MESSINA – Il Risanamento non è solo baracche da eliminare. Sembra ovvio adesso, ma la consapevolezza che dentro questo fenomeno vi siano innumerevoli questioni che hanno un percorso non semplice, è arrivata man mano che si è iniziato ad affrontare seriamente il problema.
Dalla narrazione che, in una seduta straordinaria di Consiglio comunale, ne ha fatto Marcello Scurria, sub commissario con poteri speciali, emergono i passi avanti fatti ma anche i tanti altri step che si dovranno affrontare da qui al 31 dicembre 2025, data di scadenza della proroga concessa dal Governo all’Ufficio commissariale di cui è titolare il presidente della Regione Renato Schifani. Ma non è tutto. “È difficile pensare – ha ammesso Scurria – che si possa chiudere tutto in uno o due anni. È chiaro però che la strada è tracciata e indietro non si torna”.
Il sub commissario ed ex presidente Arisme, che è forse quello che conosce meglio il tema, ha scelto di affrontare la sfida del Risanamento dall’interno, guardando dalla prospettiva di chi in baracca vive, e non dai quartieri alti. Non è un caso che abbia voluto la sede dell’Ufficio commissariale a Camaro, a due passi da una delle aree più complicate. Ed è una umanità variegata, che in qualche modo assolve anche quando si tratta di occupanti di nuove baraccopoli, nate negli ultimi decenni. Un caos che è stato consentito, come è stato consentito fino al 2014 lo spostamento delle residenze da “abitazioni normali a baracche”.
Scurria ha voluto poi a sfatare l’idea di qualche media nazionale che lega ancora le baracche di Messina al terremoto del 1908. “Di quel periodo – ha spiegato – c’è qualche baracchetta, una si trova all’Annunziata e sarà restaurata e conservata. Ci sono poi le casette ultrapopolari in 14 ambiti, costruite negli anni Trenta e su queste ho cambiato idea: non vanno demolite ma riqualificate. Grazie a un finanziamento della Regione Siciliana di 1 milione 200 mila euro con l’Amministrazione comunale vogliamo sperimentare su tre delle 14 che sono dei bei quartierini. Non possono essere trattate come le baraccopoli vere e proprio tipo Fondo Fucile e altre che ammontano in totale a circa ottocento. Questi 14 tra cui c’è Bisconte, Ritiro, che è la più grande, 77mila mq, c’è il Tirone, che è un’area che ha all’interno dei manufatti di poco conto e accanto residui di grande storicità, le casette basse di Paradiso, vanno trattate in altro modo”.
C’è anche la costruzione che riguarda tre aree con un impatto economico-finanziario notevole sui cento milioni di euro. “Fondo Saccà – ha evidenziato Scurria – con quaranta alloggi, Fondo Basile, a Giostra con sessanta alloggi, e altri dodici alloggi residuo del progetto Capacity, sempre a Fondo Saccà. Ma nel sottosuolo delle due aree sono state trovate sostanze tossiche, è stata fatta una caratterizzazione durata sei mesi. È stato fatto il progetto di bonifica di Fondo Saccà per 800 mila euro ed è stato approvato in Conferenza dei servizi, così a marzo si inizierà a bonificare. Ci vorranno sei mesi poi si passerà al progetto esecutivo per la costruzione. A Fondo Basile la bonifica costerà 1 milione e 200 mila euro. Dalla precedente gestione commissariale abbiamo ereditato anche via Rosso da Messina, dove i lavori di demolizione inizieranno da qui a qualche mese, si stanno completando i lavori di abbattimento a Camaro sotto montagna. Nel 2024 saranno demolite almeno otto baraccopoli. Su alcune, come via Macello Vecchio, che ora è via Caravaggio, ci sono già progetti di riqualificazione. Di fronte, in Salita Tremonti, si faranno dei campetti polivalenti per il quartiere. Restituiamo territorio, ma anche infrastrutture”.
Dall’intervento appassionato di Scurria è emerso anche uno spaccato socio-urbanistico della città, fatta di tante periferie anche a due passi dal centro storico, periferie sotto il profilo edilizio ma anche “esistenziale”: ogni città ha la sua Caivano, complice la scelta scellerata di fare quartieri ghetto con solo case popolari. È un cambio di passo assegnare case acquistate su tutto il territorio, affinché insieme a un risanamento edilizio ve ne sia anche uno sociale.
“Sono state individuate – ha sottolineato Scurria – 73 baraccopoli dalla perimetrazione nell’ordinanza del 2021 della Prefettura. I dati che avevamo risalivano al 2001. Nel 2018 abbiamo consentito anche a chi era andato a vivere lì nel 2005 di avere una casa con la graduatoria B. Abbiamo sistemato non sanato e questo ha reso possibile la demolizione delle Case d’Arrigo (bloccavano la riqualificazione di via don Blasco nda) dove su 37 baracche, 16 erano storiche, 18 insediate successivamente”.
Monitorando le famiglie dentro le baracche, in collaborazione con l’Asp, si è scoperto all’interno la presenza di molti fragili e fragilissimi, da qui la decisione di dare a loro la priorità nell’assegnazione degli alloggi. Occuparsi dei fragili ha fatto emergere altre nove baraccopoli che vanno adesso aggiunte alle 73: “Ci sono 160 soggetti fragili di cu 45 ce li ha comunicati l’Asp, che ha gli elenchi dei fragilissimi. Da giugno abbiamo consegnato a queste famiglie circa cento alloggi, il capitolo non è ancora chiuso. Si proseguirà però, parallelamente, anche con altre assegnazioni per non bloccare i tempi delle demolizioni”.