Creazzo (SosMed), "Disagio è esploso, situazione insostenibile. Per 3 di loro sono necessarie cure ospedaliere"
Sale la tensione a bordo dell’Ocean Viking. Sulla nave umanitaria, su cui 234 migranti attendono di poter sbarcare, alcuni di loro hanno manifestato l’intenzione di buttarsi a mare. “Il livello di disagio mentale dei naufraghi è esploso: è stato raggiunto il limite”, fa sapere Francesco Creazzo, portavoce di Sos Mediterranee Italia. Sul ponte della nave ormai da 17 giorni restano in attesa anche 14 donne e 57 minori: 43 hanno affrontato la traversata nel Mediterraneo a bordo di barchini insicuri e sovraccarici da soli. Il naufrago più giovane ha appena 3 anni. A vacillare è anche la fiducia nei confronti dei soccorritori. “E’ stata erosa dall’assenza di soluzioni in vista. È una situazione insostenibile”.
La preoccupazione è che, per via dell’esasperazione crescente, a bordo possano verificarsi “incidenti gravi” tra i sopravvissuti o nei confronti dell’equipaggio. Intanto si aggravano le condizioni di tre migranti. “Come regolarmente riferito ai Centri di coordinamento dei soccorsi hanno bisogno di accedere a cure di livello ospedaliero”, dicono da Sos Mediterranee. “Un paziente con polmonite, al quarto giorno del secondo ciclo di antibiotici orali, è ancora con febbre sopra i 38 gradi”, spiegano i soccorritori, sottolineando come la situazione sia “particolarmente preoccupante” perché “non risponde alle cure che possiamo somministrare a bordo”. “Ha bisogno di diagnosi e cure mediche adeguate a terra ed è ad alto rischio di peggioramento”, puntualizza Creazzo, spiegando che altri due pazienti presentano “ferite che richiedono diagnosi e cure mediche adeguate: il rischio è di peggioramento e conseguenze a lungo termine”.
Altre 17 persone, inoltre, sono state identificate come “bisognose di cure mediche e di follow-up diagnostico a terra”. Ad essere stremato dopo un’attesa estenuante è anche l’equipaggio. “Il personale, che da 17 giorni si prende cura di tutti i sopravvissuti 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, è esausto ed è arrivato al limite delle proprie riserve di energia fisica e mentale”, conclude Creazzo.