“Il Superticket è abolito e nessuno lo pagherà più”.
Lo ha scritto il ministro della Salute, Roberto Speranza, su Facebook.
Speranza, ha postato un’immagine con un’impegnativa cancellata da un tratto a forma di croce, a sottolineare la definitiva eliminazione.
Si tratta dei dieci euro che i pazienti sono costretti a pagare su ogni ricetta per prestazioni diagnostiche e specialistiche.
Nel post Speranza ricorda che il Governo Conte ha approvato nel dicembre scorso la norma che entrerà in vigore dal primo di settembre.
“Ogni volta – ha affermato nel post il ministro della Salute – che una persona non si cura come dovrebbe per motivi economici, siamo dinanzi a una sconfitta per tutti noi e a una violazione della Costituzione”.
Per il ticket, ovvero la compartecipazione alla spesa sanitaria che è a carico degli assistiti, inclusa quella per farmaci, pronto soccorso o impegnative per visite ed esami medici, si spendono ogni anno quasi tre miliardi di euro.
Solo una parte di questi riguarda il superticket, che era stato introdotto come tassa provvisoria nel 2011, durante il periodo della Spending review.
L’abolizione, prevista nell’ultima manovra, è diventata legge il 23 dicembre con l’approvazione definitiva della Legge di Bilancio 2020 da parte del parlamento e vale circa 165 milioni di euro nel 2020 e di 490 per gli anni successivi, tutte risorse extra Fondo Sanitario Nazionale.
Con questa novità, si cancella, aveva detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, una “misura iniqua” che ha pesato soprattutto su chi ha meno possibilità di curarsi a causa del basso reddito, ovvero secondo stime circa quattro milioni di persone.
Molte, le regioni – quelle ricche del Nord, ovviamente – che in tutto o in parte, già lo avevano abolito: la prima a farlo era stata l’Emilia Romagna, nel luglio 2018, per redditi fino ai centomila euro lordi, l’ultima la Lombardia, dal primo marzo 2020.
La nuova misura uniformerà i vari provvedimenti regionali ed è valida per tutti i cittadini, a prescindere dal reddito.
Resta, invece, per chi non è esonerato in base al reddito, il costo del ticket in sé, variabile a seconda delle prestazioni sanitarie tra i trenta e i trentacinque euro.
Tra i commenti al post di Speranza, l’esortazione a procedere adesso al taglio delle lunghe liste d’attesa. Che però non competono al Ministero della Salute, bensì alle Regioni.

