Al via Missing B, prima campagna nazionale di sensibilizzazione e vaccinazione. Più di 1 bimbo su 10 perde un arto o resta colpito da disabilità neurologica
ROMA – Ogni anno in Italia più di 1.000 persone contraggono la meningite e di queste circa una ogni due viene colpita da meningite meningococcica.
In particolare il sierogruppo B, oltre ad essere particolarmente aggressivo con altissima letalità, è responsabile da solo di circa l’80% dei casi di meningite in età pediatrica, con una massima incidenza soprattutto nel primo anno di vita, tra il quarto e l’ottavo mese. Più di un bambino su dieci sopravvissuto all’infezione da meningococco B perde un arto o è colpito da disabilità neurologica. Più di un bambino su tre presenta altre problematiche cognitive, fisiche e psicologiche.
Per questo prende il via ‘MissingB’, la prima campagna nazionale di vaccinazione contro l’infezione da meningococco di tipo B, che vuole stimolare i genitori ad informarsi e ad aderire alla vaccinazione per i propri figli.
L’iniziativa è realizzata con l’autorizzazione del ministero della Salute e il patrocinio del Comitato nazionale contro la Meningite (Liberi dalla Meningite), Sip (Società Italiana di Pediatria), Siti (Società Italiana di igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica), Fimp (Federazione Italiana Medici Pediatri), Fimmg (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) e Wfpha (World Federation of Public Health Associations).
La campagna in Italia vedrà protagoniste soprattutto la tv, con un video che ritrae bambini ripresi durante semplici attività quotidiane e che sarà declinato anche per il web e i social, vera e propria ‘cinghia di trasmissione’ di un messaggio di salute e benessere.
L’obiettivo della campagna di vaccinazione è ricordare quanto previsto dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale e quanto riporta il board del Calendario per la Vita: “La vaccinazione contro il meningococco B rappresenta una necessità epidemiologica, ma anche etica e comunicativa, non eludibile”.
Sulla base dell’indagine condotta da Publicis Spine, emerge che a porre sul tavolo il problema dell’infezione da meningococco B sono soprattutto la televisione (78%), seguita dai medici (68%), amici e conoscenti (53%). Quando però i genitori si muovono per ottenere informazioni specifiche il referente primo è il pediatra (in tre casi su quattro e con percentuali superiore all’80% quando si tratta di bimbi da 0 a 6 anni), seguito dal medico di medicina generale (59%) e dall’informazione che viaggia online (43%).
L’analisi della campagna informativa ‘MissingB’ da parte dei genitori rivela inoltre che nell’85% dei casi l’iniziativa appare adatta a raccontare il problema. Che ci sia bisogno di una ‘scossa informativa’ sul tema è dimostrato anche da una ricerca condotta all’inizio del 2019 su 3600 genitori di bambini tra i due e i dieci mesi in diversi Paesi, Italia compresa, con dati rilevati anche su genitori di adolescenti nel Regno Unito e negli Usa.
L’indagine ha dimostrato che una persona su due non conosce lo stato vaccinale nei confronti del meningococco del figlio e che il 60% dei soggetti non è informato sul fatto che esistono differenti sierotipi dei batteri.
E ancora: due su tre non sanno che i bambini vaccinati contro specifici tipi di meningococco potrebbero non risultare protetti dalla meningite e tre su quattro non sono a conoscenza del fatto che il meningococco B è il più comune tipo di batterio circolante.