vista espresso in questa rassegna, in quanto è una costante degli oltre cinquemila editoriali pubblicati.