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Il Salar de Uyuni, un magico “specchio” naturale che riflette lo splendore del cielo

Il Salar de Uyuni, un magico “specchio” naturale che riflette lo splendore del cielo
Il Salar de Uyuni, la più vasta distesa salata del pianeta

Francesco De Blasio (Cnr) racconta il lavoro del team di ricerca internazionale che ha studiato il Salar de Uyuni, la distesa salata più vasta del pianeta

ROMA – Nel cuore dell’altopiano boliviano, a oltre 3600 metri di altitudine, si estende il Salar de Uyuni, la più vasta distesa salata del pianeta: circa 10.000 km² di superficie che, durante la stagione delle piogge, si trasforma in uno specchio naturale perfetto. Un fenomeno tanto spettacolare quanto scientificamente affascinante, che ha attirato l’attenzione di un team di ricerca internazionale, con la partecipazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) in particolare dell’ingegnere Stefano Vignudelli dell’Istituto di Biofisica che ha fatto parte della spedizione in Bolivia e di Francesco De Biasio ricercatore dell’Istituto di Scienze polari, che abbiamo intervistato.

Dottor De Biasio, come è nato questo studio?
“Il progetto è frutto di una collaborazione internazionale con l’obiettivo di comprendere le caratteristiche di riflettività del Salar, un luogo unico al mondo, tanto da essere definito l’ottava meraviglia naturale”.

Quali strumenti avete utilizzato per analizzare il lago?
“Abbiamo integrato dati satellitari del programma europeo Copernicus con quelli raccolti durante una campagna di misurazione in situ, la prima mai condotta nel cuore del Salar durante la stagione delle piogge. A questo scopo abbiamo utilizzato droni, fotocamere, tecniche fotogrammetriche e persino piccole palline colorate per tracciare il movimento dell’acqua”.

Cosa rende così perfetta la riflessione del Salar?
“Durante le piogge, un sottile strato d’acqua si deposita sulla superficie salata, creando un effetto specchio talmente preciso da confondere cielo e terra. Ma questa condizione non è stabile: cambia nel tempo e nello spazio. Dal 2016 i satelliti Sentinel-3 osservano il Salar con radar altimetrici, registrando una superficie sorprendentemente liscia. Eppure, i venti sull’altopiano dovrebbero incresparla. Questo paradosso ci ha spinti a indagare più a fondo”.

Cosa avete scoperto?
“Le osservazioni satellitari indicano che le increspature non superano il mezzo millimetro. Per verificarlo, abbiamo organizzato una spedizione sincronizzata con il passaggio del satellite il 20 febbraio 2024. Raggiungere il sito non è stato semplice: si trattava di una zona remota, e l’elevata salinità dell’acqua rappresentava un rischio per i mezzi e gli strumenti”.

Quali dati avete raccolto sul campo?
“Abbiamo misurato temperatura dell’aria, vento, salinità, profondità e movimento dell’acqua. Una scoperta sorprendente è stata lo spessore dello strato d’acqua: nella zona d’indagine risultava di appena 1,8 cm, molto meno di quanto ci si aspettava sulla base di studi precedenti. Uno spessore così ridotto rende quasi impossibile la formazione di onde capaci di generare la riflessione diffusa della luce. Inoltre, abbiamo osservato minuscoli fiocchi di sale galleggianti: l’alta salinità dell’acqua potrebbe avere un effetto tensioattivo, contribuendo a mantenere la superficie straordinariamente liscia.

Le riprese con i droni hanno confermato la specularità?
“Sì, il riflesso del Sole appariva come una macchia luminosa perfettamente circolare, segno di una riflessione speculare quasi ideale. Le osservazioni incrociate tra droni e strumenti fissi ci hanno permesso di definire con precisione i movimenti della superficie liquida”.

Il fenomeno si manifesta tutto l’anno?
“No, è strettamente legato alla stagione delle piogge. I dati satellitari mostrano che la superficie comincia a diventare liscia a dicembre, con l’inizio delle precipitazioni, e raggiunge il massimo tra fine gennaio e inizio marzo. In quel periodo, circa la metà dei segnali radar indica una superficie perfettamente riflettente. Da aprile a novembre, invece, l’effetto è fortemente attenuato”.

Quali sono le implicazioni di questo studio?
“Oltre al fascino paesaggistico, il fenomeno ha grande rilevanza scientifica. Comprendere meglio le interazioni tra atmosfera e idrosfera in rapporto al clima può aiutare anche le istituzioni a pianificare politiche di sviluppo sostenibile. Sapere quando e dove si manifesterà l’effetto specchio potrebbe diventare un prezioso strumento per la ricerca, il turismo e la gestione del territorio”.