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Sanità, Gimbe, allarme medici famiglia: in Sicilia – 542 camici bianchi rispetto al 2021

Sanità, Gimbe, allarme medici famiglia: in Sicilia  – 542 camici bianchi rispetto al 2021

Entro 2025 ne perderemo oltre 3.400, il 42% ha più di 1.500 assistiti riducendo così qualità assistenza

Allarme medici di famiglia: in Italia ne mancano quasi 2.900 ed entro il 2025 ne perderemo oltre 3.400. Intanto oggi il 42,1% dei medici supera il tetto massimo di 1.500 pazienti, riducendo così la qualità dell’assistenza. E’ quanto denuncia la Fondazione Gimbe, che per bocca del suo presidente Nino Cartabellotta spiega come “la carenza dei medici di medicina generale (Mmg) oggi riguarda tutte le Regioni per ragioni diverse: mancata programmazione, pensionamenti anticipati, medici con numeri esorbitanti di assistiti e desertificazione nelle aree disagiate che finiscono per comportare l’impossibilità di trovare un medico di base nelle vicinanze del domicilio, con conseguenti disagi e rischi per la salute”.

Riduzione qualità

Secondo quanto previsto dall’Accordo collettivo nazionale (Acn) – che regola il rapporto di lavoro del medico di famiglia – il numero massimo di assistiti di un Mmg è fissato a 1.500: in particolari casi può essere incrementato fino a 1.800 assistiti. In particolare, il massimale di 1.500 assistiti viene superato da più di 1 medico di medicina generale su 2 in Campania (52,7%), Valle d’Aosta (58,2%), Veneto (59,8%) e da quasi 2 su 3 nella Provincia autonoma di Bolzano (63,7%), in Lombardia (65,4%) e nella Provincia autonoma di Trento (65,5%) “con ovvia riduzione della qualità dell’assistenza – sottolinea il presidente Gimbe – accendendo ‘spie rosse’ su varie Regioni in relazione a tre criticità: la reale disponibilità di Mmg in relazione alla densità abitativa, la capillare distribuzione territoriale e la possibilità per i cittadini di esercitare il diritto della libera scelta”

Quadro anagrafico preoccupante

Altro dato, a conferma del trend negativo, è la progressiva diminuzione dei medici di base in attività: nel 2021 erano 40.250, ovvero 2.178 in meno rispetto al 2019 (-5,4%) con notevoli variabilità regionali. “Ma è soprattutto il quadro anagrafico a preoccupare – sottolinea il presidente Gimbe – visto che nel 2021 il 75,3% dei Mmg in attività aveva oltre 27 anni di anzianità di laurea, con quasi tutte le Regioni del Centro-Sud sopra la media nazionale, anche in conseguenza di politiche sindacali locali che non sempre hanno favorito il ricambio generazionale”. In alcune Regioni meridionali la fascia dei più anziani arriva a superare l’80%: Calabria (88,3%), Molise (83,2%), Campania (82,7%), Sicilia (82,6%), Basilicata (82,1%) .

Sud penalizzato

Quanto al numero di assistiti – secondo le rilevazioni, al 1° gennaio 2022, della Sisac – 39.270 medici di famiglia avevano in carico oltre 51,3 milioni di assistiti. In termini assoluti, la media nazionale è di 1.307 per ogni medico: dai 1.073 della Sicilia ai 1.461 del Veneto, ai 1.466 della Lombardia, fino ai 1.545 della Provincia Autonoma di Bolzano.

Poco cambio generazionale

La Fondazione Gimbe – prosegue la nota – ritenendo accettabile un rapporto di 1 medico di medicina generale ogni 1.250 assistiti (valore medio tra il massimale di 1.500 e l’attuale rapporto ottimale di 1.000) e utilizzando le rilevazioni Sisac al 1° gennaio 2022, stima una carenza di 2.876 Mmg, con situazioni più critiche nelle grandi Regioni del Nord: Lombardia (-1.003), Veneto (-482), Emilia Romagna (-320), Piemonte (-229), oltre che in Campania (-349). E, tra pensionamenti attesi e borse di studio per la formazione, nel 2025 il numero dei medici diminuirà di 3.452 unità rispetto al 2021, cifra – secondo Gimbe – sottostimata. Il tutto con nette differenze regionali, a scapito soprattutto di alcune regioni del Centro-Sud: Lazio (-584), Sicilia (-542), Campania (-398), Puglia (-383).