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Il ritorno di “De Felice meets the Wine Makers” tra incontri, testimonianze e storie straordinarie

Il ritorno di “De Felice meets the Wine Makers” tra incontri, testimonianze e storie straordinarie
De Felice meets Wine Makers

Enoturismo e non solo al centro dell’iniziativa dell’Iiss catanese, luogo di connessione tra istruzione e lavoro

L’IISS De Felice Giuffrida Olivetti di Catania ha organizzato nei giorni scorsi la quarta edizione del “De Felice meets Wine Makers”, un evento dedicato all’enoturismo e alle eccellenze del territorio. Una giornata interamente pensata per creare un ponte tra cultura, scuola e mondo produttivo, che ha visto la partecipazione di produttori vinicoli locali e operatori del settore.

La manifestazione si è aperta con un incontro tra studenti e imprenditori: un confronto significativo durante il quale i ragazzi hanno potuto ascoltare diverse testimonianze e conoscere le varie realtà produttive del territorio. L’Etna, infatti, da diversi anni attira numerosi visitatori grazie alla qualità dei vini prodotti sui suoi versanti, contribuendo allo sviluppo economico e alla valorizzazione delle tradizioni locali. Quella dell’enoturismo, dunque, si conferma una materia su cui puntare con emozione, passione, competenze e innovazione. Un’occasione preziosa per i lavoratori di domani, che hanno potuto confrontarsi direttamente con esperti del settore, scoprire le proprie inclinazioni, arricchire il proprio bagaglio di esperienze e dar seguito alle proprie passioni.

“Questi incontri – ha affermato la dirigente scolastica Anna De Francesco – rappresentano un modo per far conoscere la nostra terra. Ringrazio tutte le associazioni e i produttori che ci sostengono in questa iniziativa. Da vent’anni assistiamo a un vero e proprio boom di imprese vinicole di eccellenza, che hanno favorito un forte afflusso turistico. Il nostro obiettivo è unire imprenditoria e scuola: attraverso i percorsi di PCTO e di apprendistato di primo livello formiamo i ragazzi e li prepariamo all’ingresso nel mondo del lavoro. Grazie ai contatti con gli ITS di Siracusa, Caltagirone e Palermo vogliamo ampliare ulteriormente l’offerta formativa. Dobbiamo valorizzare il nostro territorio e trasformare le sue risorse in opportunità di crescita, affinché i nostri studenti diventino un’eccellenza nella loro stessa terra”.

Da anni l’Istituto punta con convinzione sulla formazione degli studenti, fornendo loro strumenti concreti per arricchire le competenze e avvicinarsi al mondo del lavoro già durante il percorso scolastico. Come sottolinea la dirigente De Francesco: “L’apprendistato è diverso dal PCTO, perché rappresenta una vera esperienza lavorativa in azienda che consente ai ragazzi di conoscersi e mettersi alla prova. Negli anni abbiamo ricevuto anche numerose richieste di assunzione a seguito di queste esperienze”.

“Sono molto soddisfatta – ha aggiunto la dirigente – di come questi progetti si stiano sviluppando, e continuerò a cercare nuove soluzioni grazie alla collaborazione del Collegio dei docenti, dell’Amministrazione, dei collaboratori scolastici e di tutto il personale. Abbiamo realizzato numerosi PCTO all’estero tramite fondi europei ed Erasmus, inviando docenti e personale amministrativo a formarsi fuori dall’Italia per perfezionare la lingua e conoscere nuovi contesti, in un vero scambio culturale”.

Il focus dell’Istituto resta comunque l’inserimento nel mondo del lavoro: “Il nostro impegno – prosegue De Francesco – è quello di far studiare i ragazzi e le ragazze guardando alla realtà produttiva del territorio, così da prepararli a un futuro inserimento professionale consapevole e qualificato”.

L’edizione di quest’anno del “De Felice meets Wine Makers”, intitolata “Il riscatto di un territorio: la rinascita attraverso i vini muffati”, ha visto la presenza del professore Danilo Trapanotto, docente dell’Istituto e presidente dell’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino), e di Marika Mannino, direttrice della Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna, la quale ha ribadito l’importanza del dialogo costante tra scuola e territorio.

Tematiche che sono state poi approfondite nel corso della conferenza tenutasi nell’Aula Magna dell’Istituto, che ha visto la partecipazione di Christel De Lassus, docente dell’Università Eiffel di Parigi e autrice del libro “La ragazza delle meraviglie”, esempio concreto del legame tra enogastronomia e turismo.

Il romanzo racconta la vita di Josephine d’Yquem, giovane donna che con determinazione e coraggio riuscì a produrre uno dei più rinomati vini di Francia, lo Château d’Yquem.

Una vicenda ambientata nel Settecento, capace di intrecciare la passione per il vino con la forza di una protagonista straordinaria che, nonostante le difficoltà e i limiti imposti dal suo tempo, riuscì a tenere in piedi un’impresa innovativa e trasmetterla alle generazioni future, pur essendo donna. “Ho scritto questo libro – ha spiegato Christel De Lassus – per raccontare l’eccezionalità di questa donna e la sua resilienza. La sua storia è un esempio di forza e dedizione, un modello per i giovani che vogliono raggiungere il successo attraverso la qualità e l’impegno”.

La storia ripercorre la vita di Josephine fin dall’infanzia: nata nel 1768, figlia unica, affiancò il padre nella coltivazione di viti di vino bianco e rosso e imparò a conoscere ogni fase della produzione. Dopo la perdita dei genitori, Josephine capì che l’azienda di famiglia era la sua unica ancora di salvezza e mise tutta se stessa per portarla avanti. Il matrimonio con il marchese Louis Amedee de Lur Saluces la introdusse negli ambienti della corte di Versailles, dove entrò in contatto con diplomatici e intenditori di vino, tra cui Thomas Jefferson. Nonostante le prove della vita – la perdita del marito e del figlio – Josephine continuò a sperimentare e a innovare. Durante la Rivoluzione francese, un’imprevista sospensione della produzione, a causa anche dei suoi due arresti, favorì la comparsa della muffa nobile Botrytis Cinerea, che rese il vino di qualità superiore. Josephine divenne così una vera imprenditrice e oltre alla grande attenzione nella selezione dei grappoli d’uva durante la raccolta, decise di iniziare a presentare il celebre vino dolce Château d’Yquem in bottiglia con un’etichetta distintiva, simile a quella odierna.

“Josephine – ha concluso Christel De Lassus – fu una donna visionaria per la sua epoca, anche nella comunicazione, un esempio per tutte noi perché riuscì a innovare rispettando la tradizione. Con il suo lavoro contribuì alla nascita dell’enoturismo e alla crescita dell’interesse per i vigneti e i castelli della zona di Bordeaux”.

Nel 1855, pochi anni dopo la sua morte, sotto il regno di Napoleone III, Château d’Yquem ottenne il riconoscimento di Premier Cru Supérieur nella storica Classificazione di Bordeaux. Un esempio ispiratore su cui si è soffermata Agata Matarazzo, docente di Economia dell’Università di Catania, che ha evidenziato l’importanza della formazione post-scolastica: “Mi complimento per la scelta del libro: Josephine d’Yquem fu una pioniera dell’innovazione. La sua storia mostra il valore dell’impresa familiare che sa rinnovarsi senza perdere le proprie radici. Ha creduto in una passione, ha osato e imparato dai propri errori. Per realizzare un’imprenditoria d’eccellenza è fondamentale la formazione e la conoscenza delle opportunità che il nostro territorio offre per completare un percorso di crescita professionale”.