Rosario Fresta: «L’edilizia cresce ma sconta un ricambio generazionale» - QdS

Rosario Fresta: «L’edilizia cresce ma sconta un ricambio generazionale»

Rosario Fresta: «L’edilizia cresce ma sconta un ricambio generazionale»

Salvatore Rocca  |
giovedì 27 Luglio 2023

Forum con Rosario Fresta, presidente Ance Catania

Intervistato dal vice direttore Raffaella Tregua, il presidente di Ance Catania, Rosario Fresta, risponde alle domande del QdS.

Qual è lo stato di salute del settore delle costruzioni?
“Il comparto ha registrato negli ultimi due anni un andamento positivo. Un terzo della crescita del Pil del Paese degli ultimi due anni è attribuibile all’edilizia, che ha continuato a beneficiare delle opportunità offerte dagli incentivi fiscali finalizzati all’efficientamento energetico e sismico degli edifici, soprattutto del Superbonus. In Sicilia, solo nel 2022, il settore ha registrato 17.619 interventi contro i 6.307 del 2021, per un ammontare di poco meno di 3,1 miliardi contro gli 1,05 miliardi del 2021. Anche il settore dei lavori pubblici ha registrato un incremento dei livelli produttivi, attribuibile soprattutto alla realizzazione degli investimenti inseriti nel Pnrr. Questo trend dovrebbe essere confermato anche per il 2023. La Sicilia è destinataria di ben 9,5 miliardi distribuiti su tutte le Missioni e le maggiori risorse trovano collocazione soprattutto nella Missione 2 Rivoluzione verde e transizione ecologica (37% pari a 3.493 milioni) e nella Missione 3 Infrastrutture per una mobilità sostenibile (28% pari a 2.616 milioni). Quest’ultima comprende la linea Av/Ac Palermo-Catania-Messina e altri investimenti sulla rete ferroviaria e sul sistema portuale regionale. Tra questi la sistemazione del Nodo di Catania con l’interramento della linea tra Catania Acquicella e Bicocca (per un importo di 370 milioni) che consentirà il prolungamento della pista dell’aeroporto di Catania”.

Quali sono i numeri del comparto in provincia di Catania?
“Abbiamo 130 imprese associate. Catania ha da sempre dimostrato di avere una marcia in più. A livello provinciale questo trend si riflette con un aumento dell’occupazione e un incremento del 45% nel 2022, rispetto l’anno precedente, della massa salariale denunciata in Cassa edile. Siamo passati da 60 milioni a oltre 100 milioni. Il trend è in crescita anche nel 2023 e dovrebbe essere quindi confermato. Ciò vuol dire aumento dell’occupazione, del potere di acquisto. Ma l’instabilità dei bonus, il blocco dei crediti è l’altra faccia della medaglia, che ha creato crisi di liquidità per le imprese, pur in presenza di crediti fiscali nei propri cassetti. Parlo dei cosiddetti crediti incagliati, cui abbiamo cercato di dare una risposta di sistema attraverso un protocollo siglato tra Ance Catania e Confindustria Catania lo scorso aprile, allo scopo di creare un borsino crediti e favorire l’incontro domanda-offerta”.

Con quali criticità si confrontano principalmente le aziende etnee?
“Intanto la ricerca di personale qualificato. Oggi soffriamo il ricambio generazionale. Abbiamo avuto famiglie che hanno suggerito ai figli di proseguire gli studi per prendere un pezzo di carta o cambiare direzione verso un altro settore. A ciò si aggiunge il fatto che per molti giovani questo tipo di professione non è attrattiva. Dall’altro, però, si registra una disponibilità verso questi lavori da parte di cittadini immigrati. Abbiamo sottoscritto un protocollo con la Comunità di Sant’Egidio finalizzato all’inserimento socio-lavorativo in edilizia dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale e di altri cittadini stranieri. A oggi circa 25 giovani extracomunitari hanno trovato lavoro. Recentemente anche Ance nazionale ha sottoscritto con il ministero del Lavoro e degli Interni, insieme ai sindacati di categoria, un Protocollo nazionale. Un altro è stato avviato con la Fondazione Ventorino, nello specifico con Casa Livatino, che offre assistenza ai detenuti che godono della misura alternativa alla detenzione in carcere”.

Le risorse messe a disposizione dal Pnrr si stanno rilevando un aiuto concreto?
“Secondo noi sono anche troppe. Sono stati stanziati circa 43 miliardi, 9,5 miliardi solo per la Sicilia. La scadenza del 2026 è fin troppo vicina. Contiamo di ottenere una proroga di 6-7 anni. Nella provincia di Catania un significativo passo in avanti è stato fatto per i Pui, i Piani urbani integrati, uno dei filoni di finanziamento Pnrr che sicuramente avrà un impatto rilevante sul nostro territorio, considerato che alla Città Metropolitana di Catania vanno 185,5 milioni di euro per progetti di recupero e riqualificazione di aree degradate. Ed è proprio sui Piani integrati che il Comune di Catania, come soggetto attuatore, è quello con i maggiori finanziamenti (una spesa di circa 74 milioni di euro) che incideranno sui quartieri di Librino, San Berillo, Ognina e Monte Pò. A Catania le opportunità sono importanti: abbiamo opere come la Metropolitana e la Zes ma bisogna spendere bene le risorse. Il sindaco Enrico Trantino sta facendo uno sforzo importante e si è dimostrato fin da subito disponibile e aperto al dialogo. Questo è un periodo in cui ci sono le condizioni per fare molto: abbiamo soltanto il problema del tempo. Dobbiamo cambiare passo”.

Riqualificazione del patrimonio edilizio con Catania utilizzata da città modello

Quali provvedimenti dovrebbero adottare i Governi nazionale e regionale a supporto dell’edilizia?
“Primo fra tutti è necessario pensare a una seria politica per la riqualificazione del nostro patrimonio edilizio. Ce lo chiede sul fronte della riqualificazione energetica l’Unione europea. Riteniamo che la verifica strutturale e il suo adeguamento debba essere un presupposto imprescindibile per l’ottenimento o comunque per una diversificazione dell’aliquota agevolativa sul fronte energetico, con le opportune attenzioni per le famiglie con redditi medio-bassi. A Catania, per esempio, esiste un problema di fragilità sismica. Si tratta di una delle città a più alto rischio sismico, classificata così sono nel 1981. Secondo noi bisogna fare un’operazione di tipo culturale: vogliamo tenere alta l’attenzione sul tema. A Canalicchio sono stati fatti due interventi, ma si tratta di operazioni molto costose e difficili da realizzare a spese del condominio. Lo stesso problema si presenta per le scuole. Paradossalmente, gli edifici in muratura sono più resistenti di quelli realizzati in cemento armato nel corso degli anni Sessanta. Gli edifici precedenti sono più resistenti ai terremoti. Una volta magari non si conosceva la normativa ma si lavorava con criterio. A livello nazionale occorre quindi rivedere il sistema delle agevolazioni fiscali. A livello regionale, in assenza di disposizioni nazionali in materia di rigenerazione urbana, è necessaria una normativa che consenta e agevoli la sostituzione edilizia, introducendo meccanismi incentivanti, ma anche facilitazione all’accesso al credito per la manutenzione straordinaria, l’adeguamento alle norme vigenti e alle disposizioni antisismiche. Si potrebbe parlare di un ‘modello Catania’ che possa diventare metodologia di intervento per le altre aree a rischio sismico”.

Rosario Fresta - Ance Catania

Nuovo Codice degli appalti serve maggiore attenzione

Nuovo Codice degli appalti: quale bilancio per la tre giorni di confronto organizzata a Sant’Agata Li Battiati? Quale feedback è stato restituito dalle associate che hanno partecipato?
“Rispetto al vecchio Codice, quello nuovo ha un approccio differente e innovativo. La tre giorni sul nuovo Codice degli appalti, con l’ultimo incontro che si è tenuto giovedì 20 luglio, è nata sia come momento di studio, ma anche come occasione di confronto tra Stazioni appaltanti e operatori economici. Questo confronto acquista una maggiore importanza in relazione al Codice 36, dove fiducia e risultato, insieme all’accesso al mercato, rappresentano i criteri interpretativi dello stesso, attribuendo una più ampia discrezionalità alla Stazioni appaltanti. Un Codice che apre molto, per gli appalti sotto soglia fino a 5,3 milioni, ampliando il ricorso alle procedure negoziate senza bando. Questo teoricamente potrebbe sottrarre alla concorrenza e al mercato il 50% dei lavori; sottolineo teoricamente, in quanto non c’è l’obbligo di non bandire le gare, potendo comunque le Stazioni appaltanti utilizzare le procedure di gara ordinarie sopra 1 milione di euro, senza il bisogno di una motivazione specifica. Il Ddl regionale, attualmente all’esame della IV Commissione, di cui auspichiamo a breve l’approvazione, ridisegna in tutto questo come e quale ruolo avranno gli Urega come soggetti preposti all’espletamento delle gare. Questi incontri hanno messo in evidenza la maggiore attenzione che le imprese dovranno prestare ai bandi di gara a fronte delle novità e agli spazi di discrezionalità dati alle Stazioni appaltanti; discrezionalità che dovrà muoversi nell’obiettivo del risultato e in relazione al singolo intervento, tra questi il limite al subappalto”.

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