Saldi, in Sicilia le vendite non decollano - QdS

Saldi, in Sicilia le vendite non decollano

Marco Carlino

Saldi, in Sicilia le vendite non decollano

giovedì 16 Luglio 2020

Il report di Confesercenti: esordio da incubo, per il 64% dei commercianti primo impatto negativo. Per i negozianti le motivazioni del flop vanno ricercate anche nelle stringenti misure anti-Covid

PALERMO – Esordio da incubo in Sicilia per i saldi estivi. Secondo un sondaggio condotto da Confesercenti Sicilia su un campione di 138 imprenditori, nonostante l’inizio anticipato rispetto al resto del Paese, per il 64% dei commercianti, infatti, la prima settimana di saldi è stata negativa rispetto allo scorso anno mentre il 26% ha giudicato “ininfluente” il peso delle vendite. In altre parole, oltre l’80% ha rilevato un calo significativo degli incassi.

L’associazione ha rivolto nove domande al fine di capire il trend delle vendite ma anche la percezione e l’atteggiamento degli imprenditori rispetto alle difficoltà della ripartenza dopo l’emergenza Covid. Il dato che più risalta è sicuramente quello legato al passo di molte attività verso l’e-commerce: perché quasi il 45% degli intervistati ha dichiarato di avere “messo al passo con i tempi” il proprio punto vendita. L’innovazione ha interessato grandi e piccoli esercenti prevedendo un ventaglio di proposte: dalle vendite sul circuito e-commerce, alcune con le tecnologie più sofisticate che permettono di provare gli abiti in 3D caricando la propria foto, a strategie di marketing sui social o sul proprio sito, a sistemi di messaggistica, o vendita a domicilio.

Positivo il rapporto con il sistema associativo, ritenuto importante soprattutto per l’accesso agli aiuti del governo e per il dialogo con il sistema creditizio. A tal proposito, alla domanda se “si è fatto ricorso alle misure di aiuto del governo” ben il 76% ha risposto in maniera positiva. Il 53,62% ha già avuto un “esito positivo alle richieste”, mentre il 23,18% è in attesa dell’esito. Solo 8,7% ha dichiarato di avere ricevuto una risposta negativa alle istanze mentre appena il 14% ha scelto di non farvi ricorso. Responso positivo anche per il rapporto con le associazioni di categoria, il 73,91% degli intervistati ha dichiarato di averli contattati con esito positivo.

Ma se come detto prima, il trend delle vendite della prima settimana rivela insoddisfazione da parte degli imprenditori, a fare riflettere sono anche le perdite dichiarate dagli stessi. Alla precisa domanda di quantificare il calo subito, anche se non tutti gli intervistati sono stati in grado di farlo, il quadro emerso desta, in ogni caso, qualche perplessità: il 32% ha dichiarato una perdita del 30%. Il 23% degli intervistati ha registrato perdite di “oltre il 30% e il 27,5%, una diminuzione di “più del 50%”. Anche in ottica futura non si prevedono miglioramenti: oltre il 75% degli intervistati non crede in numeri positivi, o almeno non in un miglioramento “decisivo”, 40,58%.

Le motivazioni vanno ricercate anche nelle misure anti-Covid che hanno influenzato negativamente le vendite. In questo caso, la maggior parte degli intervistati (56,53%) ha addebitato alle misure di sicurezza un peso relativo: solo il 18,85% dichiara che le limitazioni per assicurare il distanziamento fisico e la sicurezza non influiscono “per nulla”, il 37,68% che influiscono solo in misura ridotta. Oltre ai postumi della pandemia, in cima alle motivazioni troviamo il calo del potere di acquisto delle famiglie, indicato dal 70% degli intervistati, seguito a ruota (67,24%) dall’assenza di turisti in città, dalla paura del contagio (43%) ma anche, soprattutto nelle grandi Città metropolitane, dallo “smart working” che limita la presenza in città di molti lavoratori della Pubblica amministrazione (36%). Infine, per il 7,84% anche l’assenza di iniziative culturali per questa stagione ha contribuito al calo delle vendite.

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