L’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha comunicato che negli ultimi decenni si sono accumulate cartelle esattoriali non riscosse per crediti tributari e previdenziali di un’enorme cifra: milleduecento miliardi, vale a dire l’equivalente di tutte le entrate di un anno del bilancio dello Stato.
Perché questa cifra enorme, che rappresenta un credito probabilmente inesigibile, quasi totalmente? Deriva dall’inefficienza degli enti creditori che non sono stati capaci di incassare tempestivamente gli importi delle stesse.
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha anche comunicato che dell’immenso importo indicato forse si potranno riscuotere cento miliardi circa, che sarebbero comunque un importante aumento delle entrate del bilancio dello Stato.
Ma per raggiungere tale obiettivo è necessario cambiare il modello organizzativo dell’esazione e provvedere alla “rottamazione” delle cartelle.
Da un punto di vista dell’equità sociale la “rottamazione” è iniqua perché significa che si bonificano ai contribuenti imposte che dovevano pagare in tutto o in parte. Ma da un punto di vista pratico, tenere in giacenza importi rilevanti considerandoli carta straccia è un danno obiettivo per le casse dello Stato, per cui la “rottamazione” è uno strumento utile, ripetiamo, seppur iniquo, perché bisogna fare i conti con la realtà prima indicata.
Per fortuna il ministro delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, sta riuscendo a tenere sul binario dell’equilibrio i conti dello Stato nel loro complesso, con la conseguenza positiva che lo Spread è sceso a un livello che non si raggiungeva da quasi vent’anni (ottanta punti), le entrate del bilancio sono leggermente aumentate di qualche punto percentuale e le uscite si sono mantenute.
Resta un punto grave, ma che non dipende da questo Governo essendo un retaggio di tutti gli Esecutivi precedenti, e riguarda il rapporto fra Pil e debito pubblico portato dai Buoni del Tesoro Poliennali (BTP). Tale debito è intorno al centotrentasette per cento. Ricordiamo che in Francia si urla e si strepita perché il loro debito ha raggiunto la soglia del centodiciassette per cento.
Come scritto prima, le cause dell’accumulo dell’immensa cifra di crediti portati dalle cartelle esattoriali deriva dalla disfunzione delle Pubbliche amministrazioni, ai loro tre livelli (nazionale, regionale e locale), cioè nell’incapacità di organizzare le proprie strutture in modo da riscuotere i crediti che via via andavano maturando.
Nel nostro Paese esisteva anche l’ente che si occupava della riscossione, che ora è stato raggruppato con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, pur costituendo una divisione diversa. Questa riunione dovrebbe rendere efficiente il metodo di riscossione, quanto meno delle imposte correnti, e quindi evitare un ulteriore accumulo di cartelle non riscosse. Staremo a vedere se la situazione migliorerà.
Vi sono gli Enti locali che procedono a riscuotere i propri tributi in modo autonomo, di solito affidandoli a società private. Ma in questo processo vi è un buco e consiste nel fatto che tali società di riscossione ricevono un compenso fisso e solo in minima parte un compenso variabile, il che non le porta a fare di tutto per incassare, perché tanto il compenso arriva lo stesso.
La questione che oggi poniamo alla vostra attenzione non è di poco conto, perché incassare o non incassare i tributi significa consentire allo Stato e alle sue ramificazioni di spendere somme per investimenti, che sono il carburante fondamentale per la crescita economica e sociale del Paese.
Quando vi sono minori entrate, Stato, Regioni ed Enti locali tagliano le uscite per investimenti in quanto devono prima pagare tutta la spesa corrente. Questo processo è estremamente dannoso perché mentre la spesa corrente non fa crescere il Pil, quella per investimenti produce una forte crescita del Pil, dell’occupazione e in genere del benessere di cittadine e cittadini.
Vi daremo conto dell’evoluzione del sistema in rassegna non appena avremo notizie dal Mef dell’andamento delle riscossioni delle cartelle “ammuffite”.

