“Le risorse stanziate per la Sanità sia nel Pnrr che nel Fondo sanitario nazionale sono insufficienti per garantire un servizio efficiente e tempestivo a tutela della salute dei cittadini. Inoltre, da tempo manca una vera riforma che armonizzi i servizi sanitari, ne migliori l’efficienza, che associ gli investimenti in nuove tecnologie medicali ai reali bisogni dell’utenza e dei territori”.
E’ l’allarme lanciato dal sindacato dei medici Cimo in occasione del 32mo Congresso nazionale. “Il Fsn, nonostante i recenti stanziamenti legati al Covid, per i prossimi anni aumenterà soltanto dell’1% all’anno, a cui bisogna sottrarre il 15% per il mantenimento’ dei servizi territoriali. Questo penalizzerà tutti gli altri servizi ad iniziare dall’assistenza ospedaliera”, spiega nella sua relazione il presidente di Cimo Guido Quici. “Il Next Generation Eu potrebbe essere una grande occasione – aggiunge – tuttavia, nel Pnrr solo 15,63 miliardi sono destinati alla Sanità e gran parte di queste risorse sono finalizzate a recuperare il vistoso gap nella digitalizzazione che abbiamo rispetto agli altri Paesi europei. Spendiamo solo 1,8 miliardi in sanità digitale cioè solo 28 euro su 2.500 di spesa pro-capite e li spendiamo male, visto che il 20% della spesa non ha contribuito a migliorare la salute per l’inappropriata allocazione delle risorse”. Per il sindacato è indispensabile ripensare alla autonomia delle regioni e pensare con convinzione ad una contestuale riforma seria degli ospedali e di tutti i servizi sanitari territoriali, armonizzandoli e rendendoli competitivi. Una riforma che deve essere contestuale e integrata ad un nuovo modello di governance. “Quello che proponiamo come sindacato che rappresenta 17mila medici – prosegue Quici – è rivedere le modalità di finanziamento e ripartizione del Ssn, implementare le nuove tecnologie a condizione che ci sia personale sufficiente e preparato per gestirle”. E conclude: “Occorre guardare ad una sanità 4.0, ma è fondamentale che tutti gli investimenti dedicati alle tecnologie sanitarie dai device, alla telemedicina, alle reti neurali, alla radiomica, ai robot, siano acquisite avendo ben presente la filiera della salute che parte dai bisogni del paziente”.