Virginio Rognoni è stato un uomo dall’altissimo senso dello Stato
Fu sua l’idea di un gruppo interforze specificamente dedicato alla lotta al terrorismo alla cui guida chiamò il generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa che, nella qualità di “coordinatore delle forze di polizia e degli agenti informativi per la lotta contro il terrorismo”, rispondeva direttamente al ministro Rognoni. Fu sua, tra le riforme più significative, quella della smilitarizzazione della Polizia di Stato nel 1981 della quale si pose in risalto l’“organicità globale della Amministrazione della Pubblica sicurezza alle dipendenze dirette dell’autorità politica, al di fuori, quindi, di ogni sospetto di corpo separato”. E quando l’attenzione si rivolse maggiormente al contrasto della criminalità organizzata, fu Rognoni nel 1982, il promotore, insieme a Pio La Torre, della fondamentale legge Rognoni-La Torre del 13 settembre 1982.
La Torre fu assassinato dalla mafia nell’aprile 1982 e Dalla Chiesa cadde vittima della mafia, insieme alla giovane moglie, cento giorni dopo la sua nomina da Rognoni a Prefetto di Palermo, nel quadro dei programmi di contrasto alla mafia. Furono passaggi e vicende difficili e dolorosissime e posso testimoniare la sua grande tristezza, ma mai vidi Rognoni vacillare nella sua fede nella democrazia e nella sua profonda fiducia che la democrazia, il diritto, il popolo italiano, le forze dell’ordine, la magistratura ordinaria, la Costituzione, avevano la forza di resistere e battere sul campo sia il terrorismo che la criminalità organizzata. Furono questa fede e questa fiducia e la serena forza che da esse emanava il segreto della sua e della nostra resistenza in quegli anni terribili.
Dopo la cessazione delle responsabilità come Ministro degli Interni, Rognoni ebbe altri importanti incarichi tra i quali: Ministro di Grazia e Giustizia (1986-87), Ministro della Difesa (1990-92), componente del Consiglio superiore della magistratura e vice-presidente della stessa (2002-2006). In ognuna di queste attività ha fatto cose sempre significative, ben riassunte nelle condoglianze e nel commiato che dopo la sua morte (notte del 20 settembre 2022) il vice presidente del Consiglio Superiore della magistratura, David Ermini, pronunciò con parole che meritano di essere ricordate: “Un galantuomo, un democratico, un europeista, un uomo delle istituzioni. È stato studioso e giurista insigne e politico appassionato e autorevole. Rognoni è stato un uomo dall’altissimo senso dello Stato che ha saputo guidare il CSM con equilibrio e saggezza in anni di forte tensione tra politica e magistratura. “La sua è stata una figura pubblica di primissimo piano nella storia repubblicana, e il suo nome sarà per sempre ricordato grazie alla legge, firmata con Pio La Torre, che introdusse il reato di associazione di tipo mafioso e il sequestro e la confisca dei beni delle organizzazioni criminali”.
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