I Diagnosis related groups (fatture) sono identici
Sfatiamo un poco di menzogne che l’informazione giornalistica, radio-televisiva e dei social diffonde, approfittando dell’ignoranza di chi le ascolta o legge.
Di che si tratta? Innanzitutto della responsabilità relativa alla qualità delle prestazioni sanitarie delle strutture pubbliche, la quale è di esclusiva pertinenza delle Regioni. L’abbiamo scritto più volte che il ministro della Salute e l’intero Governo non hanno alcuna responsabilità sulla qualità e sulla quantità delle prestazioni sanitarie.
La seconda menzogna è che il Governo favorisca la sanità privata. Non si vede come potrebbe favorire quella privata dal momento che la gestione di tutti i giorni, mesi e anni è affidata esclusivamente alle Regioni.
Il Fondo sanitario nazionale distribuisce, secondo certi parametri, alle Regioni i 136 miliardi previsti per il 2025, dopodiché sono presidenti di Regione e assessori alla Sanità che li utilizzano e li spendono come ritengono meglio. A dimostrazione di quanto precede, vi sono Regioni che rendono servizi migliori, o peggiori, in rapporto alla professionalità dei/delle dirigenti del settore.
Vi è un’altra menzogna da smentire e cioè che i servizi sanitari costano alle Regioni di più se effettuati dal settore privato rispetto a quello pubblico. Perché si tratta di menzogna? Perché è noto che vi è una tabella dove sono elencate tutte le prestazioni di ogni genere e tipo e, per ognuna di esse, il relativo prezzo. Cosicché, quando una struttura privata o pubblica effettua una di quelle prestazioni, emette la fattura, denominata Drg (Diagnosis related groups), che è identica sia se emessa dal settore pubblico che da quello privato.
Se il settore privato è più efficiente, cioè fornisce prestazioni di migliore qualità, il Governo non ha alcuna responsabilità. Se poi i/le cittadini/e più abbienti preferiscono andare nel settore privato piuttosto che farsi assistere da quello pubblico, la responsabilità è di quest’ultimo che non riesce a essere competitivo qualitativamente.
Dal quadro delineato si capisce che il bisogno di prestazioni sanitarie di qualità può essere soddisfatto solo da chi possiede requisiti di professionalità e moralità che lo inducano a lavorare con spirito di servizio e trasparenza, evitando speculazioni o manipolazioni.
Esistono i cosiddetti Livelli essenziali di assistenza (Lea), il che significa che le prestazioni non dovrebbero andare al di sotto di certi limiti, che sono quelli della sufficienza.
Ora, per tradurre questa prescrizione in atti concreti, serve una legge che faccia un elenco di tali prestazioni e che le renda obbligatorie, prevedendo sanzioni per chi vada al di sotto di esse. Sanzioni nei confronti dei/delle direttori/trici generali, amministrativi e sanitari, di quelli/e di dipartimento e di tutti coloro che devono guidare le strutture con l’intento di offrire le migliori prestazioni possibili ai/alle cittadini/e di qualunque stato sociale e censo.
È vero che la responsabilità della qualità delle prestazioni sanitarie è esclusivamente della Regioni, ma è anche vero che tutti i Governi che si sono succeduti da quando è stato istituito il Sistema sanitario nazionale, Ssn (1978), non si sono preoccupati di formulare bene tale legge.
La nomina di direttore/trice generale, amministrativo/a e sanitario/a, si sa, è anche frutto di compromessi partitocratici e di potere, i quali derivano dalla spinta dei gruppi dominanti, che oggi non sono solamente quelli politici. Ciò perché la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi sta ponendo questi miliardari in condizione di esercitare pressioni sul sistema politico affinché questo prenda decisioni in loro favore, quindi contro l’interesse generale.
Sappiamo benissimo che il ceto politico è poco resistente alle pressioni del ceto economico, per cui, inevitabilmente, si va verso un indebolimento della Democrazia, perché il potere, seppur piano piano, sta passando dal Popolo a questi gruppi, i quali utilizzano i mezzi di comunicazione per portare acqua al loro mulino.
La questione che poniamo è al di fuori dei normali e frequenti dibattiti pubblici, proprio perché è scottante. Ma noi abbiamo il dovere, scottante o meno, di portarla sempre più all’attenzione della pubblica opinione.