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Salario minimo, “Direttiva Ue impone un principio, non strumento (che da noi già esiste)”

Salario minimo, “Direttiva Ue impone un principio, non strumento (che da noi già esiste)”

“La Direttiva non obbliga gli Stati membri dotati di sistemi contrattuali ben strutturati ad adottare il salario minimo per legge”.

Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Ugl, risponde alle domande del QdS in merito all’introduzione del salario minimo e alla direttiva dell’Unione Europea che ne prevede l’introduzione nei Paesi membri.

Segretario Bombardieri, stando all’Europa che a metà settembre ha varato a Strasburgo un’apposita Direttiva, il salario minimo è una realtà nei Paesi Ue. Un tema sul quale il sindacato italiano a giugno, esattamente come Confindustria, aveva espresso alcune perplessità.

“Innanzitutto, è opportuno sgombrare il campo da equivoci: obiettivo della Direttiva, costruita anche con il contributo del sindacato europeo, è quello di garantire salari minimi adeguati e rafforzare e promuovere la contrattazione collettiva, aumentando l’effettiva tutela giuridica dei lavoratori. Dunque, è chiaro che la Direttiva non impone uno strumento (che peraltro in Italia già esiste, il contratto collettivo, appunto) ma un principio, peraltro già contenuto nell’articolo 36 della nostra Costituzione: ‘Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro’”.

“La Direttiva, quindi, non obbliga gli Stati membri dotati di sistemi contrattuali ben strutturati ad adottare il salario minimo per legge, ma li esorta a rafforzare le tutele. La linea della Uil è sempre stata chiara: ok al salario minimo purché sia ancorato ai minimi indicati nei contratti collettivi siglati dalle organizzazioni più rappresentative”.

E in Italia, stando ai dati Inps, oltre il 90 per cento dei lavoratori è sotto copertura contrattuale. Per quanto riguarda la rappresentanza, tuttavia, si apre un altro fronte: al Cnel risultano depositati quasi mille contratti collettivi ma solo un terzo reca la firma di Cgil, Cisl e Uil.

“È esattamente quanto sostengono i “detrattori” della contrattazione. Ma la questione da affrontare è quella dei cosiddetti contratti pirata, stipulati da realtà semisconosciute o numericamente inconsistenti. Si può pensare a una razionalizzazione e dire chiaro e forte che se un contratto fissa deliberatamente e sistematicamente condizioni al ribasso o se si applica a un numero di lavoratori equivalente a quello di un condominio, quel contratto è invalido”.

Altro tema: il cuneo fiscale.

“Bisogna mettere in campo scelte che lo riducano e che determinino un aumento del netto in busta paga. Lo avevamo proposto al Governo Draghi che, però, ha deciso di intervenire sulle aliquote. Ciò detto, anche su questo terreno siamo per misure strutturali che passino attraverso una seria riforma del fisco che agevoli il rilancio dei consumi”.

“Dunque, ridurre le tasse a lavoratori dipendenti e pensionati che, essendo soggetti a trattenute alla fonte, le tasse le pagano fino all’ultimo centesimo. Inoltre, combattere l’evasione: sia per motivi di equità, ma anche per recuperare risorse necessarie alla crescita del Paese”.