Nel corso di un convegno a Palermo su abusivismo e consumo di suolo, l’associazione ha chiesto di stralciare dal ddl in discussione all’Ars la norma che regolarizzerebbe gli immobili costruiti entro 150 metri dal mare tra il 1976 e il 1983
PALERMO – Legambiente Sicilia non ci sta e chiede lo stralcio dal Disegno di legge 499 della proposta di sanatoria costiera (emendamento Assenza), anche alla luce della circostanza che il Cga ha rimesso alla Corte Costituzionale di esprimersi sulla medesima questione che quell’emendamento affronta.
Il ddl è frutto del lavoro della “Commissione Ambiente, territorio e mobilità”, deve ancora approdare in Aula e contiene una sanatoria per gli edifici abusivi costruiti tra il 1976 e il 1983 a meno di 150 metri dalla battigia. “Se entrerà in vigore – ha dichiarato Mimmo Fontana – produrrà inevitabilmente danni perché dopo la bocciatura bisognerà fare tabula rasa delle conseguenze nefaste che ha creato”.
È stato anticipato durante la tavola rotonda organizzata da Legambiente Sicilia sul tema “Abusivismo, consumo di suolo e salvaguardia delle coste siciliane” che si è tenuta a Palermo lo scorso 28 febbraio nella Sala Mattarella del Palazzo Reale, sede dell’Ars. Le relazioni di apertura, tenute dal presidente di Legambiente Sicilia Tommaso Castronovo, Claudia Biffi dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente e Michele Munafò, responsabile del Servizio per il sistema informativo nazionale ambientale di Ispra, hanno illustrato i dati relativi al recenti report realizzato da Ispra e al nuovo “Rapporto Ecomafie” di Legambiente”.
Tre i Comuni con il maggior consumo di suolo in Sicilia
Sono tre i Comuni con il maggior consumo di suolo in Sicilia, si legge nell’edizione 2023 del rapporto Ispra “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. Si tratta di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo, con il 54% del suolo consumato in percentuale sulla superficie comunale, seguita da Gravina di Catania, che si attesta al 50,8%, e da Villabate, sempre in provincia di Palermo, il cui dato percentuale e del 48,7%. Maglia nera per la Sicilia anche per quanto riguarda il consumo di suolo dovuto alle c.d. aree permanenti, quali strade pavimentate, ferrovie, aeroporti e porti, che la vede al quarto posto della classifica nazionale con 48.076 ettari consumati, dopo Lombardia, 76.136 ha, Veneto, 54.676 ha e Emilia Romagna 54.554 ha.
La regione in cui, nell’ultimo anno, si è destinato più territorio al fotovoltaico a terra è la Sardegna, che ha consumato oltre 91 ettari (circa il 37% del totale). Seguono la Sicilia e il Lazio, rispettivamente con 59 e 56 ettari. Considerando complessivamente i regimi vincolistici analizzati, le regioni con il maggiore incremento di superficie di suolo consumato risultano essere il Veneto e la Sicilia, con rispettivamente 154 e 144 ettari, seguite dalla Campania con 139 ettari. In queste tre regioni si colloca circa un terzo del totale del consumo di suolo nazionale in queste aree, pari a 1.501 ettari. Il suolo consumato che ricade all’interno delle aree vincolate, a livello nazionale, è circa 560.500 ettari.
Consumo di suolo e decrescita demografica
L’indicatore di consumo di suolo marginale evidenzia che, in un periodo storico di eccezionale decrescita della popolazione, dovuto in parte alla recessione demografica e in parte all’eccedenza di mortalità causata dalla pandemia, regioni con valori alti di consumo di suolo e decrescita demografica restituiscono i valori (negativi) relativi alla minore sostenibilità. Si tratta ad esempio Sicilia e Sardegna con valori negativi oltre il valore nazionale (-343 m2/ab), sintomo di consumi di suolo elevati a fronte di decrescite della popolazione. A tal proposito, il dottor Michele Munafò, ha dichiarato che “La crescita di consumo di suolo dell’anno riferimento del nostro rapporto è il maggiore degli ultimi 10 anni” e che “va posto l’accento sulla quantità d’immobili non occupati, dato che dimostra come non sia necessario costruire anche perché, in Sicilia, a fronte di 1.979.385 abitazioni occupate, ben 1.285.740 risultano vuote o occupate esclusivamente da persone non dimoranti abitualmente”.
Sempre sulla base dei dati Ispra, il Piemonte è la regione con il maggiore incremento percentuale in aree soggette a pericolosità idraulica elevata (HPH), facendo registrare tra il 2021 e il 2022 un aumento di suolo consumato dello 0,8%; ragguardevoli anche gli incrementi in Sicilia e Sardegna che per lo scenario di pericolosità media (MPH) raggiungono entrambe valori pari allo 0,58%, con la Sardegna che, in particolare, segna con lo 0,64% anche il maggiore incremento di superfici artificiali ricadenti in aree LPH. Altro dato preoccupante è quello relativo al consumo di suolo nelle aree a pericolosità sismica molto elevata e, anche in questo caso, sono tre regioni del sud Italia a posizionarsi sul podio, ossia Campania, Calabria e Sicilia, rispettivamente con 7%, 5,9% e 5,8%.
L’ecosistema della Sicilia sta rischiando la desertificazione
Tra periodi di siccità, ondate di calore sempre più intense e frequenti, alluvioni lampo e tornado, l’ecosistema della Sicilia sta rischiando la desertificazione di oltre due terzi del territorio nei prossimi anni. La Sicilia ha subito, nell’ultimo decennio, ben 175 eventi meteorologici estremi, a un ritmo di oltre uno al mese, 25 solamente nel 2022. Sono gli effetti del cambiamento climatico e del progressivo processo di riscaldamento, che, anche per la sua particolare posizione geografica, stretta tra i fronti atmosferici africani ed europei, rendono la nostra regione più esposta. Si tratta di uno scenario allarmante ed è profilato in un dossier dedicato alla Sicilia dal “Centro Studi Cambiamento Climatico di Greenway ed Ecogest”, che prende in analisi anche il dissesto idrogeologico. Dai dati pubblicati si evince che a destare preoccupazione c’è l’innalzamento del livello del mare che dagli anni novanta va crescendo di 2,8 mm l’anno, contribuendo all’erosione delle nostre coste. Le previsioni, da qui al 2050, indicano un aumento della temperatura marina compreso tra 1,2 e 1,3°C e un innalzamento di 7 cm.
Altro tema affrontato quello dell’abusivismo edilizio
Altro tema affrontato dalla tavola rotonda è quello concernente l’abusivismo edilizio, anche perché la politica regionale siciliana sembra remare contro il contrasto all’abusivismo con il Ddl 499, che dovrà approdare in Aula per l’approvazione definitiva, che contiene una sanatoria per gli edifici abusivi costruiti tra il 1976 e il 1983 a meno di 150 metri dalla battigia. “Trascina, Licata e Carini, ma anche altri – ha dichiarato il presidente di Legambiente Sicilia Tommaso Castronovo – sono i Comuni virtuosi che hanno, e continuano, a procedere con gli abbattimenti degli edifici abusivi nonostante questa, oggi, sia diventata un’attività che non li rende popolari agli occhi della cittadinanza”. “Il nostro report sulle demolizioni effettuate dai comuni italiani – ha detto Claudia Biffi – indica chiaramente che la Sicilia è ancora oggi tra le regioni italiane con il maggior numero di edifici abusivi. Il fenomeno pesa per il 40% dei disastri ambientali generati dalle eco-mafie. In Sicilia, rispetto alle altre regioni, si ha il maggior numero di abbattimenti. Campania, Puglia, Sicilia, Lazio e Calabria le regioni in cui il fenomeno dell’abusivismo è maggiore. Un dato su tutti, quello del rapporto tra ordinanze emesse ed eseguite che, a livello nazionale, vede 70751 ordinanze emesse contro 10808 eseguite. In Sicilia il tasso di esecuzione è del 19,2%”.
Il dottor Salvatore Ganci, funzionario della Corte dei conti, ha dichiarato che “Già esistono attività istruttorie riguardanti edifici abusivi e, ricordiamo, in mancanza delle demolizioni, gli immobili dovranno essere annessi al patrimonio dello Stato. È necessario incentivare, da parte delle singole amministrazione, dei modelli di gestione delle demolizioni in grado di poter agire nel migliore dei modi ma, soprattutto, imparziale e nel segno della legalità”.
Sempre a proposito del Ddl 499, Mimmo Fontana ha dichiarato che “abbiamo già vissuto, in Sicilia, la stagione delle norme contenenti profili d’incostituzionalità e, forse, questo Ddl va in quella direzione. Abbiamo già vissuto inoltre, le scelte scellerate delle varianti ai piani regolatori per evitare la realizzazione di quelli nuovi”.
Proprio sui piani regolatori è intervenuto il presidente di Anci Sicilia Paolo Amenta che ha dichiarato che “in Sicilia solo 29 comuni hanno i piani regolatori approvati e attivi perché gli altri non hanno piani o se li hanno sono scaduti. Ritengo fuori luogo la norma perché non tiene conto delle novità che, nel tempo, sono state introdotte nei piani regolatori sia dal punto di vista della compatibilità ambientale sia urbanistica. Si creerebbe una situazione non applicabile e, soprattutto, aumenterebbe la confusione della sua possibile gestione”.
Tra i sindaci che continuano a trovare i fondi necessari per gli abbattimenti, è intervenuto Giovì Monteleone, sindaco del Comune di Carini, in provincia di Palermo che ha dichiarato “Abbiamo capito, noi Sindaci che stiamo procedendo con gli abbattimenti, che la costa siciliana può essere una risorsa paesaggistica, turistica e economica. Le risorse per demolire ci sono, e il nostro caso lo dimostra. I primi effetti del Ddl, però, già ci sono stati, perché il 30 gennaio presso gli uffici tecnici si sono presentati molti avvocati chiedendo addirittura per i loro clienti l’applicazione di una legge non ancora approvata dall’Aula”.
Sempre Mimmo Fontana ha rivolto all’on. Giorgio Assenza, firmatario dell’emendamento “sanatorio” e presente alla tavola rotonda, una questione: “Perché approvare una legge che sarà, un anno, un anno e mezzo dopo, bocciata dalla Corte Costituzionale visto che è già stato annunciato il ricorso? È vero, entrerà in vigore ma produrrà inevitabilmente danni perché dopo la bocciatura bisognerà fare tabula rasa delle conseguenze nefaste che ha creato. Qualche anno fa il presidente dell’assemblea Ardizzone, in un caso simile, chiese il ritiro di una norma, proprio per evitare una situazione come quella che si verrà a creare, invocando il principio di ragionevolezza”.
L’onorevole Giorgio Assenza spiega il suo emendamento
L’on. Assenza ha risposto indicando i motivi che l’hanno portato a scrivere e proporre l’emendamento dichiarando che “sapevo che oggi avrei trovato un ambiente ostile rispetto alla mia proposta ma, proprio perché sono un avvocato, mi sono reso conto che diverse centinaia di migliaia d’immobili, i cui proprietari pagano le relative tasse, rischiano di essere abbattuti. È chiaro che il problema esiste e che questi cittadini non meritano alcuna discriminazione. È necessario riparare a una grossa ingiustizia”.
In chiusura, l’on. Tiziano Spada, membro della Commissione Ambiente, territorio e mobilità in quota PD, ha lanciato una proposta: “Abbiamo già espresso in Commissione la nostra contrarietà all’approvazione dell’emendamento votando contro. L’intervento della Corte Costituzionale è, riteniamo, di buon senso. Se il governo regionale ha a cuore la soluzione di questo problema, dia un segnale mettendo a disposizione dei comuni i fondi necessari per le demolizioni”.