Home » Sale bingo in crisi: -40% in 19 anni, senza slot machine destinate a morire

Sale bingo in crisi: -40% in 19 anni, senza slot machine destinate a morire

ROMA – Fanalino di coda nella galassia del gioco pubblico, con 1,5 miliardi spesi nell’acquisto delle cartelle in sala (l’1,5% del totale dei giochi di Stato), ma con un’offerta in sicurezza in termini di accesso ai minori, con rischi minimi di dipendenza e con una capacità occupazionale elevata, le sale Bingo rischiano però di scomparire a causa di alcune normative regionali che vietano la presenza nei luoghi di gioco delle cosiddette Vlt (macchinette da videopoker e slot machine).

A fare il punto della situazione della presenza del Bingo nel nostro Paese è stata l’Eurispes, attraverso l’Osservatorio giochi, legalità e patologie. Sono 1,1 milioni i giocatori di Bingo nel nostro Paese, il 58% è una donna e la spesa media mensile pro capite per chi acquista le cartelle è di 33 euro.Attualmente in Italia ci sono 198 sale Bingo per un indotto di circa 8.000 lavoratori. Ma a tenere in piedi il gioco sono gli introiti derivanti dalle slot machine installate all’interno delle sale. Nella ricerca “Il Bingo nella crisi del gioco legale in Italia: rischi e prospettive dell’offerta più ‘social’ della galassia gioco” dell’Istituto, “l’offerta del Bingo è in perdita e non potrebbe sostenersi senza il contributo degli apparecchi”, settore che è invece in attivo. Nei 19 anni dalla nascita in Italia, le sale si sono ridotte del 40%, un dato che “attesta le difficoltà di tenuta che le imprese concessionarie del Bingo hanno riscontrato e che si sono manifestate fin dai primissimi anni di gestione”.

A pesare sul sistema ci sono le incognite dovute agli effetti del coronavirus. “Le prossime settimane, ed i prossimi mesi – ha sottolineato l’Eurispes – ci diranno se l’offerta del settore riuscirà di nuovo ad occupare la sua già limitata nicchia di mercato o se si dovrà assistere ad una morìa di sale,”. “L’area bingo – hanno concluso – necessita di una congrua proroga (sei anni) delle concessioni, essenziale per riprogrammare l’attività finanziaria; senza questo, i soggetti concessionari avrebbero difficoltà di rapporto con il sistema bancario per sostenere la necessaria liquidità”.