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“Rischio ragionato” la forza di chi decide

Programmazione della rinascita

Nella sua breve conferenza stampa del 16 aprile, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha spiegato in modo semplice e diretto che alla luce dell’andamento dell’epidemia bisognava prendere delle decisioni in ordine alla ripartenza del Paese, bastonato dal Covid-19.
Draghi ha spiegato con linearità che ha assunto decisioni sulla base dei dati forniti dal Cts (Comitato tecnico scientifico), però valutati dal Governo e non più comandati dallo stesso Cts attraverso il fragile ministro della Salute, Roberto Speranza.
è così finita la dittatura di codesti scienziati che hanno imperversato per un anno, inducendo i deboli governi precedenti a chiudere tutto. Gli stessi, invece, avrebbero dovuto procurarsi con tempestività i vaccini (che c’erano, essendo stati acquistati da altri Paesi) in modo da iniziarel’inoculazione già dal mese di novembre. Se così fosse stato, oggi tutta l’Italia sarebbe potuta ripartire. Invece dobbiamo ancora sentire il menagramo, professor Massimo Galli, che protesta per le aperture programmate.

Ci è sembrata una bonaria cattiveria da parte del presidente Draghi far dire al ministro della Salute una serie di affermazioni contrarie, totalmente contrarie, a quelle che aveva detto fino a poco tempo fa. Però Draghi è fatto così: non parla, dice poche parole, che sono indicative di comportamenti inequivocabili, cui tutti i suoi collaboratori (come li chiamava Berlusconi) devono adeguarsi.
Negli scorsi giorni il Governo ha approvato il Documento economico-finanziario (Def) riguardante il prossimo triennio. Chi come me l’ha letto, ha avuto gli incubi per i dati che riporta. Non vogliamo presentarli tutti, però abbiamo il dovere di indicarvene alcuni.
Il rapporto fra il debito ed il Pil di quest’anno arriverà al 159,8 per cento. Non è questo il guaio, bensì che la sua riduzione sarà lentissima: 156,3 per cento nel 2022, 155 per cento nel 2023, 152,7 per cento nel 2024. Ci vorranno dieci o vent’anni per ritornare al dato del 2019, cioé 134,6 per cento.
Questo accade per due cause: la modesta crescita del Pil e l’enorme indebitamento di oltre duecento miliardi che dovrà essere pagato.
Il governo Monti, con la legge 243/2012 ha riformato l’articolo 81 della Costituzione, inserendovi l’obbligo del pareggio di bilancio, anno per anno, quello che è chiamato “Six Pack”.
Uno dei vincoli del Trattato di Maastricht prevede che il rapporto fra il debito e il Pil debba essere del sessanta per cento. Prevede anche che la differenza fra tale dato e quello di ogni singolo Paese debba essere diminuita di un ventesimo per ogni anno, salvo che vi siano “fasi avverse o fasi favorevoli del ciclo economico”.
Dunque, la differenza fra l’attuale centosessanta per cento e il sessanta per cento, dovrà essere eliminata nei prossimi vent’anni, cioé da qui al 2042: ipotesi destituita di fondamento.
Ci spieghiamo meglio. Sarà impossibile per qualunque governo ridurre l’indebitamento data la situazione disastrosa della Pubblica amministrazione, della Giustizia, della Scuola e in generale della politica assistenzialistica. Per cui l’attuale situazione si procrastinerà ancora per decenni.

Draghi ha ripetuto che le decisioni prese in ordine al riavvio di tutte le attività economiche costituiscono un “rischio ragionato”. Esso rappresenta la forza di chi decide con intelligenza e buonsenso, mettendo – come scriviamo dall’inizio dell’epidemia – sui due piatti della bilancia la salute fisica e quella economica.
Draghi ha così fissato un cronoprogramma, a condizione ovviamente che i dati continuino ad indicare un miglioramento generale della situazione.
Questa volta, contrariamente ai due deboli governi Conte, sta prevalendo la forza della ragione e non la ragione della forza (degli scienziati), con la quale tutto il Paese si è messo in una condizione disperata.
L’aumento del numero dei vaccinati ogni giorno è confortevole, anche se non si avvicina con la sollecitudine prevista l’obiettivo dei 500.000 al giorno.
Ora abbiamo le date. Confidiamo nella buona sorte e nel buonsenso perché esse vengano rispettate e l’Italia ritorni a vivere.