Sanità, in Italia poche le regioni a misura di epilessia: criticità legate soprattutto all’assistenza e all’accesso ai farmaci - QdS

Sanità, in Italia poche le regioni a misura di epilessia: criticità legate soprattutto all’assistenza e all’accesso ai farmaci

redazione

Sanità, in Italia poche le regioni a misura di epilessia: criticità legate soprattutto all’assistenza e all’accesso ai farmaci

mercoledì 12 Giugno 2019

La Lice (Lega italiana contro l’epilessia) ha presentato un’indagine in occasione del 42° Congresso nazionale degli epilettologi che si è svolto a Roma

ROMA – Italia, Paese non ancora a misura di epilessia. Medici e pazienti, infatti, trovano spesso notevoli difficoltà non solo nell’accesso ai farmaci antiepilettici, ma anche nella loro prescrizione e dispensazione. Colpa di tutto questo una regolamentazione sanitaria che si presenta differente nelle regioni del nostro Paese.

A presentare la Mappa dell’epilessia in Italia è la Lega italiana contro l’epilessia (Lice), in occasione del 42° Congresso nazionale che ha ospitato nei giorni scorsi a Roma oltre 600 epilettologi nazionali e internazionali.
Per scattare la ‘fotografia’ dell’epilessia in Italia e migliorare l’assistenza sanitaria nelle regioni, la Commissione farmaco della Lice ha realizzato il sondaggio ‘Accesso, prescrizione e dispensazione dei farmaci antiepilettici: disuguaglianze ed uniformità nelle 20 Regioni italiane’.

Al centro dell’indagine un questionario sulle disposizioni più rilevanti per la gestione dei farmaci antiepilettici proposto ai coordinatori regionali e interregionali Lice. Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna risultano le uniche tre Regioni italiane ad avere un Piano diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) dedicato alla patologia, mentre nel Lazio e in Abruzzo il documento sull’appropriatezza degli interventi terapeutico-assistenziali è in corso di elaborazione. Emilia Romagna, Toscana e Lombardia, inoltre, sono le sole Regioni ad avere proprie Linee guida terapeutiche dell’epilessia.

Il dato più allarmante per la Lice è quello che riguarda l’indisponibilità, a livello ospedaliero, di alcuni farmaci antiepilettici: in Calabria, Liguria, Sardegna, Toscana ed Emilia Romagna si segnalano carenze di questi medicinali perché non presenti nel Prontuario terapeutico ospedaliero (Pto), strumento che indica a tutti gli operatori sanitari della struttura ospedaliera l’elenco dei farmaci disponibili, la legislazione in materia di prescrizione e i protocolli di trattamento farmacologico.
“Questa indagine fa emergere quanto ancora ci sia da fare nell’assistenza alle persone con epilessia”, ha sottolineato Oriano Mecarelli, presidente Lice, Dipartimento di Neuroscienze umane dell’università Sapienza di Roma.

Per fare chiarezza sull’utilizzo appropriato dei farmaci generici e originatori nell’epilessia, Lice ha presentato in un workshop dedicato in occasione del proprio appuntamento annuale cinque raccomandazioni:
1) I farmaci generici sono prescrivibili ai pazienti che iniziano il trattamento (monoterapia iniziale, monoterapia di sostituzione, terapia aggiuntiva);
2) Nei pazienti già in trattamento, in particolare in quelli in remissione clinica, evitare la sostituzione del farmaco originator con farmaco generico (e viceversa).
E ancora:
3) Nei pazienti in trattamento con un prodotto generico è preferibile evitare la sostituzione dello stesso con un generico di altro tipo. è pertanto opportuno indicare nella prescrizione il generico prescelto;
4) In tutti i casi di sostituzione, utile il controllo dei livelli plasmatici del farmaco prescritto;
5) Evitare la sostituzione di farmaci antiepilessia a rilascio modificato con formulazioni a rilascio immediato.

L’epilessia colpisce circa 60 milioni di persone in tutto il mondo, di cui sei milioni in Europa e circa 600 mila in Italia. Nel nostro Paese si registrano 86 nuovi casi per 100 mila abitanti e 180 casi per 100 mila abitanti dopo i 75 anni. Nei Paesi a reddito elevato, inoltre, l’incidenza dell’epilessia presenta due picchi, rispettivamente nel primo anno di vita e dopo i 75 anni. L’epilessia viene definita una patologia sociale perché, oltre alla frequenza delle crisi e alle complicanze associate alla malattia, a influire sulla qualità di vita dei pazienti ci sono anche i pregiudizi. La maggior parte delle persone con epilessia, infatti, continua a subire il disagio della malattia, nascondendo la propria condizione per timore di essere discriminato o emarginato.

Ulteriori approfondimenti disponibili sul sito Lice https://www.lice.it/.

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