Il segretario regionale della Flc Cgil Adriano Rizza sull'ipotesi di accorpamento degli istituti scolastici
Cosa ne pensa dell’ipotesi di un accorpamento degli istituti scolastici?
“Senza ombra di dubbio si tratta di un’operazione di natura economica, finalizzata ancora una volta a risparmiare sulle risorse destinate al sistema d’istruzione del nostro Paese. Lo scopo principale è quello di ridurre, progressivamente, l’organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generale e amministrativi (dsga), che sarà ridimensionato radicalmente. In questo modo lo Stato risparmierà oltre 1.400 stipendi. Ma la cosa più grave in assoluto sarà la drastica ondata di accorpamenti fra istituti, che poterà alla scomparsa, a partire dall’A.S. 2024/25, di oltre 700 unità scolastiche, abbattendosi soprattutto nelle regioni del Sud”.
Quali scenari si aprirebbero per la Sicilia?
“Non possono che essere drammatici gli scenari che si prospettano per una regione come la Sicilia, che è già sofferente per tutta una serie di criticità ataviche: dispersione scolastica, con una media superiore al 21% e punte del 25% in alcuni territori; povertà educativa, basti pensare che siamo fanalino di coda in Italia per tempo scuola; infrastrutture inadeguate, il 16,5% degli edifici scolastici statali sono stati classificati come vetusti; disagi con la viabilità e i trasporti; calo demografico e flusso emigratorio in aumento. In questo scenario drammatico, che più volte abbiamo rappresentato agli organismi si pertinenza, la Sicilia si presenta con oltre 500 scuole, delle attuali 812, sotto la soglia dei 900 iscritti. Questo comporterà la scomparsa di oltre 100 istituzioni scolastiche e le province più colpite saranno quelle delle aree interne”.
La cosa avrebbe conseguenze, a suo avviso, sulla dispersione scolastica, fenomeno molto diffuso nella nostra regione?
“Il fenomeno della dispersione scolastica, che come detto prima raggiunge percentuali altissime e ci mette, purtroppo, ai primi posti non solo in Italia, che ha una media del 12% circa, ma anche in Europa, andrebbe contrastato aumentando la presenza di scuole nei territori. E la scuola non è fatta solo di aule e insegnanti, ma anche di ufficio di presidenza e uffici di segreteria. Punti di riferimento importanti non solo per gli studenti, ma anche e soprattutto per le famiglie. Il dimensionamento scolastico, così come previsto dalla legge di bilancio 2023, andrà a colpire proprio questi settori delle scuole. Una scelta politica ed economica allo stesso tempo, che provocherà danni notevoli non solo dal punto di vista occupazionale ma anche rispetto ai servizi che la scuola deve garantire nei territori. Un ultimo dato di carattere tecnico è legato alle inevitabili difficoltà che dovranno affrontare i dirigenti scolastici, allorché dovranno gestire molto probabilmente scuole che ricadranno su più comuni e di conseguenza dovranno gestire i rapporti legati alle spese di funzionamento (servizi di trasporti, riscaldamento, manutenzione, etc.) non più con uno o due amministratori locali, ma con più di questi. Facile intuire quanto tutto diventerà più complicato”.