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Salute, acido folico: solo 1 donna su 3 lo assume correttamente

Prima e durante la gravidanza

Roma, 4 dic. (askanews) – Quando si parla di salute in gravidanza, spesso si pensa alle ecografie, ai controlli periodici, alle analisi del sangue. Molto meno a ciò che accade prima del concepimento: un periodo silenzioso e quasi invisibile, in cui si sviluppano strutture fondamentali per la crescita del bambino. È proprio in queste prime settimane – spesso sconosciute anche alla futura mamma – che entra in gioco un alleato prezioso: l’acido folico, considerato uno dei cardini della prevenzione prenatale.

Cos’è l’acido folico e dove si trova L’acido folico è la forma sintetica della vitamina B9, essenziale per il nostro organismo perché permette la formazione di nuove cellule e la sintesi del DNA, il “manuale delle istruzioni” delle cellule. Poiché il corpo non può produrla da solo, è necessario assumerla attraverso la dieta o con integratori.

La vitamina B9 si trova naturalmente sotto forma di folati in alimenti come verdure a foglia verde (spinaci, bietole, cavoli), legumi (fagioli, lenticchie, piselli), frutta (in particolare agrumi) e frutta secca, e in piccole quantità in alimenti di origine animale come fegato e frattaglie. L’acido folico, invece, è la versione sintetica presente negli integratori e negli alimenti fortificati, cioè cibi arricchiti con questa vitamina, come cereali per la colazione, pane, pasta e farine, per garantire un apporto costante e sufficiente anche quando la dieta da sola non basta.

“L’acido folico è importante prima del concepimento, e nei primi mesi di gravidanza, perché sostiene la crescita del feto e riduce in modo concreto il rischio di gravi malformazioni del sistema nervoso – spiega Marco Grassi, ginecologo di Ascoli Piceno -. Anche una dieta equilibrata è importante, ma da sola spesso non garantisce la quantità necessaria di vitamina B9, perciò integratori o alimenti fortificati sono indispensabili.”

Le linee guida ufficiali indicano che tutte le donne in età fertile dovrebbero assumere 400 microgrammi di acido folico al giorno, a partire almeno un mese prima del concepimento e continuando fino al primo trimestre di gravidanza. Questo periodo è cruciale perché l’organismo della madre sostiene lo sviluppo del feto, in particolare del sistema nervoso.

Perché è così importante ed i rischi associati alla carenza La vitamina contribuisce alla corretta formazione del tubo neurale la struttura da cui deriveranno cervello e midollo spinale. Il tubo neurale si chiude tra il 17° e il 29° giorno dal concepimento, un periodo in cui molte donne non sanno ancora di essere incinte. “In questo lasso di tempo se i livelli di folati non sono adeguati, aumenta il rischio di difetti del tubo neurale (DTN) – chiarisce il dottor Marco Grassi – una delle malformazioni congenite più studiate, tra cui anencefalia e spina bifida.” Secondo il Ministero della Salute, diversi studi hanno dimostrato che l’assunzione di acido folico durante la gravidanza è efficace nel prevenire i difetti del tubo neurale, riducendo il rischio fino al 70%.

La situazione in Italia Secondo i dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità, nel nostro Paese, la quota di donne che assume acido folico nel periodo raccomandato resta limitata. Nel 2025 solo circa il 32% delle donne assume la supplementazione in modo appropriato, iniziando prima del concepimento e continuando nel primo trimestre. La variabilità regionale è notevole, con percentuali che oscillano tra il 21,4% e il 42,5% a seconda della regione. La mancata adozione di una corretta profilassi riguarda in particolare le gravidanze non pianificate o le donne che non effettuano visite preconcezionali, proprio quelle che avrebbero più bisogno di essere informate.

“L’importanza di aumentare questa percentuale è costantemente ribadita, poiché la supplementazione è spesso insufficiente, in particolare tra le gravidanze non programmate. Dunque è fondamentale far sì che l’informazione diventi capillare: dobbiamo raggiungere le donne in età fertile con messaggi pratici e facili da mettere in atto”, conclude il dottor Grassi.