“Ritorno all’Amarina” è un andare indietro nel tempo nei luoghi della memoria e dei sentimenti dove le persone, gli oggetti e i ricordi dell’infanzia, dell’adolescenza e della gioventù perduta testimoniano quello che siamo stati.
Giuseppe Lazzaro Danzuso, autore dell’opera, si è confrontato venerdì sera al PataPata a Sampieri, per l’ultimo appuntamento di “Autori & Libri, Conversando a Sampieri”, con la giornalista Franca Antoci su “come eravamo”, una generazione dei baby boomer, nati tra il 1945 e gli anni Settanta, figli di Carosello, del maestro Manzi e di Padre Mariano nel suo ineguagliato sermone serale televisivo.
Una generazione che, nell’arco di cinquant’anni, è passata dalla preistoria alla fantascienza: dal telefono a cornetta, al cellulare, a internet, con una rapidità sconvolgente.
“Ritorno all’Amarina” è un ritorno a casa, in quel luogo di villeggiatura delle vigne di Adrano, l’Amarina appunto, dove cresceva rigogliosa la pianta dell’amarena e dove l’autore ha trascorso la sua giovinezza tra zie attempate e zii irascibili, cugini imbranati e tassisti con i piedi a papera che, con i loro capientissimi taxi (i vecchi wagon con strapuntini), accompagnavano la famiglia in campagna con il corredo di cibi succulenti e scorte di vini rossi dell’Etna.
La presentazione del libro, riemerso dopo diciassette anni dai cassetti della memoria e dato alle stampe, è stata impreziosita dalla proiezione di quattro filmati girati dal papà di Giuseppe Lazzaro Danzuso che, con una Super 8 (piccolo esempio di archeologia industriale), riprendeva i momenti salienti delle ricorrenze in famiglia: le gite in campagna, le feste da ballo nelle balere, la preparazione dell’albero di Natale.
“Ritorno all’Amarina” è ambientato a Monte Porzio Catone, nei Castelli romani, a poche ore dalla fine del millennio e si muove per flashback che fissano il racconto su un piccolo mondo antico e incantato che non tornerà più, ma che continua a vivere nella memoria di chi ha vissuto quegli anni di grandi passioni, cambiamenti e speranze per il futuro.
L’autore, giornalista di lungo corso e autore di ventidue opere quasi tutte ancorate sul filo della memoria, utilizza nei suoi testi un italiano contaminato da espressioni in dialetto catanese, ineguagliabile per efficacia nell’esprimere al meglio emozioni e sentimenti.
Giuseppe Lazzaro Danzuso e Franca Antoci sono riusciti a regalare una serata con un’atmosfera familiare e confidenziale all’attento pubblico (composto quasi esclusivamente da persone di mezz’età) che ha partecipato all’emozione di un viaggio di fine estate sul filo della memoria.
Su “Autori & Libri, Conversando a Sampieri” cala il sipario per l’edizione 2019 e il suo direttore artistico, il giornalista Marco Sammito, ha dato appuntamento al prossimo anno, annunciando un’edizione ricca di novità, grazie all’impegno che il PataPata intende portare avanti, con entusiasmo e ferma convinzione, nella promozione della buona letteratura.

