Ripristino delle aree europee degradate. Le tappe del Piano Ue per l’ambiente - QdS

Ripristino delle aree europee degradate. Le tappe del Piano Ue per l’ambiente

Ripristino delle aree europee degradate. Le tappe del Piano Ue per l’ambiente

Roberto Quartarone  |
venerdì 21 Luglio 2023

La strategia, fonte di divisioni, dovrà resistere alla negoziazione con il Consiglio europeo. Secondo la Commissione, ogni euro investito si tradurrà in almeno 8,38 euro di benefici

STRASBURGO – È un piano ambizioso, che ora dovrà resistere alla negoziazione con il Consiglio europeo e quindi con i governi nazionali, ma la legge europea sul ripristino della natura è stata adottata dal Parlamento a Strasburgo potrà cambiare il futuro ambientale del Vecchio Continente. In breve, entro il 2030 si dovranno individuare e ripristinare le aree europee degradate e ripristinarle, con l’obiettivo di combattere il cambiamento climatico e la perdita della biodiversità.

La legge comprende una serie di indicazioni sul ripristino delle zone umide, dei fiumi, delle foreste, dei pascoli, degli ecosistemi marini, degli ambienti urbani e dell’UE e delle specie che ospitano e le aree che verranno coinvolte saranno scelte dai singoli Paesi. È un’occasione importante anche per la Sicilia, non soltanto perché nell’Isola sono presenti quattro Sin (siti contaminati d’interesse nazionale, cioè Biancavilla, Gela, Milazzo e Priolo), ma anche perché la norma adottata dal Parlamento Ue prevede anche l’aumento del verde nelle città (basti pensare ai pochissimi parchi cittadini a Palermo o Catania) e il ripristino delle aree marine.
“La legge sul ripristino della natura – ha affermato César Luena, europarlamentare spagnolo dei Socialisti e Democratici – è un elemento essenziale del Green Deal europeo e segue le raccomandazioni e i pareri scientifici che sottolineano la necessita di ripristinare gli ecosistemi europei. Gli agricoltori e i pescatori ne beneficeranno e verrà garantita una terra abitabile alle generazioni future”.

I passi individuati dalla Commissione e approvati dal Parlamento hanno due step: il 2030 e il 2050. Entro sette anni, l’obiettivo sarà assegnare agli Stati membri degli obiettivi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in vari ecosistemi, in modo da coprire almeno il 20% delle superfici terrestri e marine dell’Ue. Si lavorerà per invertire il declino delle api, per avere almeno il 10% delle superfici cittadine dedicate ai parchi, per ripristinare anche gli habitat marini. Entro il 2050, invece, dovrebbero essere ripristinati tutti gli altri ecosistemi che lo necessitano.

Non sarà necessario rendere tutte le zone ripristinate delle aree protette o dei parchi. Il ripristino riguarderà inoltre la riforestazione e la riqualificazione dei terreni agricoli, per favorire anche le attività economiche. Secondo la Commissione europea, che ha iniziato il percorso legislativo, la nuova legge apporterebbe notevoli benefici: ogni euro investito si tradurrebbe in almeno 8,38 euro di benefici. Gli investimenti previsti arrivano a 100 miliardi di euro.

È una strategia che si muove assieme a molte altre inserite nel “Green Deal”. Eppure, la votazione è stata piuttosto contrastata ed è passata con una maggioranza che si è opposta la voto contrario del Ppe, il partito popolare europeo. Lo scoglio più importante, ora, sarà trovare un accordo con i rappresentanti dei governi europei.

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