Salario minimo legale, Capone (Ugl): "Causerebbe riallineamento verso il basso" - QdS

Salario minimo legale, Capone (Ugl): “Causerebbe riallineamento verso il basso”

Salario minimo legale, Capone (Ugl): “Causerebbe riallineamento verso il basso”

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domenica 16 Ottobre 2022

Il Quotidiano di Sicilia ha intervistato Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, relativamente al salario minimo legale.

In Italia, una proposta di legge, a firma integrale del Movimento 5 Stelle, era già stata presentata nell’aprile del 2021, ma subito bocciata. Dopo poco più di un anno, l’argomento è tornato di attualità, questa volta a livello europeo. Stiamo parlando del salario minimo che, dopo l’approvazione, a metà settembre, di una Direttiva del Parlamento europeo, seguendo le indicazioni date a giugno dal Consiglio, sta per diventare realtà in tutta l’Unione. Destando, però, più di un dibattito.

Il Quotidiano di Sicilia ha intervistato Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, relativamente alla tematica.

Segretario Capone, la direttiva che invita gli Stati membri dell’Ue a introdurre un salario minimo legale non sembra influire molto sul nostro Paese considerato che il 90% dei lavoratori italiani è “coperto” dalla contrattazione collettiva.

“Il salario minimo legale è un grande bluff, una proposta non soltanto velleitaria, ma soprattutto dannosa per i lavoratori. Come Sindacato Ugl, da tempo denunciamo il problema della svalorizzazione del lavoro e della progressiva perdita del potere d’acquisto dei salari”.

Non le sembra che quello sul salario minimo sia un dibattito che gira a vuoto e che di fatto non può tradursi in un serio miglioramento della condizione lavorativa degli italiani?

“Per implementare le tutele e, al contempo, innalzare i livelli delle retribuzioni esiste soltanto una strada: riaprire la stagione della contrattazione collettiva. Il Ccnl, che in Italia copre oltre il 90% dei lavoratori, rappresenta uno strumento centrale in quanto definisce aspetti fondamentali come l’organizzazione e l’orario di lavoro, la progressione di carriera, la previdenza e il welfare. L’approvazione per legge di un salario minimo finirebbe per incentivare un riallineamento verso il basso delle retribuzioni senza peraltro risolvere il problema del lavoro sommerso. Ci opponiamo, pertanto, ad ogni tentativo volto ad indebolire i diritti acquisiti dei lavoratori e auspichiamo che il dialogo fra istituzioni e parti sociali sia al centro dell’azione del prossimo Governo. Oggi più che mai occorre rivedere l’attuale modello di relazioni industriali. Serve un Patto sociale fra lavoro e capitale fondato sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese come prevede l’articolo 46 della Costituzione.”

In campagna elettorale abbiamo sentito molte proposte relative al taglio del cuneo fiscale ma nessuno dice come. In che modo è possibile realizzare tale riforma? Nel merito, cosa tagliare: l’irpef? La previdenza? Le chiedo di approfondire meglio la questione.

“Nel nostro Paese il costo del lavoro ha raggiunto un livello insostenibile, rappresentando ormai una vera e propria spada di Damocle che grava su lavoratori e imprese. In dettaglio, ciò che grava sui redditi medi è la parte relativa alla tassazione dello Stato che è pari circa al 25% della retribuzione. Ad essa si aggiungono tasse regionali e comunali che ammontano fino al 2%. è chiaro che attraverso un taglio significativo del cuneo fiscale sarebbe possibile rendere la busta paga più consistente, favorendo i consumi grazie ad un surplus di retribuzione. è prioritario, dunque, ridurre in maniera strutturale la tassazione sul lavoro per difendere i salari dei lavoratori dall’aumento dell’inflazione e incentivare nuove assunzioni”.

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