Il 17 marzo scorso è stato celebrato il centosessantesimo anno del Risorgimento d’Italia.
L’unità del Paese in effetti fu una annessione del Regno delle due Sicilie al Regno della Sardegna, che comprendeva il Piemonte, il quale in quel periodo, dissanguato dalle guerre, era pieno di debiti, mentre banco di Napoli e banco di Sicilia erano pieni di soldi.
Ovviamente, non appena si formò la ricongiunzione, tali risorse finanziarie si trasferirono da Sud a Nord: la prima spoliazione. Ne avvennero tante altre col trasferimento, sempre da Sud a Nord, di tesori, opere d’arte ed alti oggetti di valore.
Inoltre, di fronte all’insurrezione dei popoli meridionali, i governanti piemontesi mandarono l’esercito che fece una dura repressione, chiamando briganti i patrioti che non sopportavano il gioco nordista.
Questa lettura della storia è ormai acclarata da innumerevoli meridionalisti, ai quali non è sfuggito come la floridezza del Regno delle Due Sicilie si sia trasformata in depressione e crisi economica in questi centosessant’ anni.
Si obietterà che una volta che i governi si trasferirono a Roma, sia terminata questa spoliazione sistematica. Invece non è stato così perché sia i governi precedenti le due guerre mondiali che quelli successivi al 1945, giorno in cui la seconda terminò, hanno continuato in tale operazione di rafforzamento del Centro-Nord e di impoverimento del Sud.
Ovviamente la responsabilità di quanto precede non può essere data ai rappresentanti istituzionali del Settentrione perché il Meridione ha avuto eminenti vertici di Stato e di Governo, i quali hanno sistematicamente dimenticato i loro territori di provenienza, con la conseguenza che la differenza di Pil e reddito pro capite per cittadino è sempre aumentata in favore del Nord.
Le domande che sorgono è se il Mezzogiorno sia stato impoverito per una propria carenza di iniziative da parte dei suoi figli o per una politica scellerata nella distribuzione delle risorse da parte dei governi.
Probabilmente bisogna dare due risposte affermative perché esse vanno a braccetto e spiegano ancora una volta l’attuale situazione che vede un Mezzogiorno di tipo africano ed un Nord Italia di livello europeo.
In ogni caso, il Risorgimento d’Italia ha creato una Nazione che, seppur con differenze macroscopiche culturali, umane e sociali fra Bolzano e Capo Passero, ha intrapreso la strada dell’Unità (seppure forzosa) e tenta di crescere tutta inseme, anche se la realtà ci dice che tale crescita c’è stata (e c’è) al Nord e manca al Sud.
La causa di questa differenza economica risiede nella forte carenza delle infrastrutture perché, laddove i treni viaggiano a trecento chilometri contro quelli che viaggiano a cinquanta chilometri, laddove vi sono strade e autostrade efficienti, termovalorizzatori che producono energia, burocrazia che funziona, nonché cultura e civiltà della cittadinanza, le cose vanno decisamente meglio che negli altri posti ove vi sono carenze di ogni genere.
Ma perché il ceto politico ha continuato, e continua, a tenere le popolazioni meridionali in stato di indigenza? Per il becero disegno – da noi denunciato molte volte – che chi è in stato di bisogno sta con la mano tesa e dà il proprio consenso (cioé il voto) a chi gli porge l’elemosina.
Dopo il Risorgimento d’Italia, è ora che arrivi il Risorgimento della Sicilia: un movimento interno di tutta la classe dirigente, politica, civile e sociale, che deve mettersi insieme sulla strada della crescita, basata sugli investimenti in attività produttive, agricole, del settore avanzato, nonché sugli investimenti strutturali e infrastrutturali indispensabili per far prendere velocità alla ruota economica.
La Sicilia è una terra ricca di tesori, è noto, che i suoi figli non hanno mai cercato di valorizzare, ma ha avuto una carenza di tesori nella leadership. Da 2700 anni, gli unici due cavalieri bianchi sono stati Federico II e Ruggero II, non siciliani. Poi il popolo isolano ha subito dominazioni di ogni tipo: dagli arabi ai francesi, agli inglesi e prima ancora normanni e greci.
è l’ora che il popolo siciliano esprima dei forti leader, veri, e ricominci da zero il suo Risorgimento.
