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Ruote che girano a vuoto e ruote che viaggiano

Ruote che girano a vuoto e ruote che viaggiano
Claudio Rocchi

Si può girare a vuoto o si può intraprendere un viaggio, si può correre o si può andare lentamente

C’è una bellissima canzone dello scomparso cantautore Claudio Rocchi la quale dice che “La realtà non esiste”. Il testo è davvero straordinario:

“Quando stai mangiando una mela tu e la mela siete parti di Dio,
quando pensi a Dio sei una parte, di ogni parte e niente è fuori da tutto.
Quando vivi tu sei un centro di ruota e i tuoi raggi sono raggi di vita,
puoi girare solo intorno al tuo perno o puoi scegliere di correre e andare.
Quando dormi tu sei come una stella e il respiro è come fuori dal tempo,
quando ridi è come il sole sull’acqua, sai che farne della vita che hai.
Quando ami tu ridoni al tu corpo quel che manca per riempire un abbraccio,
quando corri sai esser lepre o lumaca, se hai deciso di arrivare o restare.
Quando pensi stai creando qualcosa l’illusione è di chiamarla illusione,
quando chiedi tu hai bisogno di dare, quando hai dato hai realizzato l’amore.
Quando gridi la realtà non esiste hai deciso di esser Dio e di creare,
quando chiami tutto questo reale hai trovato tutto dentro ogni cosa”.

Ogni tanto dovremmo soffermarci su questo testo, forse dimenticato troppo in fretta, e in particolare su alcuni versi, il primo: “Quando vivi tu sei un centro di ruota e i tuoi raggi sono raggi di vita, puoi girare solo intorno al tuo perno o puoi scegliere di correre e andare”. Il secondo: “Quando corri sai esser lepre o lumaca, se hai deciso di arrivare o restare”. Possono sembrare frasi banali, messe lì per accoppiare le rime o per stupire chi ascolta. In realtà rappresentano l’essenza stessa dell’essere: si può girare a vuoto o si può intraprendere un viaggio, si può correre o si può andare lentamente.

I concetti di Rocchi si possono applicare a qualsiasi ambito della vita. Ciascuno di noi, per esempio, può decidere se mugugnare o lottare, se polemizzare o proporre, se partecipare o mollare, se preparare o subire, se essere lepre o lumaca, se girare intorno al proprio perno o decidere di correre e andare. Ebbene sì, anche se ormai non facciamo altro che cercare un colpevole, a cui attribuire il nostro immobilismo, la nostra pigrizia o forse pure la nostra vigliaccheria, è solo a noi stessi che possiamo attribuire tutto questo ed è inutile negarlo. Chi nega la propria quota di responsabilità, in realtà, è il migliore alleato di chi non ha nessuna voglia di migliorarsi e di migliorare la società in cui vive, che quindi continuerà a resistere nella condizione data, anche se si dovesse trattare della peggiore condizione possibile.

La libertà senza la responsabilità è liberticidio

In tal senso, ci capita spesso di evocare la libertà, di rivendicarne il diritto, ma trascuriamo il fatto che la libertà senza la responsabilità è liberticidio, anzi è un vero e proprio assassinio della libertà altrui, anche quando si realizza a parti invertite. È per questa ragione che ogni giorno, che ci piaccia o no, dobbiamo decidere se girare intorno al perno della nostra vita o se pedalare in direzione di una determinata meta e faticare per raggiungerla. Ho visto tanta gente avere fortuna, io stesso ho avuto tanta fortuna, ma non ho mai visto nessuno ottenere un risultato senza fare nulla per riuscirci.

Per la libertà è la stessa cosa, come lo è per la democrazia, per il successo, per la serenità, insomma per qualsiasi cosa, dato che il concetto appena espresso può essere applicato a qualunque ambito. Claudio Rocchi sintetizzò il suo pensiero nella canzone che abbiamo ricordato, ma purtroppo lui lasciò troppo presto questa terra, dunque spetta a ciascuno di noi fare in modo che nessuno dimentichi il fatto che una cosa è girare a vuoto, una cosa è mugugnarsi e lamentarsi, una cosa è blaterare su qualsiasi argomento, altra cosa è costruire una prospettiva, altra cosa è prepararne la sua realizzazione, altra cosa è parteciparvi con passione e competenza, altra cosa è “correre e andare”.

Credo che autori come Rocchi, Gaber, De Andrè, e qualche altro meriterebbero di essere studiati a scuola e ben spiegati soprattutto a quanti pensano che con la cultura non si possa mangiare, magari perché costoro non ne hanno mai gustato lo straordinario sapore.