Il 28% dei medici e il 32% degli infermieri italiani è depresso; mentre 1 su 10 ha avuto pensieri suicidi. Sono i dati drammatici che emergono dalla ricerca MeND – Mental Health of Nurses and Doctors dell’OMS/Europa.
I numeri raccolti in 29 Paesi
Oltre 90.000 (su 122.048 operatori sanitari europei coinvolti) le risposte raccolte in 29 Paesi e un unico leitmotiv: le professioni svolte dal personale sanitario stanno diventando insostenibili. E non solo in Italia. I dati raccolti hanno evidenziato quanto siano elevate le percentuali di stress e disturbi mentali in questa professione. Un operatore su tre dichiara di avere sintomi compatibili con un disordine depressivo, una persona su quattro denuncia problemi di ansia.
Infermiere e dottoresse mostrano una percentuale più alta di depressione e ansia, mentre gli operatori di genere maschile hanno una tendenza maggiore all’alcolismo (6% contro il 3% femminile). Ma quali sono i dati per la Sicilia e quali le linee di intervento?
I dati siciliani raccolti dalla Fondazione Gimbe
Sul piano regionale, l’Regione Sicilia presenta criticità strutturali che amplificano il rischio di compromissione del benessere del personale sanitario. Secondo il report della Fondazione GIMBE, infatti, il rapporto infermieri/medici per il 2022 è pari a 1,84 (il più basso tra le regioni italiane), a fronte di una media nazionale di 2,44.
In Sicilia si contano appena 3,5 infermieri ogni 1.000 abitanti rispetto a una media nazionale che supera i 4,7. Questa carenza, unita a una dotazione infermieristica inadeguata e all’invecchiamento del personale, genera sovraccarico e stress: l’allarme lanciato dal report è che in un contesto già fragile, gli operatori rischiano di subire in misura maggiore gli effetti della crisi della salute mentale.
In termini di servizi, la Sicilia è penultima per i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e presenta un numero minore di posti letto, una spesa sanitaria pubblica pro-capite inferiore alla media italiana. Se il quadro nazionale è allarmante, in Sicilia esso si carica di un ulteriore fattore di rischio: la combinazione fra condizioni operative gravose e risorse strutturalmente ridotte può agire come moltiplicatore della vulnerabilità psicologica del personale.
In aumento i problemi di depressione
I risultati dello studio – il più esteso fin qui mai condotto e pubblicato in occasione della Giornata della Salute Mentale 2025 – sono allarmanti: si è riscontrato un aumento dei problemi di depressione, ansia e dipendenze correlato a turni di lavoro troppo lunghi, contratti di lavoro precari, orari di lavoro sregolati dovuti all’incidenza dei turni di notte.
La preoccupazione per il personale sanitario italiano resta alta: se a livello europeo circa il 10 % dei medici e il 15 % degli infermieri stanno seriamente valutando di cambiare professione, in Italia i numeri arrivano per il personale infermieristico addirittura al 45% (Rapporto FNOPI sulle professioni infermieristiche.). Una motivazione attribuibile non soltanto allo stress, ma anche a stipendi troppo bassi e non in linea con quelli dei Paesi europei.
Lo studio MeND evidenzia una stretta correlazione tra condizioni lavorative (turni protratti, contratti temporanei, lavoro notturno o a rotazione, esposizione a violenza o minacce sul luogo di lavoro) e peggioramento della salute mentale.
Turni settimanali da oltre 50 ore per un medico su quattro, mentre un operatore su tre ha subito bullismo o minacce
Un medico su quattro lavora più di 50 ore settimanali, oltre un operatore su tre ha subito bullismo o minacce nel corso dell’anno, gli specializzandi sono costretti a turni massacranti senza un adeguato riconoscimento economico e circa il 10 % riferisce di aver subito almeno una volta nella propria carriera violenza fisica o molestie sessuali.
Le conseguenze sono molteplici: per l’individuo, aumentano il rischio di assenza, burnout, errori professionali; per il sistema, si accentua la fuga di professionisti, si peggiora la qualità dell’assistenza e cresce la precarietà operativa.
Crollano le iscrizioni a scienze infermieristiche
Tutti effetti che si traducono nel crollo di iscrizioni universitarie nelle discipline connesse con scienze infermieristiche. Secondo i dati appena pubblicati nel Report annuale sull’accesso ai Corsi e programmazione dei posti nell’ anno accademico 2025-2026, continua il calo dell’11,0% per le domande sui Corsi di Laurea Magistrale delle Professioni sanitarie, da 13.983 dello scorso anno alle attuali 12.438.
Le sette linee strategiche per invertire la rotta
Il rapporto MeND della WHO/Europa propone sette linee strategiche di policy per invertire la rotta e tutelare la salute mentale degli operatori sanitari, prospettando soluzioni per un futuro meno complesso per la professione.
Si parte da una “tolleranza zero verso la violenza e le molestie nei luoghi di cura” fino a turni più prevedibili e “flessibili al fine di proteggere il benessere psicologico”. Tra i suggerimenti dell’organizzazione, anche una “gestione equa degli straordinari, con rispetto dei tempi di riposo”, una “riduzione dei carichi di lavoro mediante un migliore bilanciamento del personale”, ma anche la “formazione dei dirigenti e dei manager alla tutela del benessere psicologico dello staff.
E poi i capitoli riguardanti un costante supporto psicologico per il personale sanitario, che sia “accessibile, confidenziale e non stigmatizzante per tutti gli operatori”, verificato attraverso un “monitoraggio costante della salute mentale del personale sanitario a livello nazionale ed europeo”.
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