Tra sei e otto mesi di attesa per una radiografia su Messina. Oltre un anno per una ecografia in alcune strutture messinesi. Fino a 612 giorni per una visita endocrinologica, circa 400 giorni per una prima visita vascolare. Tra i casi più critici, quelli registrati a Barcellona Pozzo di Gotto: 232 giorni per un Emg o tra i 433 e i 482 giorni per un’ecografia. E poi addirittura 540 giorni per un elettrocardiogramma o una prima visita cardiologica in strutture convenzionate con il SSN, sempre nel capoluogo peloritano.
Ma si tratta di numeri “fuorvianti”, perché afferenti a un “secondo appuntamento e non alla prima opzione proposta ai pazienti”. Bisogna rimettere ordine nel sistema delle liste d’attesa della provincia di Messina, che nel 2025 mostra chiari segnali di miglioramento rispetto agli anni precedenti. Ovunque, tranne che sulla costa tirrenica, dove persistono importanti criticità per Milazzo e Barcellona.
I dati emergono da esperienze dirette di familiari di pazienti contattati dal Quotidiano di Sicilia, ma anche dai numeri presenti sul sito dell’Azienda Sanitaria provinciale di Messina e aggiornati fino al primo trimestre 2025. “Questo perché – spiegano dall’Asp peloritana – è in fase di ultimazione il nuovo sito aziendale e i dati più recenti confluiranno sul portale nazionale di Agenas”.
Il caso dell’Azienda sanitaria messinese racconta di un cambio di passo reso possibile grazie a interventi di ristrutturazione del sistema di prenotazione e gestione delle urgenze, con integrazione tra ospedali e territorio per un rinnovato dialogo. Basti pensare che, nel rapporto tra primo semestre 2024 e 2025, le prestazioni in attesa sono scese da 21.650 a 12.382. Numeri però da prendere tutti con le pinze, dicevamo. Il perché è sepolto nelle modalità di prenotazione esistente, che creano un enorme caos perché inseriscono nello stesso calderone pazienti cronici e pazienti che richiedono una prima visita.
Proviamo a fare chiarezza con un funzionario interno che preferisce mantenere l’anonimato. “Il tempo d’attesa non è una fotografia, è un film che cambia minuto per minuto”. Database che si aggiornano in continuazione, prenotazioni trasmesse in automatico dall’assessorato ad Agenas e che andranno a loro volta aggiornata con costanza e non cristallizzate. Slot che diventano liberi “perché il medico annulla la visita su volontà del paziente o perché il paziente cancella al richiamo previsto per legge da parte della ditta esterna che gestisce il servizio per conto del Cup. Da quel dato non cristallizzabile deriva uno dei nodi principali.
“I dati pubblicati in Amministrazione Trasparente spesso non raccontano la realtà operativa. L’Asp di Messina ha erogato nel 2024 circa 1.900.000 prestazioni: numeri che includono esami e controlli programmati. Dal monitoraggio emerge però che, su un file restituito dalla ditta esterna che gestisce il servizio per conto del Cup, il 44% delle persone chiamate ha rifiutato l’anticipo della prestazione”.
Tradotto: anche quando il sistema offre una prima disponibilità che accorcerebbe i tempi, quasi la metà dei pazienti preferisce attendere una data, una determinata struttura (magari più vicina alla propria abitazione, ndr) o uno specialista di fiducia. “Molti rifiuti erano legati al fatto che non si trattasse di primi accessi — spiega la funzionaria — ma di controlli”.
La svolta organizzativa che l’Asp di Messina ha impresso per abbattere le liste d’attesa, parte da qui: non solo più slot con più medici al servizio (come da disposizione dell’assessorato regionale), ma una presa in carico diversa del paziente cronico. “Se il numero verde serve ai primi accessi diagnostici, i cronici devono essere inseriti in agende dedicate o in percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali. Una volta preso in carico il cronico, non deve più chiamare il numero verde. Per questo l’azienda ha creato e rimodulato centinaia di agende specialistiche (circa 400 agende nel 2024, ndr) e potenziato le agende di controllo”.
Confrontando due “fotografie” (aprile 2024 vs aprile 2025, con dati non ancora resi pubblici) le liste d’attesa di primo accesso si sarebbero ridotte “indicativamente di oltre il 30%”. Intercettare i cronici, ricollocarli in percorsi di controllo, evitare doppioni e appuntamenti non necessari: operazioni che richiedono un coordinamento con il territorio.
Anche la prescrivibilità dei farmaci cambia il flusso: “Se il farmaco per l’osteoporosi è prescrivibile dal territorio, il cittadino non va in ospedale e si alleggeriscono gli ambulatori”. Così si libera capacità diagnostica per chi davvero deve accedere a un primo studio specialistico. Abbattendo il numero di pazienti in attesa. “Numeri e percorsi non sono la stessa cosa. E se l’obiettivo è abbattere le liste, la soluzione non è solo mettere più slot: è ripensare il sistema, tutti insieme. Serve osservare i processi — presa in carico del cronico, agende dedicate, monitoraggio informatico e collaborazione tra territorio e ospedale — per capire come ridurre davvero i tempi d’attesa in tutta la provincia metropolitana”, conclude la funzionaria.

