di Daniele Virgillito
Ricevuto il via libera del Parlamento al nuovo scostamento di bilancio in Viale XX settembre si iniziano a delineare concretamente le linee guida del quinto decreto Ristori. La prima novità messa in campo riguarda la modifica del criterio per definire la platea dei beneficiari: tramonta, finalmente, il parametro ancorato alle perdite di aprile 2020, in favore di una base di calcolo su un arco temporale semestrale o annuo nei casi di attività prevalentemente stagionali.
L’implementazione di un meccanismo che contempli parametri di riferimento meno grossolani corre il rischio però di rallentare le operazioni di accredito. L’auspicato cambio di paradigma imporrà, infatti, un nuovo invio di dati da parte delle imprese e degli autonomi beneficiari dell’indennizzo. Dati che si auspica potranno essere autocertificati, ma che in ogni caso dovranno essere perlomeno verificati dai professionisti che assistono le imprese.
È evidente che dietro l’angolo si annidano complicazioni, facili da immaginare, che potrebbero allungare i tempi effettivi di erogazione del “ristoro” dal momento che i dati definitivi sopraggiungeranno, solo a partire da giugno, con il deposito dei bilanci.
Le ipotesi allo studio prevedono indennizzi riservati a imprese e autonomi che hanno subito un calo del fatturato del 33% nel secondo semestre del 2020. Su quest’ultimo aspetto sembrerebbe, secondo le ultime indiscrezioni, che la soglia relativa alla riduzione del giro d’affari potrebbe aumentare addirittura sino al 65%. Le ragioni si collegherebbero alla esiguità delle risorse stante l’ampliamento dei potenziali beneficiari; a uscire di scena, infatti, sarà il riferimento all’elenco dei codici Ateco. Nella nuova platea dei beneficiari trovano, dopo tanto penare, anche i professionisti iscritti alle Casse di Previdenza Private.
I bene informati sussurrano anche di un possibile aiuto parametrato sui costi fissi sostenuti nel corso dell’anno. Così facendo, tra l’altro, la disciplina italiana si allineerebbe al Temporary Framework Ue, che su questo ambito intende innalzare il tetto per gli aiuti di Stato da 800mila a 3 mln di euro. Il nuovo Ristori ha imposto un imponente scostamento di bilancio, il quinto in meno di un anno, per un valore che complessivamente supera i 30mld di euro.
Gli sviluppi della crisi politica hanno in parte influenzato l’agenda per l’emanazione dell’ultimo capitolo della saga dei ristori; l’appuntamento per il via libera del Parlamento, previsto inizialmente per il 20 gennaio, è stato, infatti, ulteriormente rinviato. Lo scostamento porterà il deficit a circa il 9%; quest’ultimo dato è, però, solo un riferimento teorico perché ipotizzando un Pil 2021 al +3,5%, come dalle ultime stime dell’Istat, il disavanzo potrebbe superare il 10% al netto di altri interventi successivi di sostegno all’economia.
Dall’analisi delle singole componenti che compongono il puzzle delle misure contenute nel nuovo decreto si evince che, per gli indennizzi a sostegno delle attività colpite dalla pandemia, la dote “finanziaria” conterà circa 15mld. E qui si genera la principale differenza rispetto ai precedenti decreti “Ristori”. Una parte significativa delle risorse, infatti, non si materializzerà sul conto corrente dei beneficiari, ma si tradurrà in “tax credit”. Ai consueti (esigui) “bonifici”, quindi si affiancheranno anche consistenti crediti d’imposta in larga parte per cancellare le tasse sospese fino al 30 aprile. Una parte degli aiuti, nel complesso di misure che dovrebbero valere circa 12 mld, dovrebbe tradursi sotto forma di cancellazione delle tasse attraverso un complesso meccanismo che si propone di trasformare gli stanziamenti in “tax credit” da utilizzare in “compensazione”.
L’idea che si fa prepotentemente strada, tra i tecnici del Mef, è quella di ridurre l’entità degli indennizzi erogabili con bonifico sul conto corrente attraverso una compensazione con un credito d’imposta parametrato al “valore” delle tasse sospese. Un percorso che dovrebbe consentire al contribuente, in sostanza, la possibilità di optare tra accredito diretto in conto corrente, come avvenuto fino ad oggi, e un tax credit da utilizzare in compensazione per ridurre le tasse rinviate a marzo o ad aprile con gli acconti di fine novembre 2020.
Da più parti si preme, inoltre, per nuove forme di sanatoria, sotto forma di rottamazione quater e saldo e stralcio, ma secondo il Ministro Gualtieri questo percorso aumenterebbe il rischio di cancellare tasse anche a chi non ha subito perdite di reddito riconducibili alla pandemia. Ancora in bilico, quindi, la promessa cancellazione delle tasse per il quale il decreto ristori quater ha in dote un fondo da oltre 5 mld di euro.

