Scontro aperto tra il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Matteo Salvini e il Presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron. L’argomento in questione è l’invio di truppe in Ucraina, con la Francia che qualche giorno fa ha convocato l’ambasciatore dopo una frase del leader della Lega verso il capo dell’Eliseo: “taches al tram” (attaccati al tram, in dialetto milanese).
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Ira da Parigi e silenzio da Giorgia Meloni. Salvini prosegue definendo Macron “troppo permaloso” e ribadendo che in “Ucraina ci vada lui”.
Salvini: “Se Macron vuole parlare di pace ci sono”
Dopo gli attacchi verso Macron, come riprorta ANSA Salvini ha cercato di smorzare verso il Presidente francese: “Se vogliamo parlare di pace, Macron può chiamarmi anche a mezzanotte, sono disponibile”, ha detto in collegamento con Rete 4 nel programma “4 di sera weekend”, in onda su Rete 4. Alla domanda sui rapporti con la Francia dopo le sue ultime dichiarazioni, Salvini ha risposto: “Penso di essere stato qui garbato e sereno, ma sono assolutamente inflessibile sul no a inviare un solo soldato italiano o francese che sia, a combattere o morire in Russia o in Ucraina. Penso che la politica preveda il dissenso”.
“Se Macron stasera precisasse che non ha nessuna intenzione di armare un esercito europeo, il problema si chiude qua. Io ho tanti cantieri aperti sul confine Italia-Francia e sto lavorando bene con il mio collega francese che non ho nessuna voglia di litigare con la Francia”. E ha concluso facendo notare che Macron “è più importante di me, lui è un presidente della Repubblica, io un semplice ministro”.
Renzi: “Una frase del genere dal rappresentante delle istituzioni di un Paese alleato è inaccettabile”
“E’ solo un gioco delle parti che fa comodo a tutto il centrodestra. Questi qui stanno rappresentando l’immagine della vecchia italietta che speravamo di avere archiviato”. Così il leader di Italia Viva Matteo Renzi commenta in un’intervista a La Repubblica la “crisi diplomatica” tra Italia e Francia. Perché gioco delle parti? “Perché a Salvini serve strizzare l’occhio ai sovranisti francesi e a Giorgia Meloni serve vestire i panni della saggia che richiama all’ordine gli esponenti della sua coalizione”, spiega Renzi.
“Il problema è che Macron pensa di avere a che fare con un Paese normale: immagina che una frase del genere detta da un rappresentante delle istituzioni di un Paese alleato sia inaccettabile. E ha ragione, perché in un Paese normale lo sarebbe. Con la Francia noi abbiamo siglato il patto del Quirinale: un’alleanza vera, non sancita nelle campagne dello Champagne, ma nella sede della presidenza della Repubblica. Capisco quella reazione, Macron utilizza il linguaggio della diplomazia, Meloni quello della demagogia. Io provo imbarazzo, perché uno si sforza di considerare la politica estera dell’Italia seria e invece è un grande “bar dello sport”. Tajani è talmente insignificante che a dargli ascolto sembra non succeda mai niente, mentre abbiamo il mondo che brucia, da Kiev a Gaza, dal Congo al Sud Est asiatico. E intanto qui ci si accapiglia per parole dette solo per strizzare l’occhio all’elettorato”, conclude.

